Bologna ha un po’ di febbre, ma come se la passano le sue librerie indipendenti? Ecco la nostra nuova rubrica a cura di Greta Biondi.
Letizia e Viviana mi aspettano in libreria con le serrande abbassate, è l’ora di pranzo. Entro chinandomi un po’, sgusciando dentro uno bello spazio libero, e già mi viene voglia di sedermi sul pavimento. Ci accomodiamo invece su una delle due pedane, quella nell’angolo in fondo alla seconda sala, su dei cuscini colorati, e iniziamo a chiacchierare. L’ambiente è spazioso ma al tempo stesso intimo, è bello stare qui accoccolate a parlare.
Mi raccontano, per prima cosa, che il luogo in cui siamo è stato pensato e progettato nel dettaglio per essere più accogliente e inclusivo possibile. Perciò ci sono due pedane, una nell’area infanzia e una in quella adolescenza: per far sì che la libreria si presenti immediatamente da sola come un luogo di sosta, di scoperta e di lettura. In più, Attraverso è una libreria con un’anima ecologica attenta alla sostenibilità: è realizzata con materiali di recupero o totalmente riciclabili, la plastica è praticamente assente, offre una selezione di giochi realizzati nel rispetto dell’ambiente e collabora con aziende produttrici e case editrici realmente attente e rispettose di questo aspetto.
Racconta Letizia: «Sai, non rilasciamo tante interviste, perciò è sempre bello quando vengono a bussare alla nostra porta con curiosità. E ci fa sempre piacere presentarci. Quindi, eccoci: Attraverso è una libreria indipendente specializzata in editoria per l’infanzia e l’adolescenza, che propone selezioni di qualità (albi illustrati, romanzi e graphic novel) per bambini e bambine tra gli 0 e i 10 anni, pre-adolescenti e adolescenti. Siamo aperte dalla fine del 2019, proprio qui in Via Santo Stefano 80/D».
Colgo la palla al balzo e ti chiedo subito, com’è avere una libreria in uno dei quartieri più benestanti d’Italia?
L: Guarda, ci credi se ti dico che non lo sapevo? È una storia lunga in realtà, perché io inizialmente non volevo aprire qui. Conoscevo pochissimo Bologna, ero appena arrivata in città e avevo in mente di aprire Attraverso in periferia, nel quartiere Mazzini. Volevo avviare il progetto di una libreria fuori dalle mura, in una zona per niente elitaria. L’accordo – praticamente ultimato – per la cessione dei locali però all’ultimo minuto è saltato, non per mia volontà, e il caso ha voluto che, mentre passeggiavo per il centro, vedessi su questa serranda un cartello ‘affittasi’ con un numero di telefono. Ho chiamato e, beh, eccoci qua.
Che storia finire in questo quartiere per caso, sognandone un altro… E come ti hanno accolta in zona?
L: Come ti dicevo, io non sapevo niente del quartiere, e nessuno qui intorno conosceva me. In più, tempismo perfetto, pochi mesi dopo l’inaugurazione c’è stata la pandemia, e lì tutto è diventato davvero complicato a livelli estremi. Non avevamo ancora un pubblico, eravamo le ultime arrivate, non facevamo nemmeno le consegne perché ancora nessuno ci chiedeva i libri. Insomma: periodo difficilissimo.
Posso solo immaginare la difficoltà. Però hai tenuto duro e oggi, cinque anni dopo, hai una collaboratrice e la libreria è ancora qui…
L: Sì, siamo ancora qui. E si è aggiunta Viviana, che aveva svolto qui il tirocinio curriculare dell’università e poi è rimasta. In effetti, essendo al tempo una realtà appena nata, c’è stato modo e tempo di ambientarsi e di riflettere bene sul progetto, sulla scelta dei titoli, sulla gestione e l’organizzazione degli spazi, per entrambe. Diciamo che è stato un periodo di tranquillità imposta che ci è in qualche modo però servito. Abbiamo setacciato con cura il mercato editoriale per l’infanzia e l’adolescenza e oggi siamo quello che siamo grazie anche a tutto questo tempo per pensare, vediamola così, in positivo. Sono una persona abituata al problem solving e alle difficoltà, ho vissuto in giro per il mondo – anche a Hong Kong – lavorando per anni nella comunicazione e come project manager.
Ma quindi la domanda è d’obbligo: come ti è venuto in mente di aprire una libreria di letteratura per l’infanzia?
