Che fine ha fatto la poesia? Una giornata mondiale della poesia porta con sé l’eco di questa domanda e la risposta per me si concretizza nei versi che di tanto in tanto trattengono i miei pensieri: io, autrice amatoriale e lettrice agonista. Mi sono trovata a Milano nel momento in cui ho iniziato a capire che non avevo ancora voglia di smettere di fumare e che si poteva scrivere in ritmo (più che rima) anche di armadi finestre e specchi, e non solo di cuori infranti. Eccola qua, allora, la giornata mondiale della poesia, per ricordarci che la geografia poetica, per sua natura, può trascendere dalla parola e dalla forma: c’è poesia quando c’è un immaginario, che oggi più che mai trasuda di realtà. Camminando ve ne accorgerete, la poesia è spesso appesa ai muri e questo la rende uno specchio capace di riflettere quello che c’è intorno e che si orienta con la luce, accesa o spenta.
Nel 2023 il terreno che la poesia contemporanea sta facendo germogliare è infatti una continua riflessione nutrita a fondo dal tempo contemporaneo, non c’è più una forma di conforto e, più in generale, non c’è più una forma ma il gusto del vero, del dramma e del quotidiano, monito più che illusione, e l’ibridazione postmodernista ha lasciato che la cultura alta si contaminasse alla cultura pop. In questo modo i germogli di poesia sono tra gli accademici, nei movimenti neometrici, in quelli di emancipazione, nei poetry slam, reading e open-mic, nascono di continuo tra gli instapoets, di cui forse andrebbe fatto un censimento, ma non qui e non ora. Insomma poeti, poesia e amanti del genere, godono e hanno sempre goduto dei benefici di oralità e scrittura, tra emotività e fierezza, l’esperienza si fa visiva, performativa e musicale, e dentro questi semi il carico della poesia è l’immaginario del poeta e l’immaginario del poeta è la realtà di qualsiasi persona, che porta a galla i giorni e il quotidiano, giocando spesso con i nervi scoperti di questo o quell’altro mondo.
Una Mappa della poesia contemporanea è un lavoro che di recente si è cercato di immaginare (edita Il Saggiatore): è a cura di Laura Pugno che sembra aver dato rifugio a questi parolieri nomadi. Quello che ha fatto è stato quindi partire dalla definizione di alcuni parametri con cui raccontare la poesia e poi ha scelto 99 poeti italiani (contemporanei e vivi!), ha assegnato un valore a ciascun parametro per ciascun poeta e, alla fine, tutti questi dati sono diventati rappresentazioni grafiche, immagini e costellazioni del tutto consultabili! Lo racconto perché alla domanda iniziale “che fine ha fatto la poesia?” la risposta sta anche nella prova tangibile che porta questa comunità viva di persone e parole, di isole e boschi, di un divenire sempre in atto, sempre in arte.
È così: la poesia è ovunque e altra e non ultima prova sta nella banale considerazione che poi, a tutti gli effetti, si tratta di un linguaggio, una declinazione particolare del linguaggio umano, quindi estremamente duttile, estremamente polimorfa e estremamente libera.
c’è poesia quando c’è un immaginario, che oggi più che mai trasuda di realtà
Il segnale che chiude questo invito alla poesia e che prova la sua forza penetrante me lo ha dato il fatto che nell’ottobre del 2022 anche il Premio Strega ha finalmente riconosciuto la fame di poesia che ci invade (in modo venale, anche le statistiche del mercato editoriale la riconoscono). Ma più di questo ha riconosciuto e darà riconoscimenti ai poeti che, per la teoria dell’evoluzione, dovrebbero già essere estinti. Eccoci quindi a un punto d’arrivo che ci permette di sperare che premiare significhi segnalare produzioni di alta qualità e che, via via, il meccanismo rimetta in moto il mulino facendo emergere, per l’appunto, la qualità alta delle produzioni. Insomma la speranza che nascondo nel retrobottega è che lo spartiacque del panorama poetico contemporaneo smetta di essere un algoritmo di una libreria digitale e che lo specchio non viva più il timore di una stanza buia.
E allora la giornata mondiale della poesia dovremmo proprio guardarla come una bandiera tra i venti di oggi, qualunque oggi stiate vivendo. Godetevela, anche solo ascoltando e girando tra gli eventi a cui vi invita Milano e, se ve la sentite, spingetevi oltre. Lo stimolo è perdersi tra paesaggi e fotografie della comunità poetica contemporanea: Bookcity, con l’appuntamento del Trauma poetry di domenica 19 marzo, ha deciso di portare sul palco due voci femminili: Sylvia Plath e Mariella Mehr. Un multiforme progetto artistico locale A piedi nudi parade raccoglie tante forme di poesia dal 14 marzo al 5 aprile, tra Milano e Piacenza. E poi vi presentiamo una nuova realtà, Murmur, un un collettivo di poesia contemporanea fondato da Maria Luce Cacciaguerra (Palermo 1997) e Greta Sugar (Milano 1998), che nasce a Milano nell’inverno 2022 con l’idea di riprendere l’arte poetica partendo dall’incontro, in modo itinerante e accogliente. E infine, perché ovunque significa proprio ovunque, ho dato un’occhiata anche fuori Milano, dal 25 marzo al 2 aprile, anche Saronno ha trovato la poesia, con il festival Giorni diVersi. Insomma, auguro a tutti buona poesia!