Dall’underground alla televisione (ricordate Top Dj?), passando per Ibiza, Beirut, Rai Radio2 e le lezioni sulle sottoculture alle IED. A Zero abbiamo seguito tutto il percorso artistico di Lele Sacchi e io personalmente era raro che mi perdessi qualche venerdì sera ai Magazza per le serate Jetlag, sì comprese le sue all night long dj set.
Lele ha praticamente visto e vissuto tutti i cambiamenti del mondo del clubbing e la sua voglia di raccontare spesso è incontenibile: se lo incontri a un evento o a Elitabar tra musica, calcio, serate, aneddoti sui dj e, se siete in confidenza, anche familiari, Lele è in grado farvi passare momenti di chiacchiere davvero piacevoli.
Nel suo primo libro Club Confidential vuota il sacco su diversi aspetti legati al mondo della nightlife e per incuriosirci alla lettura ci ha preparato una guida ragionata alle sue “confidenze”.
COSA NON ASPETTARSI DAL LIBRO
NON deve leggere Club Confidential chi si aspetta solo un saggio storico o un punto di vista critico / giornalistico sulla storia dei dj o del clubbing
NON deve leggere il libro chi si aspetta solo una storia autobiografica
NON deve leggere il libro chi crede che il clubbing, la dj culture e tutta la cultura dance sia vera solo se è quella che piace a lui/lei. La storia è fatta di tante diverse scene, migliori o peggiori a seconda dei periodi.
NON deve leggere il libro chi si incazza se un dj dice ‘suono / ho suonato / suonare’.
NON deve leggere il libro chi pensa che nell’ambiente della nightlife non ci siano veri professionisti.
NON deve leggere il libro chi pensa che nell’ambiente della nightlife ci debbano essere solo professionisti puntuali e seri (e noiosi).
NON deve leggere il libro chi cerca nel clubbing solo servizio bottiglie al tavolo e aspirazioni di ‘luxury lifestyle’.
NON deve leggere il libro chi crede che per divertirsi a un party il dj debba suonare sempre e solo le 40 canzoni che conosce (qualsiasi sia il genere preferito).
NON deve leggere il libro chi va a un party per stare in un angolo a criticare tutto.
NON devono leggere il libro omofobi, razzisti e misogini che continuano a frequentare i club senza rendersi conto che partecipano a eventi la cui storia è sempre stata fatta di inclusione, libertà e uguaglianza e nei suoi momenti migliori ha portato una maggiore diffusione di questi valori nella società
ANZI SAREBBE MEGLIO che tutti quelli che si sentono descritti da queste frasi qui sopra leggano CLUB CONFIDENTIAL, così magari cambiano idea!
Diciamo che se non si è il mitico Sven del Berghain, forse sconsiglierei di fare il door selector: subire improperi, quasi sempre troppo sopra le righe e fuori luogo, con zero gradi e alle due di notte è sicuramente un’impresa da santi.
IL LAVORI DEL CLUBBING SCONSIGLIATI
Nel libro c’è un capitolo su alcuni dei principali lavori del clubbing. Il taglio è spesso ironico, ma allo stesso tempo descrive le mansioni: pro e contro e cambiamenti nel tempo. Sono descritti PR, grafici, booking agent, manager, tour manager / sound guy, security, door selector, driver, proprietario, barman…. In una maniera o nell’altra in più di vent’anni di carriera come dj e promoter si può dire che di questi lavori ho visto e provato con mano quasi tutti gli aspetti. Diciamo che se non si è il mitico Sven del Berghain, forse sconsiglierei di fare il door selector: subire improperi, quasi sempre troppo sopra le righe e fuori luogo, con zero gradi e alle due di notte è sicuramente un’impresa da santi.
IL FASCINO DEL DJ
Prendo una frase del libro:
Se c’era l’opportunità di suonare in qualche posto inusuale, per qualche festa estemporanea, non era escluso che ti venisse chiesto di portarti l’impianto. Sembra preistoria ma siamo cresciuti così. Il dj aveva sì un fascino, ma anche i tratti dello psicopatico isolato, che arrivava alla festa tutto sudato, carico di flight case pieni di vinili.
Non c’è nessun dubbio che dagli anni 90 ad adesso sia tutto cambiato sotto questo fronte. Non si può dire che il dj non proiettasse ‘coolness’ già tanti anni fa, ma spesso nei locali quasi non si vedeva dove fosse posta la consolle, spessissimo si conoscevano i nomi, ma non le facce, figurarsi lo ‘stile’ estetico dei dj!
Se poi non eri già un nome consolidato aveva sicuramente più chance di ‘cucco’ un barista, un pr o un door selector. Quindi se non eri un vero tarato di musica difficilmente ti mettevi davanti alla scalata di una montagna fatta di dilapidazione economica per vinili e strumentazione, a chilometri di spostamenti con 40 kg di flightcase in mano, a insicurezze sui pagamenti a fine serata eccetera, solo con l’idea di poter essere considerato ‘figo’.
Chi invece non vorrebbe fare il dj oggi? L’immagine proiettata all’esterno dai social network è fatta solo di successo e di ricchezza, una professione scorciatoia verso una vita fatta di agio, viaggi internazionali e di una sequenza infinita di feste. Poi però sbatti la faccia contro una realtà ben più complicata!
MILANO NEL MONDO DEL CLUBBING
Tutte le città del mondo hanno degli alti e bassi nella qualità dell’offerta dei propri club e della propria scena musicale. Si parla tanto nell’ambiente di quanto in questi ultimi anni Milano dia un’offerta, soprattutto dal lato della musica elettronica, che spesso batte molte delle capitali europee con cui è giusto che si raffronti. È indubbio che ultimamente sia così e che il livello dei vari aspetti (locali, impianti, bar, programmazioni artistiche) si sia parecchio alzata. Ma questa situazione non nasce dal nulla e mi piace pensare a quegli anni 90 in cui con spirito ingenuo e assolutamente naïve abbiamo messo le basi perché questo accadesse. Era tutto un po’ più traballante, sporco e pericoloso, ma sono stati anni leggendari. Anni fondativi. Infatti ricordo ancora le facce timide e sbarbate di teenager che si avvicinavano alle mie serate per la prima volta e che adesso sono diventati fra i migliori promoter e dj in città.
Si parla tanto nell’ambiente di quanto in questi ultimi anni Milano dia un’offerta, soprattutto dal lato della musica elettronica, che spesso batte molte delle capitali europee con cui è giusto che si raffronti.
EPISODI EPICI RACCONTATI NEL LIBRO
Se vi anticipassi alcuni degli episodi più divertenti o scabrosi di Club Confidential toglierei la gioia della scoperta pagina per pagina del libro, no? Di sicuro posso però anticipare che non ci sono i nomi dei protagonisti degli episodi più ‘dubbi’, ma solo quelli degli esempi positivi. In un’epoca in cui i social network propagano l’hating molto più velocemente del loving, volevo scrivere un libro con una visione positiva e ottimista, evitando il più possibile sia il ‘gossip’ che il borbottio brontolone!
Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2018-11-01