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Di draghi acquatici, baci senza fine, pratiche lente e gentili: il programma di Santarcangelo 2019

Dal 5 al 14 luglio spettacoli, indagini sulla realtà, riti collettivi e pratiche di cura.

Scritto da Salvatore Papa il 31 maggio 2019

Foto di Andrea Beade

Non fare nulla, rallentare, osservare. Sono solo alcuni degli esercizi di resistenza improduttiva che quest’anno Santarcangelo si propone di realizzare attraverso un’edizione che sarà slow and gentle. Il festival diventa, così, una palestra dello sguardo, per allenarsi ad accogliere la complessità del reale, a rifuggire dalle semplificazioni e dalle polarizzazioni estreme; a vivere in quei territori di mezzo, dove è sì importante capire ciò che accade, ma soprattutto comprendere il modo in cui lo stiamo vivendo. Un viaggio che dal 5 al 14 luglio ci farà incontrare draghi acquatici, baci che durano giorni, danze in via d’estinzione e narrazioni alternative.

La 49esima edizione è l’occasione per le due direttrici Eva Neklyaeva e Lisa Gilardino di dare forma a un percorso iniziato nel 2017 prima di cedere il testimone ai Motus per l’edizione speciale del 50esimo anniverasario. Il piccolo paese romagnolo – rasserenato dopo la conferma a sindaco di Alice Parma, strenua sostenitrice dell’approccio libero e post-disciplinare portato avanti negli ultimi anni – ritorna così ad essere crocevia di alcune tra le proposte artistiche più interessanti della scena artistica internazionale, unendo – come solo qui succede – cittadini, pubblici fuori sede e ospiti in un unico grande rituale collettivo.

Punto di partenza, come sempre, la comunità santarcangiolese, fulcro di molte delle produzioni del festival, a partire dall’ormai mitica non-scuola del Teatro delle Albe che quest’anno ha lavorato con un gruppo di ragazzi tra gli 11 e i 13 anni per uno spettacolo ispirato dal Don Chisciotte che sarà presentato allo Sferisterio nella preview del festival del 4 luglio.

Il drago che anticipavamo arriva il 5 luglio alla Piscina comunale di Serravalle di San Marino, per la performance di apertura del festival Dragon, rest your head on the seabed dei madrileni Pablo Esbert Lilienfeld & Federico Vladimir Strate Pezdirc con sei nuotatrici sincronizzate che compongno e scompongono quest’attesa creatura fantastica, erede del sirenetto del 2017 e dell’unicorno dello scorso anno. Chi volesse approcciarla può anche prendere parte a un workshop (dal 6 all’8).

L’acqua ritorna in The Floaters, il dispositivo ideato da MACAO per assaporare la nullafacenza: una vasca di deprivazione sensoriale al buio nella quale immergersi e ritrovare piaceri dimenticati (dal 5 al 14, Supercinema).

Dries Verhoeven – Guilty Landscapes (ph Kevin McElvaney)

“Le nostre visioni nascono dai nostri desideri”, scriveva Audre Lorde,”nera, lesbica, femminista, guerriera, poeta, madre”, tra le figure ispiratrici di quest’edizione. Un desiderio connesso non solo al piacere, ma anche alla conoscenza, che oggi deve fare i conti con la manipolazione delle notizie e col sovraccarico di informazioni. A mettere in discussione le attuali costruzioni della realtà, la performance per uno spettatore alla volta Guilty Landscapes di Dries Verhoeven (5-14 luglio, Spazio Saigi) che inverte la relazione tra notizia e spettatori attraverso una video-installazione che prova a stabilire una connessione tra chi osserva e chi viene osservato per ricreare in qualche modo un empatia persa nel susseguirsi frenetico e bulimico del sistema mediatico dell’informazione.

Così pure il progetto Forensic Oceanography di Lorenzo Pezzani e Charles Heller indaga in maniera approfondita il regime di militarizzazione del Mediterraneo e il caso della ONG Iuventa, attraverso testimonianze di violazione dei diritti umani, immagini satellitari, dati di localizzazione delle navi, mappature geospaziali. Un lavoro di giornalismo investigativo che nello spazio pubblico di Piazza Ganganelli ci mette di fronte una realtà violenta. Una narrazione alternativa la propone anche l’estone Kristina Norman che dopo un lungo lavoro durato tre anni ha realizzato Lighter Than Woman (Teatrino della Collegiata, dal 5 al 9 e dal 12 al 14), una docu-performance sulla figura delle badanti del territorio).

