Dopo la street parade di qualche giorno fa, continua la lotta “per una vita bella” del CUA – Collettivo Universitario Autonomo. Non solo case, quindi – vedi l’occupazione dello studentato Beyoo prima e poi della palazzina di via Oberdan – ma anche cultura. “Vivere la città – scrivono – significa casa, significa biblioteche, significa mostre, significa ristoranti, significa concerti, significa qualunque spazio si vita!”
Stavolta tocca alla mostra inaugurata qualche giorno fa a Palazzo Albergati con le opere di Jago, Bansky, Tvboy e altri artisti “controcorrente”. Giovedì prossimo, proprio dall’occupazione di via Oberdan, partirà, infatti, alle h 15.30 un corteo diretto verso la mostra con l’obiettivo di visitarla a un prezzo “autoridotto”.
La mostra – scrivono – è “l’ennesimo tentativo di assorbire la controcultura e il dissenso incastrandolo in quella stessa rete che gli artisti in questione cercano di tagliare, offrendo uno sguardo sul presente che permetta di immaginare, tramite l’arte, un mondo diverso.
Ma noi vogliamo dare vita a quel dissenso! Vogliamo che ispiri i nostri ragionamenti e che infuochi la nostra lotta, non lasceremo che venga rinchiuso tra le mura di un museo rimanendo fruibile ai pochi che possono permettersi il prezzo del biglietto.
Nasce dunque spontanea la necessità di riprenderci le nostre vite rifiutando la precarietà in cui siamo incatenat3, di avere accesso libero e gratuito alla cultura e all’arte così da poter ridipingere collettivamente il mondo in cui vogliamo vivere, partendo dai nostri desideri”.
“Siamo ormai stanch3 – continuano – della precarietà a cui siamo relegat3 nella vita di tutti i giorni tra studio e lavori estenuanti, tra affitti altissimi e una socialità troppo cara, tra necessità di autodeterminazione e vincoli economici e burocratici che ci incatenano alle nostre condizioni di provenienza. Strappandoci via il tempo della nostra vita, tentano di rinchiudere la nostra capacità di immaginazione nelle stringhe di un mondo che non ci offre abbastanza, ma che vive di abbondanza e consumo sfrenato.
Quest’abbondanza la vogliamo anche noi, ci spetta tutta e non ci accontenteremo degli scarti”.