Statue: gloriose, marmoree, lucenti, splendenti, riflettenti, catarifrangenti, sorprendenti, mordenti, e – pochi lo sanno – molto spesso tratte da storie vere. Come quelle dei giardini di Porta Venezia, che, sorprendentemente, onorano uomini che hanno fatto storia, in un modo o nell’altro. Segno dei tempi che furono, le statue raffigurano infatti solamente uomini. A voler proprio vedere, una statua dalle fattezze femminili c’è, ma è una raffigurazione della patria che, tra l’altro, è stata pure oggetto di un episodio di vandalismo che le è costato un braccio. Ma la colpa della mancanza di rappresentanza è colpa dei raffiguranti, o dei raffigurati? Scopriamolo assieme attraverso lo spioncino stretto di alcuni brevi biografie corredati da voti, che arricchiranno sicuramente la tua cultura personale in materia di statue.
Ruggero Giuseppe Boscovich (Ragusa, 1711 – Milano, 1787), gesuita, astronomo, matematico, fisico, filosofo, diplomatico, poeta e accademico dalmata della Repubblica di Ragusa. Ha accettato le teorie gravitazionali di Newton quando ancora erano indie e incendiato la scena dell’epoca con 70 hit di grande successo sull’ottica, astronomia, gravitazione, meteorologia e trigonometria. La sua statua è piazzata vicino all’Osservatorio Hoepli perché attraverso i suoi studi di fisica matematica ha fatto lavoroni sul calcolo dell’orbita di un pianeta sulla base di tre osservazioni della sua posizione e ha proposto una procedura per determinare l’equatore di un pianeta.
Voto: spaziale!
Antonio Francesco Davide Ambrogio Rosmini Serbati (Rovereto, 1797 – Stresa, 1855) filosofo, teologo e presbitero italiano. Nato lo stesso giorno della vigilia della Beata Maria Vergine Annunziata a Rovereto, il nostro Antonio mostra una profonda inclinazione per gli studi filosofici e viene incoraggiato da papa Pio VII, mica da uno qualunque. Attratto dal pensiero kantiano e privo di timori nell’esprimere il proprio punto di vista da cattolico liberale sulla politica e sul futuro dei rapporti tra stato-nazione e Chiesa (in un’epoca di grande rigidità da parte della Santa Sede), Antonio produce hit filosofico letterarie di spicco che lo fanno diventare uno dei punti di riferimento intellettuale dell’epoca che gli costano due opere listate all’indice. Post mortem, arriva la condanna del Sant’Uffizio a opera di papa Leone XIII, ma dopo una lunga battaglia intestina nelle menti e nell’evoluzione del pensiero della Chiesa Cattolica nel 2007 viene finalmente beatificato da papa Ratzinger.
Voto: inarrestabile!
Statue: gloriose, marmoree, lucenti, splendenti, riflettenti, catarifrangenti, sorprendenti, mordenti, e – pochi lo sanno – molto spesso tratte da storie vere.
Giuseppe Balzaretto, o Balzaretti (Milano, 1801 – Milano, 1874), architetto italiano, attivo soprattutto nell’edilizia privata e di giardini. Dopo un dottorato in matematica a Pavia, il Giuse prende e parte per un Erasmus quando ancora l’Erasmus non esisteva, girando l’Europa come un matto e scoprendo di avere ‘sta fissa incredibile per i giardini, soprattutto quelli inglesi tutti belli curati a fino. Visto che questa cosa dei giardini a questi livelli non c’era, da buon esterofilo amante della patria dice: in Italia ce la porto io! E così ci pensa lui: torna e fa il botto progettando parecchi giardini sontuosi con selezioni arboree di pregio tra cui i giardini di Porta Venezia, e da qui la statua proprio qua. Tra le altre cose, Giuse progetta da vero eclettico la Ca’ de Sass, prima sede della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde a Milano.
Voto: talento da coltivare!
Ernesto Teodoro Moneta (Milano, 1833 – Milano, 1918) giornalista e patriota italiano. Pronti e via, a quindici anni Ernesto partecipa alle Cinque Giornate di Milano e gli crepano di fianco tre austriaci. La cosa gli apre le porte del Risorgimento e prende parte alla spedizione dei Mille di Garibaldi. Che asso. Dopo anni nell’esercito regolare, partecipa alla Battaglia di Custoza, dove gli italiani vengono sconfitti dagli austriaci e si decide a dare un taglio a questa roba della guerra, così diventa giornalista fino a diventare direttore de Il Secolo. Dal 1890 spinge per l’istituzione di un organismo sovranazionale che avesse come obiettivo la costruzione di una pace durevole tra nazioni. Nel 1907 diventa l’unico italiano ad oggi che abbia mai ricevuto un premio Nobel per la Pace. Nel 1912 sostiene la conquista italiana della Libia e nel 1915 l’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale.
Voto: white Obama!
Antonio Stoppani, (Lecco, 1824 – Milano, 1891), geologo, paleontologo, patriota, accademico e presbitero italiano. Anche il nostro Antonione a 24 anni prende parte alle Cinque Giornate di Milano prima di farsi presbitero e insegnare latino in seminario. Nel tempo libero dalle lezioni, Antonio si appassiona ai sassi e comincia a collezionarli qua e là. Agli amici scettici dice di essere geologo e giù battute da prete fino a quando, espulso dal seminario per aver preso parte alle Cinque Giornate, quindi fa armi e bagagli e diventa precettore di conti liberali, facendo della geologia il proprio mestiere. Nel giro di qualche anno viene nominato professore straordinario e dà impulso allo sviluppo industriale italiano grazie a un trattato sul petrolio su suolo nazionale, oltre a redigere un trattato sulla geologia per universitari in cui si parla di epoca antropozoica – oggi diciamo antropocene. Nel 1876 arriva anche il grande successo nazionalpopolare grazie alla pubblicazione de Il Bel Paese, un libro divulgativo sulle bellezze naturali italiane venduto per decenni, probabilmente anche per via delle immagini. Dopo la sua morte, Egidio Gallbani nel 1906 usa il nome Il Bel Paese per commercializzare un noto formaggio, mandando tutto in vacca.
Voto: roccia!
Ci sarebbero ancora altre personalità di cui parlare: scrittori scapigliati di fine Ottocento, drammaturghi, librettisti e pittori loro contemporanei, ex sindaci di Milano. Meriterebbero tutti la nostra attenzione. Ma chiudiamo qui l’articolo per mancanza di spazio. Anche perché all’appello non manca proprio nessuno.