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FOG: presentata la nuova stagione del festival di Triennale Teatro

Il cartellone più ampio e sperimentale di Milano

quartiere Sempione

Scritto da Annika Pettini il 3 febbraio 2022
Aggiornato il 4 febbraio 2022

Annamaria Ajmone, La notte è il mio giorno preferito. Ph Andrea Macchia

Dopo una serie di rinvii e false partenze dettate dal periodo, è stato presentato il cartellone di uno dei festival più attesi e amati della città: FOG, di Triennale Teatro.
Sotto la direzione artistica di Umberto Angelini la quinta edizione del festival si annuncia inclusiva – sia da un punto di vista di linguaggi artistici coinvolti, sia per quanto riguarda la provenienza delle e degli artist* – e dalla forte connotazione sperimentale. FOG infatti si inserisce nella geografia dei grandi teatri milanesi proprio con questo ruolo, quello di aprire le porte a forme di espressione e di ricerca innovative, che sappiano accogliere i nuovi bisogni e le nuove generazioni. E grazie a questo alza il livello culturale di tutta la città, rendendola una voce unica a livello internazionale, capace di parlare a un pubblico giovane, alle diverse comunità e di essere fonte di confronto e curiosità. Il grande sforzo collettivo richiesto a tutto il team in questi ultimi anni, e soprattutto per questa edizione, si manifesterà esplodendo in tutti gli spazi della Triennale: pian piano FOG è uscito dalle quinte teatrali e si è esteso in luoghi diversi, dal giardino alle sale della Triennale, così da poter declinare in modo più completo le diverse forme di espressione che porta.
Oltre a questo la volontà sembra essere quella di avvicinare sempre di più i valori e gli obiettivi di Triennale con quelli di Triennale Teatro, per rendere davvero forte e accogliente l’intera istituzione.


FOG è soprattutto un festival di produzione e gli spettacoli tra febbraio e maggio saranno davvero tantissimi. Il primissimo spettacolo, dal 22 al 24 febbraio, ha già un che di irresistibile con Brevi interviste con uomini schifosi, dal lavoro di David Foster Wallece e Daniel Veronese.
Tra i filoni principali un’attenzione particolare va allo spazio urbano con le azioni performative del duo giapponese Aguyoshi; Sara Leghissa con Rettilario e i dialoghi con la dimensione naturale di Parco Sempione di Ariella Vidach. Mentre una lettura estremamente sperimentale viene dall’inclusione di spettacoli VR che si strutturano unendo i visori con suoni e testi come To the Moon di Laurie Anderson o con una lettura più psichedelica proposta da Susanne Kennedy e Markus Selg con I AM (VR). Fino a una dimensione interattiva con il gaming teatrale Eutopia di Trickster-p.

Importantissime anche per questa edizione la danza e la musica: sempre in chiave di ricerca come dimostrano Alessandro Sciarroni e CollettivO CineticO che lavorano sulle note di John Cage in Dialogo Terzo: IN A LANDSCAPE; Stefania Tansini (che abbiamo imparato a amare con MOTUS)che si presenta questa volta sola con My body solo; o ancora, con un forte legame tra memoria e innovazione, Swan never die, una rivisitazione della morte del cigno di Camilla Monga, Chiara Bersani, Philippe Kratz e Virna Toppi.
E questo approccio attento alla valorizzazione e costante rilettura del passato lo ritroviamo in grandi ritorni come Road to Polaris con i sempre magnifici Casino Royale e Venaus Quintet. Mentre conferma la sua presenza Radio Raheem che, oltre ai programmi radio, si occuperà dei concerti e di un nuovo progetto di radio diffusa e performativa all’interno delle diverse sale delle Triennale.

FOG si apre anche a due collaborazioni importanti con altre realtà del panorama culturale della città: il Lazzaretto per il format Open Machine di Vittorio Cosma e The Goodness Factory e soprattutto Miart (alla seconda edizione sotto la direzione di Nicola Ricciardi che, data la situazione, osserviamo tutti con un misto di ammirazione, speranza e compassione). Le due istituzioni hanno deciso di unire le forze per produrre una grande performance di Christodoulos Panayiotou che si preannuncia lunga (5 ore senza possibilità di fuga) e molto intensa in quanto porterà la morte in scena con Dying on Stage. Oltre a questo, in parallelo ai giorni della fiera, verrà proiettato il film realizzato da Romeo Castellucci (sempre Grand Invité e quindi molto presente in cartellone) e Yuri Ancarani dal titolo Milano – e di cui forse ricorderete il preludio in quella sfilata di un centinaio di scheletri avvenuta in piena notte in centro verso inizio novembre.

Ovviamente noi cercheremo di perderci il meno possibile e nei prossimi mesi saremo i vostri occhi e le vostre orecchie per permettervi di muovervi con consapevole follia in mezzo a quest’arte che finalmente sembra aver trovato il coraggio di assumersi la responsabilità di interpretare questi tempi così difficili.