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Di liberazioni e oppressioni contemporanee: torna il Festival dell’Antropologia

Scritto da Sara Marseglia il 8 aprile 2025
Aggiornato il 9 aprile 2025

Nel weekend dall’11 al 13 aprile le aule dell’Università di Bologna ospitano le conferenze e i dibattiti del Festival dell’Antropologia, organizzato dalla Rete degli Universitari

Nato da un piccolo laboratorio creato da un gruppo di studenti e studentesse di antropologia, dal 2017 il festival è strutturato su più giorni e con una ricca programmazione. Nonostante i temi varino dalla politica, dalla storia a questioni sociali e culturali, il progetto continua ad avere un fortissimo taglio antropologico. Una scelta  – raccontano gli organizzatori – che deriva dalla «volontà di esplorare e divulgare le diverse culture e le dinamiche sociali che ci circondano. L’antropologia offre una lente unica attraverso cui osservare e comprendere le sfide contemporanee, rendendola un tema centrale per il festival».

Il processo che porta all’individuazione del tema annuale nasce da un’attenta osservazione del mondo circostante e dell’attualità: quest’anno riguarda le Liberazioni, in tutte le loro forme.  Scelta che non è solo storica, né solo un omaggio agli ormai 80 anni trascorsi dalla liberazione dal nazifascismo: «il presente non ci consente di concentrarci esclusivamente sul passato; è fondamentale dar voce a chi non ne ha e affrontare tutte le forme di oppressione. Anche quelle che possono sembrare lontane, in realtà ci riguardano tutti». L’intenzione è, quindi, di abbracciare ogni contesto, luogo e individuo che aspira a liberarsi da qualsiasi tipo di oppressione.

Tra i moltissimi incontri, ci sarà spazio per parlare di giustizia e carcere con Ilaria Cucchi, di Palestina con la filosofa Roberta Monticelli, di liberazioni appassite e risorgenti nazionalismi con l’antropologo Pietro Scarduelli, di overtourism, gentrificazione e questione abitativa con Marco D’Eramo, Cristina Nadotti e Sarah Gainsforth, di resistenza con Luciana Castellina o di lotte contro colonialismo e imperialismo con il filosofo Sandro Mezzadra e molto altro ancora.

Da quando è nato, il festival è completamente autonomo e si sostiene con campagne di crowdfunding e sponsorizzazioni e grazie alla collaborazione con l’Università di Bologna che fornisce gli spazi dell’Ateneo. Durante i tre giorni di conferenze e dibattiti, il complesso di via Zamboni diventa, quindi, non solo un centro della vita culturale della città, ma offre anche un’importante piattaforma per il dialogo e la riflessione su temi sociali rilevanti. Questo è vero sia per la comunità studentesca, ma anche per quella cittadina; le aule si riempiono, infatti, di persone di ogni età: «una delle più grandi soddisfazioni è vedere i partecipanti lasciare gli eventi con un senso di arricchimento, il sorriso sulle labbra e una rinnovata voglia di informarsi e studiare. Indimenticabile è, ad esempio, la testimonianza di una signora anziana che ci ha ringraziato dicendo che, grazie al Festival, aveva ritrovato la curiosità e l’entusiasmo per approfondire l’antropologia».

E sul futuro le sono idee chiare: diventare un punto di riferimento per la discussione su temi culturali e sociali, tra la comunità studentesca e non solo.

QUI IL PROGRAMMA COMPLETO