Partiamo da un’immagine che non ci viene mai a male: le grandi città, queste grandi amiche e nemiche, sono gli specchi di come le tendenze si trasformano e assumono nuove forme. Ci restituiscono il nostro modo di essere e di fare e, al tempo stesso, ci plasmano attraverso tutte le loro emanazioni. E qui stiamo per parlarvi della forma più potente e condivisa di quest’anima: la musica, ovvero la protagonista delle aggregazioni e chiave fondamentale di ogni cambiamento.
Siamo sicuri che non stiamo esagerando perché ogni nostro battito e respiro ha dentro di sé un brano, un artista, un suono. E la sua fruizione – soprattutto in chiave serale e notturna – è sempre primo piano all’interno di questi processi di mutamento, in Italia così come in Europa. Come la club culture da fenomeno di sfogo è diventato in maniera sia rapida che graduale una fruizione di tendenza, influenzando moda, stili di vita e scelte geografiche, allo stesso modo, se la cosa non è sostenuta da un reale interesse per un certo tipo di suoni o attaccamento a una certa tipologia di spazi che risuonano più intimamente, l’aspetto più massificato è destinato ad annoiare – magari quando si scopre che dopo un po’ le droghe sono noiose e non ti aiutano a trovare la tua prossima fidanzata – e a cercare uno stimolo nuovo.
Affrontare il modo in cui tutto quello che amiamo è destinato a cambiare è un issue con cui, presto o tardi, bisogna scendere a patti nonostante l’intensità delle proprie passioni. Quando poi succede che questi interessi sono una fruizione generazionale, dal singolo diventano processi collettivi, e ti ritrovi a condividere con persone sconosciute ma con lo stesso background esperienziale gli stessi mutamenti in atto.
Guardandoci intorno ci siamo rese conto di una serie di cambiamenti strutturali e sostanziali nel modo di fruire la musica delle persone e, nello specifico, siamo andate in giro per la nostra Milano a scoprire dove vibrano le casse e girano i dischi. Partiamo da un’affermazione un po’ generica ma sempre più condivisa: le persone hanno sempre meno voglia di andare a cercare esperienze nei grossi spazi aggregativi, di assumere sostanze che le dissoci dalla realtà e renda le interazioni più effimere e spettrali. Al contrario la tendenza è quella di ascoltare suoni in spazi più cozy e personali.
Rinasce una microsocialità destinata e concepita in spazi più piccoli, accoglienti, con – a volte – meno esigenza di mercato e – a volte – più spontaneità nell’interazione. Che sia il bar dei cinesi simpatici del quartiere o il djset nel ristorante. E poi ci sono i listening bar.
Questi ultimi in particolare nascono negli anni 50 in Giappone, una situazione interazionale giusto un po’ diversa da quella locale, come bar posh in cui si può fruire di musica con un impianto super HQ – solitamente pensato apposta per il contesto e quindi con un certo tipo di presenza estetica – e una selezione di cocktail con alcolici e analcolici di grande qualità, per investire su un’esperienza di ascolto profondo con meno persone intorno. Con la crescente impennata dei prezzi della vita nelle grandi città, che inevitabilmente modellano target e fruizioni, unite al bisogno crescente di differenziare l’ascolto massivo o collettivo della musica e legarlo a una fruizione più intima, questo modello è migrato dal sol levante al vecchio continente. Ovviamente Milano non si lascia mai sfuggire i nuovi trend, per cui, circa un anno fa, hanno iniziato a pullulare locali di questo tipo nei quartieri “più emeriti” della città.
Declinati nel nostro contesto geografico, questi spot sono delle piccole oasi in degli ambienti con un’estetica curata ad hoc in cui una selezione d’ascolto eterogenea e di qualità fa da protagonista, spesso affiancato a selezioni di dischi, zines e merch di vario tipo. Innescano spesso una clientela molto fidelizzata che tocca tutti i giri e i circuiti di creative e creativi milanesi di ogni età, che però si sentono a casa nella qualità e sanno che lì possono trovarla. Magari i meno precari e una qualità e intimità che bisogna potersi permettere, dato che l’accessibilità economica di questi luoghi non è esattamente quella di un bar di quartiere. Con Zero siamo andate alla ricerca – fra i vari – di quelli che mantengono l’originario focus: musica, qualità del suono, cura dello spazio e dell’atmosfera. Ecco una shortlist sincera.
BENE BENE
Nato in porta Venezia poco dopo la fine della pandemia, il Bene Bene è uno spot che si concepisce a partire dall’impianto, pensato e disegnato apposta per occupare lo spazio di quel locale. E ne occupa, praticamente un quinto. Lì, una selezione di cocktail in rotazione di ispirazione orientale in una cornice nera e minimalista accompagna una selezione musicale live o in diffusione variegata, che comprende local heroes e ospiti che passano dalla città e si fermano a portare un po’ di vibe.
GESTO
Siamo sempre in porta Venezia dove Gesto, due anni fa, da cocktail bar si è trasformato con la creazione della sala Malinconia dove è stato inserito un nuovo impianto audio artigianale curato da Futura e creato una programmazione di dj vinyls only. Arredamento vintage e curato, luci soffuse da intimità da night bar e un impianto audio a parete che domina la sala interna dello spot accompagnano una programmazione di selector locali che fanno girare i dischi per un momento aperitivo sospeso nel tempo.
HOUSE OF RONIN
House of Ronin è forse lo spot che si ispira di più, in termini estetici, all’origine giapponese di questa tipologia di locali. Con una selezione food and beverage ad hoc, luci neon rosse e un’estetica che ci fa sentire con una parrucca in testa a bere con Bill Murray dentro a Lost in Translation.
SECTION80BAR
Al corner fra via Carlo Farini e via Menardo Rosso, Section80Bar non è aperto da molto ma è già un punto di riferimento milanese per un certo tipo di eventi in prima serata. Lo spazio è aperto tutto il giorno, con un bookshop creato e curato con Edicola 518 e un vinyl corner in collaborazione con Sound Metaphors. Ma è l’impianto audio creato dallo studio di Berlino H.A.N.D. Hi-Fi e accoppiato a un imponente ledwall, che fa da protagonista dello spazio e insieme al lavoro fatto sull’acustica degli spazi, ospita proiezioni tematiche e live con artistə italianə e internazionalə.
NODO
Forse l’ultima apertura milanese nel target, Nodo è uno spazio dedicato alla condivisione musicale, che mette in connessione artisti emergenti e nomi già affermati in cui dal giorno zero varie comunità creative della città hanno portato la propria identità nella vetrina dello spazio. Attualmente ospita parte del palinsesto di Radio Raheem per un’esperienza di comunità più immersiva.
L’impianto audio è strategicamente distribuito in tutto il locale, garantendo un ascolto uniforme, mentre i live si svolgono su un piccolo palco che assicura una visibilità ottimale da ogni angolo.
FUTURA
Di fronte alla Darsena, nell’area dei Navigli, sorge FUTURA, aperto nella primavera dell’anno scorso. Concepito e fondato da tre giovani amanti dei vinili, prende direttamente ispirazione dall’origine orientale del format declinandolo in un contenitore dove letteratura, street art, design e, ovviamente, dischi si incontrano.