Quante volte siamo partiti DA ZERO?
Quante volte eravamo lì, abbiamo visto cambiare tutto ma ce ne siamo resi conto solo dopo, come se fosse successo per magia? Qual è il segreto?
Zero riparte dalla città, in un viaggio avanti e indietro sulla linea del tempo. Dagli ultimi 30 anni del passato, da cui sembriamo lontanissimi e da cui prendere il meglio. Dal presente in cui è impossibile andare avanti, è impossibile tornare indietro, in cui siamo immobili e soffriamo. Dal futuro che pretende immaginazione.
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Come sarà occupare?
Bella domanda.
Molte cose fanno pensare che occupare sarà sempre di più una necessità: dopo un fenomeno macroscopico come la chiusura in casa di 2/3 della popolazione mondiale, con misure repressive variabili (dai paesi che avevano autorizzato la polizia a sparare addosso ai trasgressori ai campioni della delazione, dall’accettazione senza riserve di app spione e braccialetti elettronici al bando italiano per l’assunzione non pagata di eserciti di vessatori da spiaggia), sale a molti il desiderio di tirare il tronchese gigante fuori dalla cantina.
Nel mondo del distanziamento sociale, degli eventi sospesi, dei cinema, teatri e discoteche chiusi, della colpevolizzazione della movida e dei giovani, in cui prendersi una birra all’aperto è un atto considerato irrispettoso, addirittura di sfregio ai morti, è chiaro che per rilassarsi, per ballare, per fare e per produrre spettacolo, musica, cultura bisogna nascondersi
Nel mondo del distanziamento sociale, degli eventi sospesi, dei cinema, teatri e discoteche chiusi, della colpevolizzazione della movida e dei giovani, in cui prendersi una birra all’aperto è un atto considerato irrispettoso, addirittura di sfregio ai morti, è chiaro che per rilassarsi, per ballare, per fare e per produrre spettacolo, musica, cultura bisogna nascondersi. Lo spazio pubblico è un luogo teso e conteso, oggi più che mai.
Chi possiede case grandi, terrazze, ville con giardini e piscine organizzerà feste, concerti privati, performance per gli amici suoi. Qualcuno appronta bische clandestine e incontri per intimissimi in piccole stanze isolate. Agli altri restano i boschi e gli edifici vuoti.
Si aprirà una nuova stagione di rave e di occupazioni? Sì. Ma se è vero, è probabile che non sia una stagione simile a quella che abbiamo visto in questi anni: non occupazioni benigne, amate dall’intelligencija di sinistra e anche da qualche assessore all’innovazione culturale. Non mirate a fondare piacevoli luoghi di intrattenimento e produzione di cultura underground, magari con un cocktail bar speciale da 7 euro a drink, coccolatissimi dalla stampa e attivissimi sui social. Quei posti lì, proprio per la vicinanza alle istituzioni, per la necessità di non alzare troppo l’asticella dello scontro, non possono permettersi di aprire, e anzi in tempi di COVID devono essere più ligi dei locali “in regola”.
Quello che può succedere è che la compressione sociale, il conformismo dilagante, il vessatorio buonsenso, e le diseguaglianze che aumentano a un ritmo impressionante, scatenino una furia di occupazioni cattive, di rave duri e segreti, fuori dai media e contro la società criminalizzante
Quello che può succedere è che la compressione sociale, il conformismo dilagante, il vessatorio buonsenso, e le diseguaglianze che aumentano a un ritmo impressionante, scatenino una furia di occupazioni cattive, di rave duri e segreti, fuori dai media e contro la società criminalizzante.
Qualcosa che si faccia per il desiderio di vedersi, assembrarsi, fare cose insieme, a dispetto di chi esige la separazione di tutto ciò che sia improduttivo, la cui carica politica non sia conciliabile con il mondo dell’attrattività e del turismo. Occupazioni utili alle persone private di mezzi e possibilità dall’economia estrattiva dell’emergenza e della crisi.