L: La verità? Ero sfinita di lavorare con gli adulti. Mi sono proprio detta ‘mò basta, la mia pazienza qui è terminata’. E così, avendo comunque un background di formazione artistica e partendo da alcuni modelli di librerie e spazi per l’infanzia virtuosi visti all’estero, mi sono buttata in questo progetto.
Lo rifaresti? Pensi che il gioco valga la candela o te l’aspettavi diverso?
L: Domandona. Posso dire che la ripresa è stata difficile, non è stata proprio quella che ci aspettavamo. In più, questo governo, come penso ti abbia detto ogni singolo libraio, sta facendo di tutto per soffocarci in silenzio. E poi, la capacità di spesa delle famiglie è diminuita, il clima è da recessione economica, lo scontrino medio continua a calare… Insomma, ancora e sempre di più una bella sfida! L’estate poi in questo quartiere è un momento super difficile, dato che sono tutti in vacanza nelle seconde case al mare o in montagna. Così, per un quarto dell’anno si lavora molto meno di quello che si dovrebbe…
Però mi sembra di capire dalle vostre facce che c’è un ‘ma’. Cosa mi sto perdendo?
L e V: Che ovviamente abbiamo pensato a tutte queste difficoltà e ci siamo inventate una formula unica che sta funzionando benissimo: i gruppi di lettura notturni! Ad oggi abbiamo sei gruppi di lettura, dedicati alle tre fasce d’età di cui ci occupiamo. Quest’idea funziona per vari motivi: prima di tutto perché ci permette di farci conoscere. Chi viene da noi per queste attività, infatti, non è detto che sia del quartiere, anzi, molto spesso non lo è. In diversi vengono dalle periferie e dai comuni vicini: Medicina, Castel Maggiore… Poi, l’atmosfera che si crea è magica, una specie di focolare attorno al quale raccogliersi nell’esperienza della lettura, con tanto di torce in mano. E soprattutto: è una fascia oraria furba per le agende dei genitori e specialmente dei bambini, sempre più fitte di impegni durante il giorno. Così riusciamo a interfacciarci per davvero con i lettori che vogliamo frequentare, i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze. Soprattutto, la sorpresa sono stati i teenager. Si dice tanto che non leggono: ebbene noi ne abbiamo circa venti solo nel gruppo a loro dedicato, e vi posso assicurare che si divorano i libri. Certo, ci piacerebbe riposarci la mattina dopo, dato che stiamo in libreria fino alle 23 passate, ma al momento non è possibile, e va bene così. Perché la soddisfazione è tanta.
Quindi mi stai dicendo che siete stanchissime, vero?
L: Sì, decisamente, fisicamente stanche. Il lavoro di organizzazione e gestione è tanto, ma anche quello di scelta dei libri, perché escono migliaia di titoli nuovi l’anno. Qui in negozio al momento ne ho circa 7 mila, che erano 2 mila quando sono partita. Siamo stanchissime però anche della situazione italiana. Vorrei, vorremmo tutti e tutte, una svolta reale per la professione di libraia. Perché in Italia deve suonare utopico essere tutelati economicamente dal governo come avamposto culturale? Specialmente per quanto riguarda la letteratura per l’infanzia poi… Guardo ai paesi illuminati del Nord Europa, dove lo Stato investe in cultura, implementando misure concrete a sostegno delle librerie indipendenti, invece di tagliare quel poco che già c’è.
V: In più, in una città come Bologna… Che su carta sarebbe davvero il luogo perfetto dove aprire una libreria per l’infanzia, data la presenza di un evento d’importanza globale della Bologna Children’s Book Fair, di un’Accademia di Belle Arti molto attiva e di diversi corsi universitari di Didattica e Letteratura per l’infanzia all’Università. Dovremmo tutti, addetti ai lavori e no, fermarci a riflettere su che cosa non sta funzionando.
Grazie davvero per questi spunti di riflessione su un mondo che personalmente conosco poco, ma che mi sembra già un universo interessantissimo… Noi nel mentre siamo arrivate alla fine, e quindi, tirando le somme: come ve la passate?
L e V: Nonostante tutta la fatica, i bastoni fra le ruote e l’imprevedibilità del mercato: noi siamo qui e qui rimaniamo, in questo spazio arioso e aperto per incontrare i lettori e fare quello che amiamo: stare a contatto diretto con le nuove generazioni.