Dopo l’inaugurazione lo scorso 9 novembre con un concerto dell’Orchestra Verdi si è ufficialmente aperta una nuova era per il teatro Gerolamo, fondato nel 1868 e chiuso dal 1983 per problemi di sicurezza.
Grazie alla mecenatesca iniziativa privata della storica proprietà, l’immobiliare Sanitaria Ceschina, la sala di piazza Beccaria è stata da poco restituita ai cittadini milanesi a seguito del completamento dei lavori di consolidamento, in parte con un restauro conservativo, riportando la struttura della “piccola Scala” allo stile originario con una nuova macchina scenica e un nuovo arredo in verde – pur sacrificando una parte della capienza ridotta a 209 posti –, in parte valorizzando il teatro in maniera polifunzionale, dotandolo di ascensore e nuovi spazi.
«Il Gerolamo tornerà in scena ricominciando come si era cominciato, ribadendo cioè anzitutto la sua vocazione come struttura ideata per spettacoli di marionette: apriremo le porte al pubblico il 15 febbraio con il primo spettacolo che inaugurò nel 1868 questa sala, Il matrimonio segreto, secondo il copione originale adattato da Carlo Colla II per la sua omonima compagnia» ha dichiarato il direttore artistico Roberto Bianchin, già consulente della Fenice di Venezia. «Tra i personaggi in scena anche Gerolamo, la maschera piemontese che ha dato il nome a questo teatro, portata a Milano dal marionettista astigiano Giuseppe Fiando. Per l’occasione il teatro verrà arredato anche da molti altri cimeli quali manifesti, locandine e storiche marionette della collezione Colla. E poi altri spettacoli marionettistici, anche nella prospettiva di creare un festival annuale».
In onore all’originaria gestione del teatro, che prevedeva anche spettacoli dialettali, torna il celebre regista Filippo Crivelli – che firmò al Gerolamo negli anni Sessanta spettacoli leggendari come Milanin Milanon e portò alla ribalta, tra i tanti artisti che calcarono queste scene, Milly, Laura Betti, Enzo Jannacci e Tino Carraro – con un nuovo spettacolo d’ispirazione milanese, in esclusiva il 23 e 24 febbraio.
Come lo stesso regista afferma però «l’importante è avere la cultura e non il culto della memoria», dunque oltre a storiche riprese di tradizione o ai monologhi di prosa sulla mala milanese dello scrittore Piero Colaprico, è prevista, per questo nuovo “scrigno dei sogni”, un’apertura a nuovi linguaggi: dai recital di canzoni d’autore passando per la musica classica con i concerti dell’Orchestra Verdi e il jazz del pianista Gaetano Liguori, accompagnato dal suo “Idea Trio” in Confesso che ho suonato, autobiografia intrecciata alla storia del jazz e Non sparate sul pianista, in anteprima il 26 maggio; spazio anche alla lirica raccontata tra fatti, misfatti e gustosi retroscena con lo spettacolo Il buffo dell’opera di Antonio Lubrano e la sua compagnia di canto.
Vera novità poi le incursioni nella danza – in collaborazione con il Festival di danza contemporanea di Torino e la presenza di un’autentica étoile come Luciana Savignano – e nel circo contemporaneo con gli acrobati della compagnia QuattroX4. Alcuni spettacoli saranno accompagnati da mostre a tema e giornate di studio realizzate in collaborazione con il dipartimento di storia dello spettacolo dell’Università degli Studi di Milano.
«Questa sorta di anteprima della futura stagione 2017-2018, nella quale riprenderemo alcune perle dei 150° anni passati ma anche del contemporaneo, segna l’inizio di un percorso caratterizzato da precise vocazioni artistiche, in dialogo con la tradizione del teatro e le sue trasformazioni. La risposta degli spettatori a questi primi “assaggi” ci aiuterà ad orientare le nostre scelte future», afferma Bianchin.
Decisiva in questo progetto la collaborazione con altri partner nell’obbiettivo di una programmazione economicamente autonoma. E data l’assenza dell’assessore alla Cultura Del Corno o un rappresentante comunale viene spontaneo chiedere quali siano i rapporti col Comune: «Sono buoni ma la volontà di una programmazione autonoma si rispecchia anche nell’indipendenza dal finanziamento pubblico, al quale per ora, salvo alcune iniziative da valutare, non abbiamo intenzione di accedere» spiega l’avvocato Vittorio Angiolini in rappresentanza della Proprietà, Sanitaria Ceschina & C. S.p.A. «Intendiamo rimanere indipendenti per essere il più possibile aperti a tutti, complice il sostegno dei teatranti milanesi».
«In questo momento non pensiamo in particolare all’aiuto di nessuno» afferma l’architetto Asano Chitose, direttore generale del Teatro Gerolamo. «Per ora continuerò a tutelare questo teatro per poi cederlo in futuro a chi abbia le competenze per gestirlo meglio di me. In questi mesi sarà necessario definire il prima possibile un team tecnico che mi sostenga nella definizione di un cartellone che preveda, in alternanza agli spettacoli, altri appuntamenti in una logica di marketing in accordo ad altri eventi milanesi».
Luisa Pisano, direttore del Marketing, Eventi e Sponsorizzazioni, sottolinea: «Il nuovo teatro, che include la Biblioteca della Casa Editrice Ceschina e, al piano sotto la platea, un ambiente adatto per esposizioni d’arte, torna a rinascere anche come spazio per presentazioni, mostre, conferenze stampa, sfilate, set fotografici, cene di gala e spettacoli privati. Sarà importante supportare efficacemente la programmazione artistica con un calendario di eventi privati e sponsorizzazioni, quali e fonti di sostegno economico oltre alla Ceschina».
Sia per iniziativa pubblica o privata, la riapertura e la riqualificazione dello storico teatro delle marionette come spazio inedito resta di fatto un dato positivo, tanto quanto i lavori in atto al Lirico, a testimoniare ancora una volta il valore culturale di Milano come capitale teatrale italiana: «L’importante è che oggi il teatro risorga occupando un ruolo inedito in una città geograficamente e socialmente cambiata in modo radicale. L’ora della rivincita del Gerolamo è comunque scoccata», afferma l’avvocato Angiolini.
E qualsiasi sarà il futuro del Gerolamo resta ammirevole l’autentico coraggio di una certa borghesia lombarda ancora disposta a mettere di tasca propria patrimoni in nome di una vera sfida culturale prima ancora che artistica – perché di sfida si tratta – tanto più di questi tempi.
Dunque, prima di tutto, ben tornato Gerolamo.