Per chi frequenta da anni il panorama musicale capitolino, il nome di Claudio Rossetti non suona del tutto nuovo. Ben prima che si cominciasse a parlare di “scena romana”, il cantautore di Centocelle bazzicava i piccoli club della città con lo pseudonimo Il Rondine. Cos’è successo in questi anni che hanno preceduto l’esordio col singolo Cuore, stavolta a nome Clavdio? Fondamentalmente, mentre fuori esplodevano Calcutta e Thegiornalisti, il progetto Il Rondine è stato accantonato e Claudio si è messo a lavorare come metalmeccanico in un’officina, senza però che la passione per le canzoni morisse fra i turni di lavoro.
Clavdio è diventato più bravo e più maturo, e la sua scrittura profonda sospesa tra amarezza e ironia è stata intercettata dai radar attenti della fucina romana di next big thing meglio nota come Bomba Dischi. Intanto le view aumentavano, così come i passaggi radiofonici, Claudio non ha smesso di lavorare e ha anche giocato intelligentemente su questo aspetto a livello promozionale. Roba che s’è dovuto prendere una giornata di ferie per andare a farsi intervistare da Nikki a Radio Deejay.
Ora che finalmente è uscito “Togliatti Boulevard” – evidente riferimento all’arteria che lambisce il quartiere dove abita – ci auguriamo che Clavdio possa dedicarsi a pieno all’attività che da sempre gli riesce al meglio: scrivere belle canzoni, con umiltà e poca appariscenza, efficacemente e con una buona dose di (auto)ironia, come testimoniano i video che hanno preceduto l’uscita dell’album.
«Questo disco è stato scritto dove capitava, soprattutto in macchina: uscivo da casa la mattina portandomi dietro la chitarra, al ritorno dal lavoro mi fermavo da qualche parte per portare avanti un’idea, o per chiudere la scrittura di un pezzo, perché tornare a casa voleva dire mettere il punto alla giornata, ma anche perché non avevo posti attrezzati per registrare e stare tranquillo», racconta, «e per registrarlo mi sono attrezzato un po’ ovunque – casa, casa di mio cugino, box, box condiviso, studio per alcune voci – a una certo punto per spostarmi di qua e di là con la strumentazione hanno finito per rubarmi microfoni e altro dalla macchina. Insomma un disco fisicamente difficile».
Per arrivare preparati ai suoi live per la presentazione dell’album (Milano già sold out), abbiamo chiesto al Nostro di raccontarci quali sono le sue “canzoni del cuore”. Preparatevi a qualche ascolto inaspettato.
Antony and the Johnsons – “Hope There’s Someone”
Antony è uno di quegli artisti che mi ha folgorato, quando l’ho sentito la prima volta, in radio, sono rimasto estasiato; quando l’ho visto live all’Auditorium, appena ha aperto bocca ho pianto.
Franco Battiato – “La stagione dell’amore”
Sicuramente il mio artista\personaggio\personalità italiano preferito, da bambino mi attirava senza sapere il perché. Da grande l’ho capito: è unico.
Luis Morais – “Boas Festas”
La musica di Capo Verde fa parte della mia vita, questa canzone tradizionale non deve mancare mai nel periodo da Natale fino all’inizio dell’anno nuovo.
Thomas Tallis – “Sacrum convivium”
Lo reputo il “singolo” più bello della seconda metà del ‘500: quando lo sento sto in pace con il mondo, quindi cerco di ascoltarlo il più possibile.
Cantagallo (da Robin Hood) – “Ogni città”
Forse è grazie a lui che ho iniziato a scrivere canzoni – e a esigere una chitarra. Questo pezzo mi perseguita da sempre.
Blonde Redhead – “Falling Man”
Questo album (“Misery is a Butterfly”), forse è il disco che ho ascoltato di più in vita mia, non riuscivo ad uscirne, e questo è il mio pezzo preferito del disco.
Angelo Branduardi – “La canzone di Aengus il vagabondo”
Questo pezzo mi porta da un’altra parte, e ha molti significati nascosti. È una poesia del poeta irlandese William Butler Yeats, musicata da Donovan e ripresa da Branduardi, altro artista italiano che ammiro.
The Cranberries – “Ode to my Family”
In età preadolescenziale, quella di “No Need to Argue” è stata una cassetta che ho squagliato: Dolores mi ha sempre rapito, i Cranberries usavano molto la chitarra acustica che cercavo di risuonare.
NOFX – “Linoleum”
La mia fissa adolescenziale, primo concerto visto fuori Roma, scappato da casa alle 4 di mattina per raggiungere Bologna e poterli vedere all’Indipendent Days. Al ritorno ho sbagliato treno e sono arrivato a Pescara.
Bluvertigo – “Fuori dal tempo”
Per me erano degli alieni, mi mandavano fuori gli arrangiamenti e i testi, il primo album “Acidi e basi” e il successivo “Metallo non metallo” li sapevo a memoria. Con un altro paio di amici mettevamo su “Fuori dal tempo”, ad alto volume, nello stereo di casa mia e inventavamo dei balletti tipo nel video.