Dal 7 luglio al 15 settembre 2023 arriva alle Serre dei Giardini SPORE, una nuova rassegna interdisciplinare con la direzione artistica di Wissal Houbabi – poetessa, artista e scrittrice italo/marocchina – che vuole dare una panoramica ampia dell’esperienza diasporica in chiave artistica, culturale e politica.
Otto gli appuntamenti tra luglio e settembre nati nell’ambito di una collaborazione tra Kilowatt e CEFA Onlus: live musicali, film e incontri dedicati a diffondere una visione positiva del concetto di diaspora con artiste e artisti emergenti che vivono in Italia, provenienti dal bacino del Mediterraneo, dalla Francia e dagli Stati Uniti.
Si parte venerdì 7 luglio con la presentazione della fanzine antirazzista Antirəzinə 1, l’evento Dance My Black Side, proiezione di una selezione di video cura di Zed Festival e il concerto di Napoleon Maddox, artista performativo multidisciplinare, scrittore e compositore di Cincinnati (USA).
Il giorno successivo, sabato 8 luglio, una serata interamente dedicata alla cultura hip hop per celebrare i 50 anni dalla nascita (datata simbolicamente l’11 agosto 1973). Un evento speciale in collaborazione con il collettivo Black Rootz di Milano che porterà sul palco delle Serre u.net (tra i massimi esperti di cultura hip hop in Italia) insieme allo stesso Napoleon Maddox e a Dj Lugi (dj, beatmaker, rapper) per un talk moderato da Luk Oldskull (Black Rootz) seguito da una jam con la musica di Lugi e uno show del collettivo Black Rootz.
Quasi tutti gli/le ospiti indagano l’arte da una prospettiva radicale, interrogando il punto di vista di chi vive, o ha sperimentato sulla propria pelle, il tema delle migrazioni e del razzismo strutturale.
Così Himasha Weerapulige che modera un incontro con Claudio Nader, Anthony Chima e Selam Tesfai sul tema della virilità, mascolinità nera e sessualità in occasione della proiezione di Vers la tendresse di Alice Diop mercoledì 12 luglio; Ghoula, uno dei massimi esponenti della scena elettronica tunisina (venerdì 14 luglio); Omar Delnevo che insieme a Wissal Houbabi introduce la serata omaggio a Marlon Riggs, regista e produttore afroamericano diventato, celebre per i suoi film incisivi e sperimentali, di denuncia contro razzismo e omofobia (mercoledì 19 luglio dalle 20,30); o Sophye Soliveau, giovane arpista che affonda le sue radici nella «Grande Musica Nera» di oggi che chiude la rassegna venerdì 15 settembre.
Il programma completo lo trovate qui, e per l’occasione abbiamo risentito Wissal Houbabi per avere il suo punto di vista sulla rassegna e non solo.
Partiamo dal titolo.
Spore perché ha un’assonanza con Diaspora, condizione che accomuna tutte le persone razzializzate. Ma la parola “diaspora” è stata connotata storicamente con un’accezione limitante: riguarda, infatti, la dispersione dei corpi, e quello che si disperde sembra qualcosa che si perde e che non ha potenziale.
Invece Spore vuole avere un significato contrario. Spore come virus che contaminano, una contaminazione che può assumere connotazioni differenti: chi vuole vederci come un’invasione può continuare a farlo, ma chi vede un potenziale di questa contaminazione può vedere anche tanto arricchimento da parte nostra.
Cos’ha di diverso questa rassegna rispetto alle altre?
Per quanto Bologna si ponga come una città di fermento e sia una città molto aperta, personalmente non mi sono mai trovata in una situazione dove posso dire che la mia comunità è rappresentata come vorrei. Ci sono tantissimi eventi con persone razzializzate che vengono da tutto il mondo, ma le intenzioni politiche non sono spesso chiare, si disperdono nella grande varietà che Bologna propone. Sentivamo, quindi, di dover fare qualcosa che avesse una cornice molto chiara: parlando di diaspora, di razzismo, di tematiche legate a corpi che non siano bianchi e che abbiano anche qualche risposta o riflessione su cosa significa non essere corpi bianchi. E vogliamo farlo in maniera conflittuale e con radicalità, senza provare ad alleggerire la discussione.
Uno degli elementi che emerge subito dal programma è proprio la quasi totalità di voci non bianche. Cosa le accomuna oltre a quello che hai già detto?
Una delle caratteristiche della diaspora è l’internazionalità. Ciò che diciamo in Italia può valere anche per la Francia e altri paesi e viceversa. Noi mettiamo in discussione lo stato-nazione non solo perché ne vediamo le conseguenze politiche, ma anche perché incarniamo ciò che non è comprensibile a un mondo prevedibile. La mia comunità, ad esempio, oltre ad essere in Marocco è sparsa in tutta Europa. Quindi o io mi percepisco come un corpo disperso abbandonato dal suo Paese o io mi percepisco come una comunità internazionale, il che è molto diverso. Questo abbiamo in comune, questo è Spore.
C’è poi il sottotitolo, uno slogan che sembra un manifesto…
Tenerezza radicale significa prendersi cura, ma andando in fondo alle questioni. E prendersi cura non significa usare i metodi più docili e più morbidi, ma andare a scavare per vedere dove sta marcendo la radice del problema. È poi un ossimoro che prende in considerazione tutto ciò che può essere legato sia all’emotività e che alla ragione, sia alla lotta che a questioni più intime. Perché quando si parla di militanza classica sembra quasi che non bisogna occuparsi di amore e affettività, mentre in realtà per noi tutto è importante.
Molte e molti degli ospiti fanno anche parte del Coordinamento Antirazzista, tu compresa. Come quell’esperienza ha aiutato la nascita di Spore?
Il coordinamento è un’organizzazione composta da persone razzializzate che si batte contro il razzismo sistemico. Già a marzo scorso avevamo organizzato al DAS una serata di autofinanziamento, ZOOM IN, che partiva proprio dalla necessità di creare un evento che ci rappresentasse. Ma il coordinamento, diciamo, ci ha messo nella condizione di militare in strada e fare politica nel senso stretto ed è un altro capitolo. Molte ospiti a Spore sono persone che oltre a fare parte del Coordinamento Antirazzista, non sono persone che le mandano a dire, mi piace che sia così.
Partite il 7 con la presentazione di Antirəzinə, di cui hai curato l’ultimo numero.
Antirəzinə è una fanzine annuale gratuita con dentro contributi di persone razionalizzate. Io mi sono occupata di curare il tema di quest’anno che è Reportage. In reportage abbiamo provato a spalmare contribuiti da tutt’Italia chiedendo di parlare di esperienze di razzismo quotidiano, tra testimonianze intime, politica, fumetti ecc.
È una fanzine promossa da Il razzismo è una brutta storia ” con il supporto di Librerie Feltrinelli.
E poi proietterete per la prima volta in Italia un film di Marlon Riggs, Tongues Untied.
Sì è un film girato all’interno della comunità gay afromericana che abbiamo sottotitolato noi insieme alle Serre. Riggs è un regista afroamericano e i suoi film sono dei capolavori. Io stessa ne sono rimasta folgorata, quindi non mi spiego proprio perché non abbia avuto diffusione in Italia. Quindi è un’occasione unica.