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La nuova drink list della Santeria Social Club

"Bevi bene o non bere": abbiamo provato i nuovi cocktail creati da Fabio Spinelli & Andrea Arcaini che aprono le porte alla stagione estiva della Santeria Social Club

Scritto da Martina Di Iorio il 12 giugno 2017
Aggiornato il 28 marzo 2018

“Bevi bene o non bere”, il motto a chiare lettere impresso sulla Bibbia alcolica della Santeria Social Club, la nuova drink list che apre le porte alla stagione estiva. E come dare torto a Fabio Spinelli & Andrea Arcaini, che per raccontare il viaggio al bancone del bar hanno creato un nuovo menu illustrato da Folp con gli animali della terra. Anche in questa occasione si ribadisce che in Santeria l’unico chiaro credo è quello di continuare con il lavoro di pregio fatto fino ad adesso nell’offrire una miscelazione ragionata. La lista si divide in sezioni diverse: Signature, Classici, e molto curioso l’omaggio A Night With agli amici e colleghi bartender con cui un po’ tutti abbiamo passato notti di fuoco alcoliche. Troviamo come sempre il punto di inizio per questa degustazione dai cocktail con la gradazione più bassa, più adatti all’ora dell’aperitivo. Ma non chiamateli femminili per favore, come ci ricordano Fabio e Andrea l’alcol non ha sesso.

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Time After Thyme (Dolin Blanc, Berto Aperitivo, Kina l’Aéro d’Or) è l’aperitivo gentile per gli amanti dei sapori delicati, morbidi e dalla bassa gradazione. Sarebbe perfetto da sorseggiare con un abito di lino, cappello di paglia e libro di Nabokov che fa figo. Molto elegante e bilanciato alla perfezione affinché le note più dolci del Dolin Blanc (un vermouth di Chambery) non sovrastino la freschezza dell’arancia e della genziana del Berto e mitighino la balsamicità della china officinale.

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Gli amanti del Bloody Mary hanno da rifarsi gli occhi e il palato con la versione di Fabio&Andrea che prende il nome di El Paso: una variante tex-mex con succo di pomodoro, spremuta di limone, condimenti segreti, mezcal, bourbon e crusta di polvere di capperi di Pantelleria. Perché chi non lecca il bordo del bicchiere gode solo a metà.

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Orgoglio Veneto per il Bassano D.C. che già nel nome – e non mi riferisco alla località – trasuda la quintessenza regionale. Ovviamente questo cocktail non può non avere come spalla alcolica l’acquavite italiana, simbolo del territorio con cui rinvigorisce gli altri ingredienti assemblati sulla base di un Singapore Sling: spremuta di lime e pompelmo, succo di mela verde, sciroppo di miele homemade, Rosso Nardini e Ginger Ale. Ci piace.

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She so Fico è il tributo all’oriente che piacerà agli amanti dei cocktail più dolci: fresco, leggero, essenziale e stravagante dal colore verde fluo grazie allo sciroppo home made di shiso a cui si aggiunge spremuta di limone, estratto di ananas, gin, Santeria Curacao Mix e Soy Bitter.

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Si inizia a far sul serio con il Donga: un tuffo negli anni 40/50 per questo cocktail che è un tributo alla tiki culture e a Don the Beachcomber – colui che per primo ha inventato il filone dei locali e drink a tema tropicale. Si utilizza il Don’s Mix, uno sciroppo fatto in casa con pompelmo giallo e cannella, secondo una ricetta tradizionale degli anni 30, e rum Anejo, una generosa porzione di rum invecchiato a Panama.

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Andiamo avanti con il Bobby Fisher: un twist di grande carattere sull’Old Fashioned che unisce la Francia al Messico, passando per la Germania. Sciroppo light di agave, Underberg (un amaro tedesco che vene venduto anche dal tabaccaio), mezcal e cognac. La nota arrogante del mezcal si sposa benissimo con quelle più eleganti del cognac, per un interessante twist.

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This is Not a Burger è l’ultimo drink che assaggiamo: mustard syrup, T+ (liquore artigianale al tè), D.O.M. Benedictine (liquore dei monaci transalpini), brandy, bourbon, ginger ale.

Una cocktail list giocata su sapori più estivi e freschi, senza mai scivolare in preparazioni ruffiane, stucchevoli e senza anima. Bravi ragazzi!