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Come prepararsi al viaggio

Guida ragionata su cosa non possiamo assolutamente "scordarci di ricordare"

Scritto da Valerio S. il 17 giugno 2019
Aggiornato il 14 giugno 2019

Foto di Ilaria Assenza

“La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio”: Julio Iglesias, con la sua mitica “Se mi lasci non vale”, ha interiorizzato il punto di vista di tutti quegli oggetti che, prendendo vita come in Toy Story, aspettano con ansia ogni tua partenza, salvo poi ritrovarsi fuori dal bagaglio e da ogni possibilità di fuga dal quotidiano. Senza farci prendere da facili sentimentalismi, ecco una guida ragionata su cosa non possiamo assolutamente (parafrasando Mogol/Battisti) “scordarci di ricordare” una volta a tu per tu con la borsa vuota.
La prima lezione da studiare e ripetere a memoria di fronte a una giuria esterna è che, nonostante anni e anni di allenamento, dalla lotta contro il packing si esce sempre con le ossa rotte. Non esiste però sconfitta nel cuore di chi lotta. Per questo motivo siamo ancora qui, a combattere stoicamente contro quei mulini a vento con manico e rotelle capaci di rendere la nostra esistenza una dannazione in terra (straniera).

Sì. ok, ma allora questa lista? Innanzitutto, per citare la fortunatissima trasmissione televisiva di metà anni 90, un lapalissiano “Non dimenticare lo spazzolino da denti” (a meno che tu non sia uno di quelli che va solo in hotel 5 stelle lusso e allora vabbè, alzo le mani e vado avanti).
Continuiamo con i jeans. Di tutti i tagli e di tutte le taglie, anche quelli che non metti dalla comunione del tuo compagno di banco, non sia mai tornassero di moda nel tragitto tra aeroporto e albergo. Porta con te sempre almeno due paia di sneakers: anche se la tua meta è l’Andalusia in un weekend d’agosto con i suoi 46 gradi all’ombra, le scarpe da ginnastica sono un must have per guardare dall’alto in basso chi ancora si ostina a far respirare i propri piedi. Poi libri, tanti libri. Perché c’è sempre il rischio di sbagliare compagnia di viaggio e un tête-à-tête con il John Fante o il Kurt Vonnegut di turno potrebbe farti evadere per qualche ora dalla tragedia della convivenza forzata.
Per quanto riguarda la musica invece? Ok, hai ragione: ormai, grazie ai vari siti e app per lo streaming, destinare spazio vitale all’interno del tuo bagaglio a un qualsiasi supporto musicale è un misto tra nonsense e anacronismo tecnologico. Eppure quanto accrescerebbe l’autostima presentarsi romanticamente al check-in con la prima ristampa di Unknown Pleasure sottobraccio?

Impossibile poi dimenticare ogni tipo di contraccettivo, meglio se ai gusti lampone, ananas e frutti tropicali aromatizzati allo zenzero, perché è sempre bello spezzare la monotonia colorando il rigidissimo mondo dei controlli aeroportuali.
Tutto pronto? Valigia imbarcata, possiamo partire.
Se solo non avessi scordato sul comodino quel maledetto phon…