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La nuova VITA di ZONA K

Alla scoperta degli spettacoli del Festival di Zona K

Scritto da Francesca Rigato il 17 aprile 2025

LOLA ARIAS_REAS

LIFE spicca in giallo, a caratteri cubitali, su una foto in bianco e nero di un alto palazzo.
È il titolo del nuovo programma di Zona K, un festival che, articolato in due parti dal 7 al 19 maggio e poi dal 4 al 21 giugno 2025, prende il posto della decennale stagione. Zona K si reinventa non solo nella formula, ma anche nei luoghi, e allunga la sua tentacolare fame di collaborazioni e coproduzioni in diversi spazi milanesi tra cui la Fabbrica del Vapore, il Teatro Out Off, il Teatro Fontana e altri posti non teatralmente convenzionali.

VITA, su imitazione della rinomata rivista fotogiornalistica americana, è un festival che concentra l’indagine teatrale attraverso la contrapposizione – ormai cifra sempre più costante della scena contemporanea – tra realtà e finzione. Non a caso, nel programma compaiono nomi che hanno fatto della ricerca documentaria il proprio manifesto: Rabih Mroué e Lina Majdalanie, Agrupación Señor Serrano, Boris Nikitin, Nicola Di Chio, Mariam Selima Fieno e Christian Elia, Kepler -452, Lola Arias e Arkadi Zaides. Non è un filo sottile, ma una lunga strada sterrata a connettere gli spettacoli di questi artisti, che hanno trovato nel linguaggio condiviso del teatro documentario una propria forma espressiva per portare la realtà in scena.

IL CONFINE DELLA VIOLENZA

Who’s Afraid Of Representation? di Mroué e Majdalanie apre il programma il 7 maggio nella Cattedrale della Fabbrica del Vapore, uno spettacolo sui diversi tipi di violenza da quella dell’arte fino a quella presente in una società o in una guerra. Prosegue questa traiettoria Dear Lila di Basel Zaraa (in scena il 4 e 6 giugno), che racconta a un solo spettatore per volta la storia di uno sfollamento di una famiglia palestinese, in una performance che trasforma la testimonianza in esperienza. Odissea Minore (18 e 19 maggio) di Nicola Di Chio, Mariam Selima Fieno e Christian Elia, indaga le terre di confine e di viaggi e migranti che le attraversano sperando in un altro futuro. Una riflessione simile prosegue con La zona blu di Kepler-452, in scena il 14 maggio: una lettura scenica di appunti redatti durante i giorni a bordo della Sea-Watch 5, nel luglio 2024, accompagnata da materiali documentari. Un racconto in prima persona di cosa accade quando, ai margini dell’Europa, si incrociano storie e vite radicalmente diverse, e si sperimenta il disorientamento di chi osserva il proprio continente da una linea di frontiera.

REALTÀ?

In un mondo che somiglia sempre più a un interminabile Truman Show, le intelligenze artificiali mettono in crisi le nostre certezze, sollevando domande esistenziali: cosa è reale e cosa no? Quanto della nostra esperienza è autentico, e quanto invece frutto dell’immaginazione? A interrogarsi su queste tematiche è la compagnia Agrupación Señor Serrano, che con The Mountain (in scena il 17 e 18 giugno al Teatro Out Off) esplora il concetto di verità nell’epoca dell’informazione frammentata, dove la percezione dei fatti è continuamente manipolata. Allo stesso modo, Boris Nikitin, il 10 giugno, porta sul palco Magda Toffler or An Essay on Silence, un lavoro autobiografico che diventa un tramite per far emergere la storia sommersa di un intero secolo. Il 9 giugno, a Zona K, verrà proiettato Reas di Lola Arias: un film re-enactment che ibrida genere musicale e documentario. L’11 giugno, al Teatro Fontana, Centroamérica della compagnia Lagartijas Tiradas al Sol apre una finestra sull’America Centrale. A partire dall’incontro con una donna costretta a lasciare il Nicaragua, il collettivo messicano indaga le radici dello sradicamento, unendo gesto teatrale e indagine politica.

FINZIONE

Con The Cloud, (12 e 13 maggio), il coreografo Arkadi Zaides affronta un doppio paesaggio di contaminazione: quello della nube tossica sprigionata dal reattore di Chernobyl e quello, immateriale, ma altrettanto pervasivo, dei dati che alimentano l’intelligenza artificiale. In questo incontro tra residui radioattivi e flussi digitali, lo spettacolo interroga il ruolo e la singolarità dell’uomo, sospeso tra passato catastrofico e futuro algoritmico. Un altro dialogo tra corpi, memoria e tecnologia è quello proposto da Ruggero Franceschini in Pentothal, il 14 e 15 maggio, dove l’IA si confronta con la contro-cultura degli anni Settanta. Il risultato è una performance visionaria e onirica, che chiama in causa lo spettatore, invitandolo a contribuire alla narrazione e a riflettere sulle ambiguità della contro-informazione, ieri come oggi.

La nuova stagione di Zona K – che delinea, spettacolo dopo spettacolo, il contorno frastagliato del nostro presente – sembra raccogliere la domanda che a sua volta si era posto Walt Whitman, che senso ha la vita? E il poeta risponde:  «That you are here—that life exists and identity / That the powerful play goes on, and you may contribute a verse».

Qui trovate tutto il programma, anche se noi vi accompagneremo nei vari spettacoli.