Che fine ha fatto il cinema documentario? Questa è la domanda che apre la collaborazione tra ZERO e ArteSettima con un obiettivo chiaro: interrogarci sul futuro del cinema documentario contemporaneo. Come si scrive oggi un film che parta dal reale senza replicarne le narrazioni e senza aderire ai circuiti istituzionali? Come si distribuisce, si comunica e — soprattutto — come si guarda un documentario che esiste e resiste senza chiedere il permesso?
Tra archivi, virtuale, pellicola, soggettività ibride e formati mobili, emerge un altro documentario: che non si limita a filmare, ma si fa gesto, posizione politica e atto di disobbedienza visiva.
Questa retrospettiva è un’indagine e una mappatura: una serie di incontri con chi oggi osa forzare i limiti del racconto documentario: dalla produzione alla distribuzione, fino alla comunicazione. Perché più che un genere, il documentario è un territorio di lotta e reinvenzione.
Regista e ricercatore cinematografico con base romana che si è appropriato del virtuale, ed è approdato nei festival internazionali più importanti al mondo.
La prima indagine sul campo che compiamo è legata alla riappropriazione dell’immaginario virtuale, attraverso una creazione artistica che aderisce ai mezzi del sistema ma ne sovverte i contenuti.
Stiamo parlando di Nouvelle Bug, residenza artistica a Revine Lago (in provincia di Treviso, Veneto) fondata da Andrea Gatopoulos, regista e ricercatore cinematografico con base romana che si è appropriato del virtuale, ed è approdato nei festival internazionali più importanti al mondo – come il Festival di Cannes per Happy new year Jim, al Festival di Locarno con Eschaton AD, alla Settimana della Critica di Venezia e ai David di Donatello con The Eggregores’ Theory.
Un’alternativa produttiva all’industria cinematografica, con possibilità ancora inesplorate alle porte, che si configura come spazio di libera espressione creativa attraverso l’appropriazione del virtuale composto da videogames, AI e archivi internet. Rivendicando una libertà radicale nei confronti del linguaggio intermediale, questo cinema, attraverso la contemporaneità, parla della e alla contemporaneità.
Nouvelle Bug nasce, a detta di Gatopoulos, come un luogo «per offrire a filmmaker come me l’opportunità di uscire dalla loro bolla e di fare un’esperienza creativa che fosse nuova, libera e poco costosa, slegata dalle lunghe attese burocratiche del cinema italiano». Da questo workshop di 10 giorni fatto di masterclass, visione di film di avanguardia post-digitale e creazioni filmiche, in 3 edizioni sono nati 81 cortometraggi distribuiti nei migliori festival del mondo. Nouvelle Bug, sospendendo la dimensione classica della produzione e dei bandi, mette a disposizione una serie di strumenti per realizzare cortometraggi che permettano di esprimersi, reagendo al proprio tempo. «Senza pregiudizi né regole», dice Gatopoulos.
Ma che cos’è il virtuale? E cosa significa appropriarsene?
Sin dalle origini, l’essere umano ha vissuto in rapporto con immagini e rappresentazioni. Dalle ombre proiettate su pareti alle interfacce digitali, la nostra esperienza è da sempre mediata da forme di visione. Il virtuale, oggi, non rappresenta più un altrove, ma parte integrante della nostra realtà quotidiana, personale e collettiva.
“/The virtual is a moment of reality and an expression of the nature of human beings and participates in the human condition, deciding its evolution and history“.
(Andrea Gatopoulos, Cyber-Realist Manifesto)
Tuttavia, la contemporaneità ne ha accelerato il processo. E nelle mani delle logiche capitalistiche, il virtuale si fa sempre più invasivo, colonizzando immaginari e relazioni. Appropriarsene oggi significa lottare per la sua — e la nostra — liberazione: dissentire, esprimersi e ridefinire l’immaginario attraverso l’uso libero di immagini tratte da videogiochi, AI e archivi internet.
“/Failure to analyze the virtual with artistic and cultural means handing over its keys to interested and violent powers, it means handing over the future of humanity to the oligarchic Moloch“.
(Andrea Gatopoulos, Cyber-Realist Manifesto)
Sta nascendo una nuova era dell’arte visiva, e secondo Nouvelle Bug bisogna abitarla consapevolmente, prima che ci travolga. Secondo Gatopoulos, infatti, «quando parliamo del virtuale dobbiamo renderci conto che non siamo neanche all’inizio dello sviluppo della loro estetica». È emerso un nuovo linguaggio forse capace di rappresentare la nostra epoca, non resta che appropriarsene per svelarne gli ingranaggi, «con l’idea che possa essere il presupposto di nuove opere d’arte che amplino la possibilità di linguaggio degli esseri umani, aiutandoci a esprimerci e ad affrontare i problemi della nostra epoca».
“/Cyber-realism, therefore, means thinking about the virtual status quo and representing it as such. It means creating artistic and imaginary products that expose the critical issues and problems. It means creating an artistic arena in which to discuss the virtual as part of reality“.
(Andrea Gatopoulos, Cyber-Realist Manifesto)
Il cyber-realismo immaginato da Andrea Gatopoulos è collettivo, teso all’incontro con l’alterità, per «poter entrare nello sguardo di un altro essere umano. È il contrario dell’algoritmo, che ci riporta costantemente a noi stessi e per questo ci rende aggressivi e vuoti».
Ecco che il cinema può tornare ad essere uno spazio individuale ma collettivo, di incontro e solidarietà, che non aderisca alle logiche istituzionali e capitalistiche, ma che tenti di sovvertirle, come un varco, un’apertura verso nuove forme di immaginazione collettiva.
Nouvelle Bug ha aperto una via.
Chissà però dove porterà.
Ad oggi, sappiamo che a Revine Lago dal 19 al 29 agosto 2025 ci aspetta la quarta edizione.
“/Cyber-realism is humanism in the 21st century“.
(Andrea Gatopoulos, Cyber-Realist Manifesto)