Dal desiderio di Silvia Calderoni e Ilenia Caleo di celebrare un contatto come il bacio, nasce invece Kiss, una proposta radicale di convivenza che coinvolge 23 performer che per l’intera durata del festival si baceranno senza sosta.

mk – Bermudas (ph Andrea Macchia)

Tornano dopo un anno di stop le Azdora capitanate dall’artista svedese Markus Öhrn con un omaggio a sua nonna, Eva Britt Niemi, scomparsa poco tempo fa: una piccola cappella costruita nella scuola elementare Pascucci dove trascorrere un momento di raccoglimento, l’Azdora’s Temple: greetings to Eva Britt Niemi (ad agosto il gruppo viaggerà poi in Lapponia per eseguire un ultimo rituale sulla tomba della defunta nell’anniversario della morte). E torna Silvia Gribaudi: vi ricordate il suo spettacolo tra le corsie della Coop? Lo stesso umorismo e la stessa grazia contraddistinguono anche Graces (al Lavatoio, dal 5 all’8).

Di fronte alle varie forme di estinzione prodotte dalla modernità, il coreografo Alessandro Sciarroni propone, invece, un workshop gratuito e aperto a tutti per salvare una danza quasi dimenticata: la polka chinata. Sono rimasti solo in cinque a praticarla, ma possiamo ancora salvarla fornendole degli eredi (dal 5 al 13 luglio all’ITC Molari). La danza roteante irromperà, poi, senza preavviso in tre diversi momenti pubblici: al campo da basket, al centro sociale Francolini e durante un party notturno (il 12 e 13 luglio).

Fra i lavori danzati, segnaliamo anche l’ultimo ULTRAS sleeping dances di Cristina Kristal Rizzo il 6 e 7 luglio allo Sferisterio, una sorta di incarnazione della contemporaneità con il preciso scopo di creare ambiguità e confusione emotiva, ma anche speranza; Marco D’Agostin con First Love la sua rilettura della più celebre gara della campionessa olimpionica di sci di fondo, Stefania Belmondo (dal 10 al 14 luglio al Lavatoio); Bermudas di mk (Sferisterio, 13 luglio) con una versione espansa (il 14) alla quale si può anche prendere parte e che potenzialmente potrebbe andare avanti per ore.

Quest’anno (forse) saranno accontentati anche i santarcangiolesi più nostalgici perché ritorna finalmente il circo in piazza con Pelat di Joan Català (5, 7 e 9 luglio – Piazza Marini, via Andrea Costa, Piazza Ganganelli).

Imbosco

Infine i concerti e i dj set tra Piazza delle Monache e il tendone da circo di Imbosco, curati da Francesca Morello e Stefania Pedretti (che saranno anche protagoniste di un doppio live il 13 luglio). Tra i tanti noi ci siamo segnati la sonorizzazione dei Ronin del film The Unknown di Tod Browning (Piazza Ganganelli, 6/07 ore 21.30); Angelo Maria Santisi (Pieve di San Michele Arcangelo, 9/07 ore 21.30) che crea un ponte tra la musica bachiana e il repertorio del ‘900, da Ligeti a Hindemith, fino a Berio e Sollima; Kaelan Mikla (Piazza delle Monache, 12/07 ore 22.30) giovane trio islandese tutto al femminile dedicato al synth/post-punk; Irena Kotvitskaya che presenta a cappella l’arcaica ma vivissima tradizione canora della Bielorussia (Piazza delle Monache 14/07 ore 23).

Novità tra i dj set, i risvegli morbidi dalle 9 di mattina a mezzogiorno di Tropicantesimo (8-12 luglio, Scuola Elementare Pascucci). Si chiude in un bagno di sudore con l’eccentrico dj set dell’affezionatissima Silvia Calderoni.

QUI IL PROGRAMMA COMPLETO