Non si fida ancora il Comitato nato per opporsi al progetto di riqualificazione del Giardino San Leonardo. Le rassicurazioni del Comune di Bologna e del Quartiere Santo Stefano, che nei giorni scorsi avevano smentito che fosse in atto una privatizzazione, non sono bastate a far placare gli animi. Dopo aver condiviso la rabbia per un patto di collaborazione avviato senza percorsi partecipativi, si è formata così un’assemblea spontanea composta da residenti, famiglie, studenti, lavoratori e lavoratrici, persone di passaggio, associazioni di quartiere che si riuniscono ogni giovedì alle h 17 e oggi annunciano di voler “presidiare e proteggere il Giardino finché sarà necessario”. Che sia un remake di quello già successo alla Scuole Besta?
“Il Giardino di San Leonardo – scrivono – è uno degli ultimi angoli verdi liberi del centro storico. È piccolo, imperfetto, ma vivo: un luogo di ombra, incontro, chiacchiere, bambini che giocano. Chi lo vive o lo attraversa sa quanta ricchezza botanica e biodiversità custodisce – basta guardarsi intorno: alberi maturi, arbusti, erbe spontanee, ombra viva che in pieno centro sono un vero rifugio, climatico e culturale per tuttə. È un luogo di aggregazione sociale vera e noi che lo viviamo quotidianamente lo sappiamo bene. Questo giardino è memoria collettiva e comunità e resiste nonostante anni di incuria, dell’architettura e del verde. Questo abbandono ci appare ormai strumentale: si lascia un giardino degradarsi per anni, così poi lo si dichiara “insostenibile” e si impone una trasformazione già decisa, senza un confronto vero.»
Ma facciamo un passo indietro.
Il progetto di riqualificazione annunciato il 29 maggio scorso dal Comune di Bologna per il Giardino San Leonardo prevede una rigenerazione a carico dell’adiacente Johns Hopkins University accordata tramite un patto di collaborazione. Il patto consisterebbe nell’allargamento della caffetteria dell’università verso il giardino in cambio della riqualificazione dell’area verde. Un ampliamento che comporterebbe tuttavia l’abbattimento di 3 allori tutelati, rimpiazzati da altri sei esemplari diversi, e una riconfigurazione dello spazio con una piazza polifunzionale in grado di ospitare eventi e festival, l’abbattimento del muro di recinzione del Giardino per portarlo a livello strada e il rinnovo di tavoli, panchine e illuminazione. Inoltre, secondo il Comitato, “tutta la vegetazione perimetrale e parte di quella centrale verrà rimossa”.
“Per la realizzazione del progetto – continua il Comitato – è necessario demolire parte del muro di confine per estendere dentro al giardino la caffetteria, con tavolini, plateatico, pavimentazione, gazebo. Uno spazio di socialità spontanea diventerebbe uno spazio di consumo condizionato dal reddito. Nel frattempo, l’amministrazione, sempre nelle parole di Laudani (l’assessore all’urbanistica, ndr), ci racconta che questo progetto renderebbe la Johns Hopkins “più porosa e permeabile” alla città. Ma diciamolo chiaramente: nessun cittadino può entrare liberamente nella Johns Hopkins né usare le aule, i cortili, le biblioteche, i servizi interni. Quello spazio resta chiuso, riservato, controllato. E allora di quale apertura parliamo?”
“L’apertura dell’affaccio del bar dell’Università Johns Hopkins, già attivo per gli studenti dell’Università, – aveva spiegato il Comune – rappresenta un presidio in più per il giardino, ma non inibirà l’uso del giardino in alcun modo. Per essere chiari: non sarà obbligatorio consumare alcunché, ed ognuno potrà liberamente fruire del parco, esattamente come oggi.”
Ma al Comitato non basta.
Oltre ad aver lanciato una petizione, ecco le richieste presentate oggi: “Vogliamo un giardino curato, accessibile, davvero pubblico. Vogliamo bagni pubblici, un’area giochi per bambinə, alberi curati da chi se ne intende davvero, non finti interventi improvvisati. Vogliamo risorse pubbliche investite per la cura del verde, non per regalarlo a chi può farne profitto. Per questo chiediamo: il ritiro immediato del progetto attuale; l’apertura di un tavolo pubblico vero con tutte le realtà del quartiere; la tutela della funzione pubblica, ecologica e sociale del giardino, senza concessioni commerciali; un investimento diretto e strutturale del Comune per manutenzione, accessibilità, servizi e spazi per tuttə.”
Per venerdì 18 luglio, inoltre, è stato diffuso un invito a prendere parte a un’azione di protesta chiamata “Hands Off San Leo!“: “corpi fuori controllo – si legge nel volantino – potranno decorare l’esterno della Johns Hopkins University con ghirigori colorati, simboli psicogeni e scritte”.