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La guida di Zero ai migliori festival di settembre in Europa

Per placare il down di fine estate e ripartire di slancio

Scritto da Chiara Colli il 25 agosto 2019
Aggiornato il 10 settembre 2019

Se la stagione regina dei festival è l’estate, negli anni abbiamo imparato che solo tra dicembre e febbraio “la macchina” davvero un po’ si riposa e che i giorni a ridosso dell’autunno, quelli in cui ci si avvia verso la bassa stagione, riservano comunque molte belle sorprese e scoperte – oltre che prezzi più contenuti. In Europa a settembre è l’elettronica di ricerca a farla da padrone, e le città (soprattutto dell’Est) più che le località di mare a fare da setting per manifestazioni diffuse tra varie location. Per continuare ad accumulare energie per l’inverno, anche a settembre non c’è che l’imbarazzo della scelta con i pilastri avant (Meakusma, Todaysart, Lunchmeat, UH Fest, Avant Art, Horst e Draaimolen), le divagazioni psych di Levitation France, quelle esotiche del giovanissimo Under the Desert Star e i ritiri “esclusivi” come il CAMP sui Pirenei. Anche a settembre ZERO vi guida lungo i migliori festival del mese: per placare il down di fine estate e ripartire di slancio.

MEAKUSMA (EUPEN/BELGIO, DAL 6 ALL’8 SETTEMBRE)


Tra le cose che in Belgio sanno fare (estremamente) bene, beh, c’è sicuramente l’organizzare festival. Il Meakusma non fa eccezione. Immerso nel verde della cittadina di Eupen – che sorge in prossimità di un enorme parco naturale – nel Belgio orientale, a un palmo di mano tanto dalla Germania (e difatti, in questa regione – la Vallonia – si parla fondamentalmente tedesco) quanto dall’Olanda, il giovane festival (giunto alla quarta edizione) mette al centro di tutto la ricerca sonora e la sostenibilità ambientale (con un camping dedicato, che in fondo in fondo a settembre non fa ancora così freddo). Il contorno e il contesto di crocevie tra influenze e culture diverse promette quindi bene, ma la portata principale (la musica) è ancora meglio. Con in mente lo slogan “tre giorni per celebrare l’inclassificabile attraverso musica, installazioni e incontri”, si viaggia da chicche avant come Eli Keszler, Tashi Wada Group, Charlemagne Palestine, Arnold Dreyblatt & The Orchestra Of Excited Strings, Lee Gamble, i “nostri” Bellows (Nicola Ratti e Giuseppe Ielasi), accoppiate di classe (Liz Harris/Grouper & Roy Montgomery) a cassa di profilo come Ben UFO, Keith Fullerton Whitman ed Elena Colombi, attraverso moltissimo underground occidentale e non che tira una linea tra la sperimentazione, l’ascolto e il clubbing. La nuove geografie della musica passano anche da qui.
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HORST (VILVOORDE/BELGIO, DAL 13 AL 15 SETTEMBRE)


Cambiare per migliorarsi. Deve essere questo l’imperativo che gli organizzatori dell’Horst (siamo di nuovo in Belgio) si devono essere dati, nel tempo. Raramente ubicato nella stessa sede – si è passati da location mozzafiato, da Leuven a Kasteel van Horst -, sviluppando di anno in anno temi sempre differenti, dall’interesse per l’architettura a quello per l’arte contemporanea, con la musica a fare da collante. E anche in questa edizione l’Horst non si smentisce, insediandosi presso l’Asiat, una base militare a nord di Brussels. Contorno? Venti warehouse, 15mila metriquadri, 2 enormi torri di raffreddamento a definire lo skyline. Portate principali? Si ballerà, e pure parecchio bene. La quota delle concessioni live è abbastanza limitata ma di livello: da Giant Swan a Ceephax Acid Crew, passando per Gesloten Cirkel e Lafawndah. Non fosse sufficiente, si inanelleranno i set di: Motor City Drum Ensemble, Objekt b2b Call Super, la quota italiana garantita da Gabber Eleganza e Paquita Gordon, Craig Richards b2b Joy Orbison, gli svolazzi di Tama Sumo, gli 80s di Veronica Vasicka e la new entry Upsammy (da tenere molto d’occhio). Andare sul sicuro non vi sarà mai sembrato così semplice.
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CAMP (AULUS-LES-BAINS/FRANCIA, DAL 13 AL 15 SETTEMBRE)


