Isola. Garibaldi. Quartiere un tempo proletario che in un impeto di lotta di classe ha recuperato in un attimo quanto ingiustamente negatogli dagli anni della Milano da bere, è ormai una realtà consolidata che punta a candidarsi come massimo polo del divertimento meneghino. Ma non solo. É sinonimo di cultura e architettura, a volte un po’ nascoste, altre evidentissime, di quelle che quando le vedi dici: “Wow, ma che sul serio?”.
Cultura, quella legata al poeta neoclassico Parini e alla sua controversa tomba, che ancora oggi latita. Al suo posto una targa, incastonata nel muro di cinta del fu cimitero di Porta Garibaldi come si usava per le personalità più eminenti e ora visibile nel cortile di un grande caseggiato al civico 1 di piazzale Lagosta.
Architettura, quella smaccatamente metropolitana, magnificamente espressa da alcuni tra gli edifici più iconici dello skyline meneghino. E non solo.
Punto d’incontro fra il centro storico e la zona finanziaria, Piazza Gae Aulenti e gli edifici che la circondano sono il risultato del progetto di riabilitazione del quartiere. Estetica futurista e cuore rustico per uno dei centri pulsanti del benessere milanese, capace di catapultarti in un nanosecondo tra le braccia di Corso Como e dei suoi negozi da influencer con la Z maiuscola.
La Piazza è circondata da edifici più impattanti di un concerto a tutto volume degli Swans con il Vichingo ai gong. A spiccare è l’Unicredit Tower, con il grattacielo più alto d’Italia (231 metri) che ok, non sarà la Shanghai Tower, però non è neanche l’ultimo dei sette nani.
Una delle costruzioni più maestose a livello scenografico è sicuramente il Bosco Verticale, un complesso architettonico composto da due torri rivestite da 2.000 specie vegetali. Un progetto di riforestazione urbana esplicitata in una valanga verde che Hulk spostati proprio.
Sì va bene, ok, tutto bello, ma “se magna”? Il quartiere è un turbinio di locali per tutte le tasche e palati. Un’offerta più variegata di quei gelati ultrachimici all’amarena che tanto andavano di moda negli anni 90, prima di essere sacrificati sull’altare del pulito, sano e naturale. Gastro-movida di livello mondiale, tra tonalità messicane, liguri, orientali, siciliane, ricercate e alla mano. Insomma, non manca nulla, per non parlare delle pizzerie più o meno gourmet che popolano quasi tutte le vie della zona e le miriadi di wine bar, cocktailerie e pub che irrorano i fortunati avventori con i loro fumi alcolici.
Messa in stand-by l’ebbrezza è tempo di andare a Malpensa. Ok, ma come? Una soluzione dopo il sesto Americano potrebbe essere a bordo di quell’unicorno viola in flight share parcheggiato all’angolo della strada, ma essendo fermamente contrario all’inquinamento da brillantini non mi restano che i mezzi pubblici. E non c’è nulla di più semplice. Basterà raggiungere la fermata Porta Garibaldi e salire su un treno Malpensa Express che, in sette fermate e una quarantina di minuti, ti condurrà a destinazione sano e salvo malgrado un tasso alcolemico degno del miglior Boris Eltsin.