Una decina di anni fa, nell’estate del 2013, ebbi la fortuna di assistere ad alcuni concerti al teatro verde dell’isola di San Giorgio, resuscitato per l’occasione, dopo decenni di oblio e sporadiche frequentazioni*: Patti Smith, Kings Of Convenience e Ludovico Einaudi con Paolo Fresu. Quella rassegna vide, su Venezia, la transitoria presenza, nelle vesti di promoter, dell’agenzia milanese Ponderosa Art & Music. Purtroppo l’esperienza (molto positiva) non fu replicata. Ogni tanto, negli anni successivi mi è capitato di ripensare con rammarico a quell’anfiteatro così originale, un po’ eccentrico, nascosto come uno dei tanti segreti della laguna e fatalmente inutilizzato. Anche in occasione di altre iniziative che hanno reso accessibile il contesto “naturale” dell’isola di San Giorgio, come le Vatican Chapels, il teatro verde rimase timidamente in disparte, come una specie di “convitato di pietra”.
Forse è presto per parlare di una sua completa rinascita a servizio di azioni performative, anche perché a farlo cadere in disgrazia (dal 1975) hanno contribuito notevoli criticità progettuali, come il fatto che camerini, servizi e fossa dell’orchestra si trovino a un quota inferiore al medio mare e quindi possano essere più facilmente sommersi dalle maree. Un emblema veneziano. A dirla tutta, poi, ricordo di aver scambiato a riguardo due parole post-concerto proprio con Einaudi, l’acustica dei materiali con cui è costruito non è delle migliori e rappresenta una sfida sia per i fonici sia per chi esibisce sul palco. Di certo la lieta notizia di questo 2022 è che la struttura nella sua magnificenza (le foto parlano da sole, improvvisamente la “magna grecia” in laguna), voluta da Vittorio Cini e inaugurata nel 1954, dal prossimo 10 aprile 2022 torna a essere visitabile. L’anfiteatro all’aperto, capace di ospitare fino a 1.500 persone, nel corso del 2021 il Teatro è stato oggetto di un grande progetto di recupero a cura della Fondazione Cini grazie alla partnership con Cartier.
I visitatori di Homo Faber Event 2022 potranno accedere al Teatro Verde nell’ambito della manifestazione dal 10 aprile al 1 maggio 2022 (homofaber.com), mentre a partire dal 20 maggio 2022 il teatro sarà inserito nel programma di visite guidate della Fondazione Giorgio Cini (informazione e biglietti visitcini.com).
Il Teatro Verde prende il nome dalle siepi di ligustro collocate sugli schienali delle sedute in pietra, ma ha anche la caratteristica fondamentale di fondersi con il paesaggio offrendo la Laguna di Venezia come una naturale quinta teatrale. Quest’ultimo intervento di restauro oltre alla pulitura delle sedute in marmo, valorizzandone i materiali e le cromie, ha visto la ripiantumazione del ligustro oltre che la potatura di arbusti e alberature proprio per restituirne gli straordinari scorci lagunari.
In occasione dell’apertura ad aprile, sarà possibile vedere un’anticipazione del film site specific, “La Maschera del Tempo” un’opera audiovisiva ispirata alla storia e architettura del Teatro Verde, creata da Mattia Casalegno in quattro atti: la Storia, gli Spettacoli, il Presente e il Futuro. Sì, il futuro, pensando alle potenzialità di questo piccolo tesoro recuperato già mi viene da fantasticare.
* Un po’ di storia
Sul palcoscenico del Teatro Verde si sono alternate, dal 1954 in poi, titoli d’arte performativa come «Resurrezione e vita», su musiche veneziane rinascimentali, l’«Arianna» di Benedetto Marcello, le «Baruffe Chiozzotte» di Goldoni e una serie di «Nô» giapponesi. Negli anni seguenti si sono succeduti il Teatro di Atene con l’«Ecuba» di Euripide e l’«Edipo Re» di Sofocle, il Théàtre populaire de France, con il «Don Juan» di Molière e la «Ville» di Claudel, la Compagnia di Annie Ducaux con la «Bérénice» di Racine, e quella dell’Oxford Playhouse con « Il sogno di una notte di mezza estate» di Shakespeare, più diverse compagnie italiane.
Nella primavera del 1999 una convenzione tra la Fondazione Cini e La Biennale di Venezia ha consentito, dopo quasi 25 anni, la riapertura al pubblico del Teatro Verde. La nuova inaugurazione si è tenuta il 30 e 31 luglio dello stesso anno con lo spettacolo “Parabola” di Carolyn Carlson. Il 2000 ha consolidato il rilancio dello spazio e nel 2001 è stato promosso un programma molto articolato di progetti, produzioni e prime assolute, dalle Danze Maori alle avanguardie occidentali per finire con una riduzione teatrale di Edoardo Sanguineti “L’amore delle tre melarance” di Carlo Gozzi. Il 2002 è stato caratterizzato da spettacoli di danza contemporanea. Il teatro è entrato poi in funzione nel 2007 e nel 2013. Nel 2016 è stato inserito tra i Luoghi del Cuore del Fai.