Diciamoci la verità: i Pirenei sapete sì dove stanno, ma se non fosse per qualche diretta del sabato pomeriggio del Tour de France o della Vuelta non avreste idea di come sono fatti. Il Camp è l’occasione perfetta per recuperare questa lacuna geografico-montanara e anche riprendere la via dei festival qualora l’abbiate abbandonata perchè stanchi di eventi da decine di migliaia di persone che sgomitano e urlano all’unisono. Qui a disposizione ci sono solo 150 biglietti: un numero sufficente per ravvivare il paesino di Aulus les Bains (Tolosa la grande città più vicina), senza stravolgerne la quiete e gli equilibri. C’è un campeggio gratuito in montagna, uno a pagamento dove ci sono a disposizione anche degli chalet e un area camper e le location, oltre al campeggio libero, sono la chiesa del villaggio e una vecchia scuola dove sarà impiantata l’installazione a/v “Drift”, all’interno della quale sono previsti i momenti di clubbing più intenso. Line up mista a base di sperimentazione ed elettronica, ma che non disdegna le chitarre: Ossia, Teki Latex, Black Zone Myth Chant, Eric Chenaux, LAFIDKI, Heather Leigh, Space Afrika tra gli ospiti principali.
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DRAAIMOLEN (TILBURG/OLANDA, 14 SETTEMBRE)


Tranquilli, non sarete gettati in un bosco nel bel mezzo del nulla pianeggiante olandese a mezz’ora dal primo tetto sotto cui ripararsi in caso di pioggia, come forse potreste pensare guardando velocemente qualche foto di questo festival. Il verde c’è, gli alberi pure, ma tutto ben radicato a Tilburg, che i festivaleri più incalliti dovrebbero già conoscere in quanto sede del Roadburn. Il Draaimolen è tutto sull’elettronica da club: l’ultimo grande festone dove scatenarsi prima di rintanarsi in casa per l’inverno. Line up potente e divisa su più palchi con Four Tet, Marcel Dettmann, DJ Stingray b2b Objekt, Legowelt presents Gladio live, John Talabot, Helena Hauff, Lena Willikens b2b Phillip Jondo e Donato Dozzy, ma anche i live di Alessandro Cortini, Marie Davidson e Dasha Rush. Natura, allestimenti e visual di prim’ordine, attitudine rave abbastanza vecchia maniera, tasso di umidità da non sottovalutare.
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TODAYSART (L’AIA/OLANDA, DAL 19 AL 22 SETTEMBRE)


L’Aia è una di quelle città che quando fai l’interrail da giovane magari neanche ti fili, ma che poi hai l’opportunità di scoprire da “grande”. Soprattutto se ami la musica e le arti digitali. Nell’evoluta Olanda, L’Aia è una piccola cittadina/bomboniera perfettamente funzionante dove molto è investito in termini di sperimentazione e studio per la musica elettronica e contemporanea. A dimostrarlo, due festival esemplari come il Rewire ma sicuramente anche il Todaysart, garanzia assoluta per quanto riguarda la musica di ricerca ma anche le arti “altre”. Anche in questa quindicesima edizione, il festival, mix di cultura digitale, arti visive, performance, live e dj set è da acquolina in bocca. In ambito musicale c’è dal live A/V di Aïsha Devi ft. MFO a Byetone, Caterina Barbieri + Ruben Spini, Carla Dal Forno, Bamao Yendé, il mix di free jazz e clubbing di Bendik Giske e poi fuse*, Bendik Giske, Sentimental Rave; per il programma più puramente artistico tanto da studiare con Refik Anadol, Philip Beesley, Memo Akten, Matthew Schreiber, Raster e molto altro. Creativi, tecnologisti, nerd e clubber, siete tutti chiamati a raccolta. Unica avvertenza: usate il GPS per non perdervi tra le varie location.
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LEVITATION FRANCE (ANGERS/FRANCIA, 20 & 21 SETTEMBRE)


