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Pigiama Stories 2: Interviste domestiche sulle grandi domande

Riassunto della seconda puntata con Auroro Borealo e Maria Luisa Frisa

Scritto da Giada Biaggi il 21 aprile 2020
Aggiornato il 22 aprile 2020

Ebbene sì, abbiamo iniziato anche noi. Ovviamente stiamo parlando dell’atto osceno in luogo privato per eccellenza del 2020: le dirette Instagram. Per le nostre Pigiama Stories ci sono solo tre regole per gli invitati alla “diretta del Signore”: farsi intervistare in tenuta da casa, essere presi bene – nei limiti emotivi delle contingenze storiche che ci stiamo trovando a vivere – e raccontarci qualcosa del loro rapporto passato, presente e futuro con la città in cui si trovano rinchiusi. Anche questa volta abbiamo deciso di rispondere alle grandi domande dell’umanità: Dove non andiamo più? Cosa non facciamo più? E, soprattutto, è pronto il tiramisù?

Per la seconda puntata abbiamo chiacchierato con Auroro Borealo e Maria Luisa Frisa. Il tutto è stato aperto dall’immancabile sigla; questa volta abbiamo omaggiato il genio televisivo del tubo catodico anni Ottanta aka Umberto Smaila e il suo Colpo Grosso; con il ticchettio erotico-musicale di Cin Cin.

Per questa puntata abbiamo optato per un incedere accademico; parlando di libri, dischi e cultura sinestetica della notte come terreno fertile per una nuova antropologia del contemporaneo. Auroro Borealo in veste di book-influencer ci ha consigliato cosa leggere. Il mare culturale in cui pescare è solo uno: la sua pagina Instagram Libri Brutti – che, come ci ha detto, “in maniera molto didascalica posta libri brutti”. Ci siamo soffermati sull’analisi ermeneutica del saggio post-strutturalista “Uomo Cercasi. Le tattiche infallibili per rincontrare e conquistare l’uomo dei propri sogni e farsi amare per sempre” di Dian Hanson.

Versante musicale, la pagina da seguire è invece ORRORE A 33 GIRI – da dischi brutti a libri brutti è un attimo. Il climax estetico-musicale-letterario di questa volta è stato il disco di poesie inciso da Vittorio Sgarbi; da ascoltare tutto d’un fiato per sentirsi come Shakespeare nello studio di Pomeriggio 5. Immancabile l’amarcord-digitale della parentesi “Accademia della Crusca” in cui ci ha spiegato la genesi del termine “svizzerare” – citato nella sua lirica “Gli occhi del mio ex”; questo il termine usato dai vitelloni romagnoli quando rispedivano a fine vacanze le “gnocche nordeuropee” a “quel Paese”.

In conclusione di tutto abbiamo avuto il momento “Gira la moda”; dove Auroro si è cambiato un po’ di vestiti – rigorosamente presi dall’armadio della sua ragazza. Il nostro outfit preferito è stato quello neo-amish ispirato alla serie Netflix “Unorthodox” – un po’ gender-fluid, un po’ psych-allenniano.

“Sogno spesso Costantino della Gherardesca che vuole vendermi valvole respiratorie. Non so bene cosa voglia dire, ma mi fa compagnia durante queste notti di lock-down. È un periodo molto onirico a suo modo. Alla fine di questo day-dream vorrei uscire di casa e andare ad un bel concerto al Circolo Ohibò; credo che sia il posto che mi manca di più in assoluto a Milano”.





La seconda ospite è stata Maria Luisa Frisa, rinomata critica, fashion-curator e direttore del Corso di laurea in Design della moda e Arti multimediali all’Università Iuav – in diretta dalla splendida laguna veneziana. Eravamo un po’ spaventati del gap-culturale degli ospiti; ma Maria Luisa ha rotto il ghiaccio commentando il cambio abiti di Borealo come “una grande performance”. Cerchio chiuso.

Con lei abbiamo parlato di Dune, nuova rivista di cui è capo redattrice – la presentazione della quale avrebbe dovuto avere luogo al Teatrino di Palazzo Grassi a Venezia con una performance di Jacopo Milani. Il giornale è uscito lo stesso, ci spiega Maria Luisa, come “atto di resilienza culturale in un periodo così difficile”. Il tema del numero sono le dark-room, viste come uno dei terreni antropologici per lo studio del contemporaneo: “Parlare di un luogo della promiscuità, della vicinanza estrema, di una conoscenza sensoriale estrema in questo periodo di distanziamento sociale è un’operazione intellettuale e che spinge a riflettere”. Ci viene regalato poi un omaggio al grande scrittore e giornalista Pier Vittorio Tondelli; uno dei primi a ravvisare nel mondo della notte l’oggetto culturale prediletto in cui si dispiega la fenomenologia dell’umano. Come desideriamo – ci dice – molto della società in cui viviamo, il desiderio è atto politico come ci hanno insegnato Deleuze e Guattari. E adesso che le dark-room sono i nostri cellulari, che il reale mai come oggi è immanente al virtuale, che i corpi si postano, scrivono e si vivono troppo poco; noi genere umano abbiamo solo (ancora) voglia di ballare.

Pigiama Quote:

Parlare di un luogo della promiscuità come le dark-room, un luogo della vicinanza estrema, di una conoscenza principalmente sensoriale ed esperienziale in questo periodo di distanziamento sociale è un’operazione intellettuale e che spinge a riflettere. Il mondo della notte è un terreno antropologico fondamentale per lo studio del contemporaneo; il modo in cui desideriamo un corpo e le modalità in cui esprimiamo un tale desiderio definiscono, più delle leggi e dei decreti, gli orizzonti politici e sociali del mondo in cui viviamo”.

Per questa puntata, oltre alla nostra playlist, abbiamo pensato di aggiungere anche una book-list; eccole qui:

BOOK-LIST:

1. Uomo Cercasi di Dian Hanson
2. Privé di Emilio Fede
3. Un weekend postmoderno di Pier Vittorio Tondelli
4. Eros e Civiltà di Herbert Marcuse

PLAYLIST: