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Cosa vogliamo al Book Pride 2024

L’ottava edizione della fiera nazionale dell’editoria indipendente si concentra sul liminale di un’interrogativa affermativa: cosa vogliamo.

Scritto da Mariangela Ranieri il 4 marzo 2024

Cosa vogliamo. Sembra essere il punto di domanda e l’affermazione cardine di ogni vita in questo secolo, soprattutto in questa città. Forse è proprio per questo che il Book Pride ha deciso di issare questa bandiera al pennone dell’edizione in arrivo. Il cosa-vogliamo invoca  un pacato senso di labirintite e apre il vaso di una Pandora moderna che affoga tra martellanti dubbi, precarietà e incertezze. Al tempo stesso, per chi accoglie l’eco di queste parole, invoca soprattutto alla rivolta intellettuale collettiva. Insomma, la tipica domanda che da’ inizio a una mobilitazione: cosa vogliamo?

Questo atteso appuntamento di Book Pride di inizio marzo, nell’edizione del 2024, non ha un percorso da suggerire, aree tematiche e orizzonti compartimentati, ma una lucida provocazione a cui risponde il panorama indipendente milanese che, a differenza di tanti altri, gode di poli specializzati e sirene per autori e lettori. Ecco, un dato commovente è che Milano ha sempre più librerie e i librai milanesi sembrano voler essere enciclopedici nella loro segmentazione, prendendo posto in questo reticolato lombardo e imponendosi come vetta di una tematica o di un’altra. Come a voler dire che quello che vogliamo è un po’ di esperienza, preparazione e cognizione, perché nel mare magnum dell’editoria, vince il martello che batte con dedizione. Incuriosisce quindi il manifesto di questa edizione, quasi a voler racchiudere dubbi e speranze nel SuperstudioMaxi di via Mancucco.

Cosa vogliamo? Benessere socio-ambientale, sopravvivere alla galoppante digitalizzazione e una giusta ricompensa o cosa vogliamo: equità? Sopravvivere? Una ricompensa? Sono domande e affermazioni che hanno bisogno di un grado di maturità, perché tra una staccionata e l’altra (dai 20 ai 30 ai 40 anni) cambia la relazione che abbiamo con ognuna di queste categorie e con le altre che potrebbero sorgere. Nelle stanze del Book Pride gli ospiti e i grandi nomi che ci saranno, apriranno il dialogo verso monografie di pensiero e contrapposizioni generazionali, per mettere in discussione e a confronto la lucidità dei nostri bisogni.

In tre giornate, dall’8 al 10 marzo, il non-tema di quest’anno mette al centro la crisi valoriale del nostro tempo: quante monete metteresti sulla bilancia dell’editoria? E questo in che misura si interpone tra la crescita e la decrescita di questo Paese?
Dovremmo curare la pacata labirintite delle nostre volontà e iniettare il cosa-vogliamo come antidoto all’indifferenza, di cui la letteratura è un temporaneo vaccino. Senza eccessivi spoiler, il programma è ricco e vario come ogni anno, novità è la presenza di Gigi Datome che curerà la capsula sportiva, e un fightbookclub che vedrà sul ring le librerie di Milano. Insomma, se cosa vogliamo sono due parole che ti riguardano, allora dovremmo parlarne, al Book Pride.