“IL” festival psichedelico per eccellenza, quello che ha aperto la strada all’esplosione di (neo) psych-fest in tutto il mondo, si sa, è il Levitation – fino al 2013 noto come Austin Psych Fest: nasceva in Texas nel 2008 a opera della Reverberation Appreciation Society, raccogliendo l’eredità lisergica che dai 13th Floor Elevators in poi hanno reso questa terra centro nevralgico di un certo tipo di suoni acidi, rendendola teatro dell’happening più grande, variegato e (almeno da questo lato dell’Oceano) ambito dedicato alla psichedelia in tutte le sue numerose declinazioni. Da sette anni anche il Vecchio Continente ha il suo Levitation, di dimensioni ridotte ma con un approccio “aperto” simile a quello del fratello maggiore. La città che lo accoglie è la fascinosa culla della famiglia degli Angioini, Angers. Quest’anno, nel rollecoaster tra antico e moderno che caratterizza la città, Levitation France ospiterà il nuovo progetto del “resident” Anton Newcombe (l’anno scorso presente con i Brian Jonestown Massacre), L’Épée (con componenti di The Limiñanas ed Emmanuelle Seigner), il caciarone King Khan con la band Louder Than Death e poi il minimalismo psych pop dei Vanishing Twin, Fat White Family, The Warlocks, Iceage, Night Beats e vari altri. Line up sufficientemente ghiotta per gli appassionati di psichedelia e dintorni da far venire voglia di fare un giro dalle parti del fiume Maine. Come dice il saggio: “good dope good fun”.
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AVANT ART (BRESLAVIA/POLONIA, DAL 23 AL 29 SETTEMBRE)


Se c’è una cosa di cui bisognerebbe essere grati a Ryanair è di averci permesso di conoscere la Polonia. Gettata alle spalle l’idea di visitare un paese triste ancora segnato dagli anni oscuri vissuti all’ombra della cortina di ferro, grazie alle tratte low cost con un paio di ore possiamo raggiungere Varsavia, la grande metropoli, Cracovia, città di cultura dal cuore medievale, Poznan, frizzante città universitaria, e Wroclaw, conosciuta da noi italica gente come Breslavia. Famosa per la piazza del mercato, gli innumerevoli canali e gli oltre 400 gnometti di bronzo da scovare in giro per la città, Wroclaw non è da meno per la musica e ospita l’Industrial Festival, ormai giunto alla diciottesima edizione, e l’Avantart, un festival lungo quindici giorni che, dopo la prima settimana nella Venezia del Nord (in realtà solo una delle tante città europee a fregiarsi di questo nome), prosegue a inizio Ottobre a Varsavia. Un abbonamento che costa una manciata di euro, concerti divisi fra teatri, centri d’arte, club e spazi polifunzionali, un film festival parallelo, un programma tendente chiaramente all’avant-garde, intenso ma fatto di pochi concerti giornalieri, per evitare la solita sbornia confusionale. Si parte alla grande con i Gravetemple di Stephen O’Malley e Oren Ambarchi accompagnati dalla voce di Attila Csihar, già insieme nei Sunn O))) e si chiude non da meno con la chitarra di Bill Orcutt e la psichedelia giapponese dei Minami Deutsch. Nel mezzo c’è un po’ di tutto, l’hip hop metallico di Dälek, l’elettronica dura di Amnesia Scanner, i giapponesi Kukangendai insieme al chitarrista di casa Hubert Kostkiewicz, freschi di album su Ideologic Organ, la techno noise di Zonal, ovvero Kevin Martin/The Bug e Justin Broadrick dei Godflesh. Senza evitare brusche sterzate verso il dance floor. Ce ne sarà per tutti i gusti.
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UNDER THE DESERT STARS (MARRAKECH/MAROCCO, 27 & 28 SETTEMBRE)


