Ci siamo immaginati la città come un unico, grande ristorante. Di quartiere in quartiere abbiamo mappato alcune attività resistenti che vogliamo supportare, selezionando – simbolicamente – un piatto o un drink a locale. Il bar dove hai rimorchiato quella sera, la trattoria dove hai fatto il bis di mondeghili, il locale fighetto che non hai mai smesso di fotografare. Sono qui, ancora a infornare, impiattare o shakerare, si spostano in motorino o in bici e suonano il campanello di casa tua. Il menu del tuo quartiere è un gioco da scorrere, una fotografia semiseria del lato gastronomico della porzione di città in cui viviamo.
Multiculturale, arcobaleno, un po’ eccentrica e sicuramente snob: al largo dei Bastioni di Porta Venezia non ci sia viene solo per matchare su Tinder/Grinder ma anche per fare un giro gastronomico e godereccio tra i suoi diversi locali. Si passa con estrema facilità dallo zighini eritreo alla cucina tradizionale, dalle insegne storiche quelle un po’ panciute alla nuova cucina contemporanea. A Porta Venezia si assiste bene a diversi processi nati sulla spinta della gentrificazione e foodificazione: via Melzo sempre più gourmet, la zona abissina un po’ più defilata ma sempre resistente e presente. Si beve vino naturale ai confini con Parco Montanelli grazie alle tante enoteche di stampo naturale e radicale, ma anche la birra dei bangla e i tanti cocktail disseminati a destra e sinistra della sua arteria principale, Buenos Aires. Porta Venezia ci piace perché si passa da un opposto all’altro: un po’ come piace a noi.