Venerus è un alieno. Uno che nel 2021 è capace di “uscire dalla nicchia” sedendosi davanti a un pianoforte invece che davanti a un computer. Venerus è l’astronauta del pop italiano. Uno che probabilmente, c’è da augurarselo, con l’esordio lungo “Magica Musica” arriverà (ancora più) lontano in termini di consensi e successo, ma che comunque la mattina si ascolta i dischi pazzi di Chick Corea (“Musicmagic” dei Return to Forever, per i più curiosi) o che sfida la consuetudine e la timidezza intervistando davanti a una telecamera il primo astronauta italiano ad aver viaggiato nello spazio (Franco Malerba); uno che cita John Cage e Pino Daniele senza forzare le coordinate, ma facendo chiaramente capire che l’orizzonte a cui guarda è decisamente lontano. Venerus è un artista che ha dentro Roma, Londra, l’Oriente e il Marocco, ma che è indiscutibilmente legato a Milano – la città dove è nato e dove ha fatto ritorno nel 2018, creando legami profondi con realtà e persone affini, mantenendo forte la consapevolezza delle proprie radici «È stato importante sentirmi un artista internazionale, credo sia possibile che le persone nel mondo ascoltino musica italiana. Tornare a Milano ha significato anche questo: per me è fondamentale che il mio percorso attinga da dove arrivo, mi sono reso conto che faccio parte della storia della mia città, una città che cresce nel tempo. In Italia è la realtà che più si trasforma e voglio che questo avvenga anche attraverso di me».
Non che finora non ci fossero stati indizi del fatto che Andrea Venerus fosse un cantautore (polistrumentista e producer) originale nel panorama italiano – i live teatrali e intesi come esperienza immersiva, la contaminazione tra generi che lo ha sempre contraddistinto anche negli EP, il background forgiato tra Brixton e Notthing Hill ma pure la capacità di far parte di un “network” milanese dalla vocazione più ampia (Asian Fake, Radio Raheem, le numerose collaborazioni, tra cui quella con MACE, figura chiave nella produzione del nuovo album). Ma senza troppi giri di parole, “Magica Musica” è un disco che fa un balzo decisamente in avanti, un lancio nello spazio come quello organizzato la sera prima dell’uscita dell’album su Twitch per presentarlo ai fan in una modalità totalmente inedita (forse salvo che per la Nasa nel 1977 con i Programmi Voyager). Venerus è la dimostrazione che è possibile usare il linguaggio pop in maniera diversa, anche raffinata e personale (e infatti non nasconde il feeling nato con il maestro Enrico Gabrielli), tirando fuori un disco lunare, suonato come nel pop/r’n’b italiano non si sentiva da tempo (pieno di fiati ma anche di suoni extra musicali e naturali), attraversato dal tema del viaggio che è sicuramente verso il cosmo – grande passione di Venerus – ma che ha dentro anche tutti i suoi viaggi reali passati, tra cui uno rocambolesco in moto la scorsa estate. «La figura dell’artista, come quella dell’astronauta, credo rappresenti nella società un percorso che non ha paura di addentrarsi nel mistero, della propria vita e della propria esistenza», dice a un certo punto Venerus a Franco Malerba.
In Italia, Milano è la realtà che più si trasforma e voglio che questo avvenga anche attraverso di me
E infatti, gran parte della magia di Venerus sta proprio nel non aver perso la curiosità per il mistero, per la scoperta «La mia esperienza come persona su questo pianeta è un’esperienza di meraviglia: da quando sono piccolo mi sono sempre sentito molto spettatore e molto chiamato in causa, due sensazioni di cui ho un ricordo quasi infantile, come se avessi avuto un po’ troppa sensibilità, e questo ha portato molte cose nella mia vita. Sicuramente una sensazione ricorrente di malinconia, il sentire che per qualche motivo mi fosse chiesto di portare avanti qualcosa e di rendermi conto che cercando di essere leale con questi sentimenti succedevano delle cose. Mi sono sempre sentito un’antenna, mi sono accorto di come una persona possa captare delle informazioni a livello di coscienza collettiva». Ma la pozione magica ha a che fare anche con l’aver avuto pazienza, aver dato tempo al tempo, spazio allo spazio, mettendo dentro l’album (che è effettivamente il suo esordio) collaborazioni anche molto diverse tra loro: da quella notevole con i Calibro 35 a vari rapper amici, Gemitaiz, Rkomi, Frah Quintale, addirittura i Crookers in una ballata. E poi, ovviamente, MACE.
«Magica Musica è un disco concepito in parallelo a quello di MACE, figura chiave perché mi ha aperto il suo studio e la ricerca musicale l’abbiamo fatta spalla a spalla. Nel disco ci sono molti amici, è stata una sorta di Arca di Noé, con tutte le cose che vorrei salvare dal tempo e un desiderio di rallentare certi ritmi. Quest’anno è stato molto simbolico in questo senso, la vita mi ha rallentato e forse l’esperienza più curiosa è stata proprio la distorsione del tempo, la data di uscita è cambiata spesso e ho avuto tempo sia di aggiungere altro materiale al disco, sia di distaccarmene» – un po’ come la prospettiva dell’astronauta verso la Terra e lo spazio, verrebbe da aggiungere. Quello che Venerus sembra non aver perso nella sua personale corsa allo spazio è certamente l’empatia. Come “antenna” che intercetta sentimenti collettivi, ma anche un’empatia verso il proprio pubblico e nella concezione della performance live. «Se prima ero soltanto molto introspettivo, adesso è come se avessi preso le mie vicende personali e le avessi fatte scoppiare nel cielo. Ho esteso molto le proporzioni: mi piace entrare nel micro e zoomare oppure prendere le distanze, allontanarmi come un astronauta e osservarci da lontano. Questo lancio nello spazio voleva simboleggiare come, per me, un disco ora rappresenti un messaggio d’amore, che poi è anche l’esperienza che viene dai miei concerti». Un lancio nello spazio dell’album, effettuato tramite un pallone aerostatico che ha portato con sé il sigillo di “Magica Musica” e una lettera con il messaggio “In cerca di forme d’amore nell’Universo”, trasmesso praticamente in contemporanea con il ritorno della Nasa su Marte. Un caso?
“Magica Musica” esce il 19 febbraio su Sony/Asian Fake.