Ok, il Marocco non è in Europa, ma siccome ormai i confini di questo continente li decidono le rotte aeree low cost, siamo autorizzati a parlarvi anche di Under the Desert Stars che, se non siete ancora riusciti a togliervi di dosso il sapore delle vacanze e di località esotiche, è il festival che fa per voi. Gli ideatori del progetto sono Isotoop, produzione di base Olandese che realizza eventi e club night in luoghi non convenzionali e Tikita, label marocchina che quest’anno celebra i cinque anni di attività. Da questo connubio nasce Under The Desert Stars, evento one shot che celebra la bellezza della natura, il senso di intimità (sarà consentito l’accesso solo a 400 persone) e la buona musica elettronica. Il programma prevede due sessioni dal tramonto all’alba, una due giorni di musica elettronica da passare in un’oasi temporaneamente trasformata in accogliente glamping con tanto di piscina e area relax. Tra gli artisti internazionali che realizzeranno live e dj set creati per l’occasione: Marco Shuttle, Mohammad Reza Mortazavi, Kangding Ray, Neel, Jane Fitz, Anthony Child & Daniel Bean, The Transcendence Orchestra, natural/electronic.system. dal roster Tikita e Van Anh di Isotoop. Non sarete chiamati a praticare yoga, ma il connubio emotivo tra il deserto marocchino e le sonorità ambient ed elettroniche possono darvi quella carica necessaria a tornare alle vostre tastiere e mug cup piene di caffè.
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UH FEST (BUDAPEST/UNGHERIA, DAL 29 SETTEMBRE AL 6 OTTOBRE)


Cosa da fare in Ungheria: godersi il Danubio che divide Budapest, perdersi nelle desolate pianure senza fine (e senza centri abitati), concentrare stomaco e papille gustative sul gulash. Ah poi, tra le altre cose, se capitate nella Capitale a cavallo tra la fine di settembre e la prima settimana di ottobre, vi potete godere uno dei festival più puramente avventurosi d’Europa. Dal 2001, UH cavalca l’onda dell’elettronica di sperimentazione, sempre con programmi che non solo fotografano lo stato dell’arte di quel genere di suoni, ma provano a tracciarne le future diramazioni. Ubicato principalmente al Trafò, il centro d’arte contemporanea cittadino, ma disseminato in varie location della città, UH è da godere andandoci a occhi chiusi, per quanto i primi nomi annunciati facciano intendere che, se davvero amate la scoperta e i suoi laterali, la delusione rispetto alla line up non è contemplata. In ordine: il rumore del progetto di Keiji Haino & Pándi Balázs, Lea Bertucci che presenta le distese di ghiaccio del suo nuovissimo album, Sister Iodine, post-industrial con Lucy Railton, sculettamenti vari con Clara! e Muqata’a, l’elettronica scurissima di casa PAN di Errorsmith, gli isolazionismi di Robert Curgenven, raverismi dall’Iran con Sote, psichedelia esotica con Bear Bones, Lay Low. E siamo solo all’inizio.
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LUNCHMEAT (PRAGA/REPUBBLICA CECA, DAL 30 SETTEMBRE AL 5 OTTOBRE)


Se l’Unsound di Cracovia ci ha insegnato qualcosa è che l’Europa dell’Est è un gran bel territorio dove andare per qualche giorno a fare il pieno di musica elettronica – e presto, ve lo garantiamo, ne arriveranno diversi altri di festival che diventeranno un riferimento. Il Lunchmeat viene subito dopo il festival polacco per bellezza e qualità della proposta. Si tiene a Praga – città che ha bisogno di pochissime presentazioni circa la sua bellezza e il prezzo medio di una pinta di birra – e si tiene in centro all’interno di un palazzo di inizio Novecento, costruito per l’attività fieristica e poi dato alla Galleria Nazionale per mettere in mostra opere d’arte: Veletržní Palác, un monolite funzionalista in cemento e vetro di come non se ne fanno più. La line up ha il bollino di garanzia e punta forte, come da tradizione, su performance e progetti – spesso collaborativi – dedicati all’audio/video. Tra i primi nomi di quest’anno, Lotic e il suo “Endless Power” realizzato assieme a Emmanuel Biard, Varg (sia in solo che con il progetto FLORA assieme a AnnaMelina), Caterina Barbieri, Konx-Om-Pax, Sote & Boris Vitazek, Murcof & Sergi Palau, Nastika assieme a The Nent, l’apertura con Dasha Rush in un planetario. Prezzi contenuti, birra a ogni angolo della città, bassi garantiti.
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HANNO COLLABORATO AI TESTI: ALBERTO ASQUINI, CARLO CIMMINO, NICOLA GERUNDINO, CHIARA GIANNINI GUAZZUGLI