Cosa è successo nel 2020? Bho, il covid. E nel mezzo è passato un altro anno e praticamente siamo già a quello dopo ancora. Confusione. Ogni nostro ricordo è sopraffatto, perso nei meandri di un unico grande evento – ma in realtà di cose ne successe (e ne stanno succedendo) tante e anche di belle. Quindi via la polvere, vi racconto alcune storie di inizi e prime volte nel mezzo del caos, di progetti legati alla cultura e all’arte che sono nati nel 2020 ma anche un po’ nel 2021 e che, duri e puri, si affacciano al 2022.
Inaugurata in pieno 2020, Eastcontemporary, come suggerisce anche il nome, è una galleria d’arte contemporanea nata da un bisogno: raccontare la scena artistica dell’est e centro Europa in Italia. A scorgere questa necessità sono state Agnieszka Fąferek e Julia Korzycka, le due fondatrici dello spazio. Entrambe di origini polacche sono state adottate da Milano ormai da diversi anni per studio, vita, lavoro e, da quello che raccontano, hanno percepito la capacità di Milano di dare delle possibilità. E infatti Eastcontemporary sta crescendo molto, nonostante la particolarità della programmazione: alla base di tutto c’è la provenienza culturale e geografica degli artisti, che resta fedele alla scelta iniziale delle fondatrici e che coltivano viaggiando molto e facendo tanta ricerca. Gli artisti proposti infatti sono sempre emergenti o mid-career, con ricerche di altissima qualità e di grande sperimentazione. Le mostre variano molto di volta in volta ma il lavoro con lo spazio della galleria, caratterizzato da ampie vetrine su strada, è sempre importante e si nota dalla cura e la particolarità di ogni installazione. In questo costante lavoro in mezzo al caos del mondo, promettono una stagione 2022 costellata di mostre personali, anticipata dallo stand che hanno portato ad Artissima quest’anno.
Progetto nato nomade che ha aperto la sua prima fissa dimora esattamente il 12 febbraio 2020, una splendida settimana prima della fine del mondo. Fondato nel 2014 da Paola Clerico ha da sempre dato una visione trasversale e nuova del modo di lavorare con gli artisti nel sistema dell’arte. Infatti sono state (parlo al plurale e al femminile perché sono un team girl power) tra le prime a portare l’arte in spazi non prettamente dedicati ad essa, ma ovunque ci fosse spazio. Insomma quello che è successo è che loro si facevano ospitare ovunque ma i fatti del mondo hanno deciso che avere ospiti era qualcosa di scomodo e quindi il bisogno di Case Chiuse di avere uno spazio si è dimostrato in qualche modo veggente. Il valore alla base della loro “casa base” è l’accoglienza. Tutti sono benvenuti e possono trovare tutto il tempo e la cura di cui hanno bisogno. A partire dagli artisti che espongono, con i quali costruiscono sempre un ampio dialogo, uno scambio. Lo spazio di Case Chiuse a Milano è un prolungamento del progetto che, appena i tempi cambieranno nuovamente, li ascolterà assecondandoli con la sua natura.
Fondato da tre colleghi – compagni – amici, una vera Modern Family di origini bergamasche e approdata a Milano per gli studi all’Accademia di Brera. Da lì hanno deciso di continuare a camminare insieme, dando vita a una nuova entità: MASSIMO appunto. Nome proprio, nome comune, aggettivo, Massimo è già tante cose e sta crescendo, si sta formando facendo esperienza diretta nel campo dell’arte. Concepito nel 2019 da una lista di propositi per il 2020, si è giustamente scontrato con la realtà dei fatti ma il bisogno di vita non si ferma e quindi Massimo ha preso la forma di un camion vela (parcheggiato davanti alla sede in zona Porta Venezia) nel luglio del 2020 per la sua prima mostra, mentre è ufficialmente entrato nello spazio a gennaio 2021. Alla base del progetto c’è la voglia di conoscersi facendo, di capire il mondo dell’arte e i suoi bisogni mettendoci la faccia e le mani. Di collaborare con persone vicine a livello generazionale, emotivo e di principi, ringraziando tutto quello che si è imparato “in teoria” per dare al mondo una possibilità di essere “in pratica”.
Nato per una grande passione di Matteo Garzonio per la fotografia, affiancato dai consigli di Alessandro Calabrese e da Desirè Mele, ha ovviamente dato il via alle attività, come tutti i protagonisti di queste storie, a inizio 2020. Condominio nasce come spazio ibrido fatto per accogliere workshop, mostre, talk, persone insomma. Ma lo schianto non ha cambiato la sua natura, portano avanti le stesse ragioni che li ha spinti a iniziare: hanno aperto una call dedicata ai fotografi emergenti e da lì la prima mostra, inaugurata a giugno 2021 quando hanno fatto il loro debutto in società. Il progetto continua a crescere, nel 2022 sono previsti anche i workshop ma soprattutto la ripresa di quella natura ibrida di scambio, voluta per accogliere pensieri e persone.
Credo che una delle cose più interessanti di queste realtà aperte con l’apocalisse, sia poterne seguire l’evoluzione: capire come un’idea nata prima, sia capace di trasformare se stessa in modo fluido e continuare a vivere. Questo approccio è esso stesso una qualità, un valore che entra a far parte della società, lasciando andare un po’ della sua rigidità – sotto tanti punti di vista.