Torna in città il Book Pride, l’evento meneghino che fa da rappresentanza per l’editoria indipendente nazionale, per la cultura e i temi librari. Quest’anno lo trovate da Superstudio Maxi – zona Barona, a pochi metri da Famagosta – e con uno statement che di prim’acchito ci rimanda immediatamente alle istanze Negriane e Hardtiane: Moltitudini. Ma abbandoniamo subito queste suggestioni, per dire che è anche vero che la moltitudine di cui si parla qui è quella dell’autore per eccellenza, di quel “tu” montaliano la cui intuizione più efficace la vince quel fuggiasco veggente di Rimbaud con il celebre «Je est un autre», Io è un altro – ma non vogliamo mica fare grandi e grosse citazioni, dando noia alle interpretazioni lacaniane del sommo. Insomma, l’autore come tanti, come “moltitudine”, e quasi per necessità: perché per raccontare, per scrivere, bisogna saper vivere ben oltre i confini di sé: sapersi vivere in ciò che pensano gli altri, e allora saper pensare con e assieme agli altri, in un movimento che ci viene da dire felicemente proiettivo, schizofrenico, un po’ come essere in quaranta in un labirinto di specchi e cercarsi tra centinaia di riflessi.
Moltitudini perché si sa: per raccontare, per scrivere, bisogna saper vivere ben oltre i confini di sé.
I temi dell’orgoglio librario di quest’anno partono tutti da qui, dall’essere in tanti, dall’essere uno ma legione, richiamando così da una parte il successo di un claim d’ascendenza biblica e assieme le immagini di V per Vendetta all’interno di quello strano fenomeno di Anonymous, ma questa è un’altra storia, è soltanto suggestione. Insomma, il Book Pride parte dalla possibilità infinita dell’essere tutti e da tutte le parti, come dimostrano le sezioni in cui si distribuiranno i circa 200 eventi con altrettanti editori, autrici e autori. Andiamo in ordine.
Abbiamo Dediche, che riferisce ovviamente a chi è riuscito a sfondare i limiti di uno sguardo, a portare le sensibilità altrove. Qui ci sono per esempio Pasolini e Manganelli, con i centenari dalla nascita, ma anche Joan Didion e Bell Hooks, a ribadire – se vogliamo – la necessità oggi di ricorrere ancora a un pensiero radicale, critico, con tutte le responsabilità che ne convengono.
Poi c’è Vivere tutti, da tutti i lati, che coglie appieno nei versi di Pessoa quel farsi altro della letteratura, dell’essere tutto e tutti ma rimanere sempre uno, una vita che si moltiplica nel raccontare storie. Qui ci saranno scrittori, traduttori, lavoratori dell’editoria libraria, perché non è soltanto scrivendo che si va a esser altro da sé, ma pure leggere, cari amici, tradurre, editare, vi porta altrove, perché in fondo bisogna essere disposti a entrarci nelle cose, e quindi lasciarsi trascinare ovunque – altrimenti che senso ha? –, un po’ come la copertura di Stazione Centrale lanciata dal Favonio due lunedì fa.
Passiamo a una delle parole del momento, di quelle che rendono i baffetti tremuli alla pronuncia: Prossimità, che nell’orgoglio librario la possiamo pensare come prossimità alle persone, alle cose, e ovviamente ai luoghi che si scelgono di raccontare. Perché se è vero che “io è un altro”, io sono pure paesaggio quando mi pare e piace.
Sapete come va a finire. Con un’altra libreria e lo spazio di casa che scarseggia.
In chiusa, un’altra parola che ha assunto negli ultimi anni una ricorrenza notevole: Alleanze. Se sulla moltitudine trovavamo un’affinità notevole col bel Toni Negri, le alleanze in questi contesti non posso slegarsi dalla Donna Haraway; e infatti, il Book Pride richiama qui tanto le comunità umane che non, interrogandosi sulle possibilità intersezionali dei conflitti della contemporaneità. Dall’insistenza sulle analisi di classe e lavoro (anche, ovviamente, editoriale), fino all’emergenza climatica – perché, confidando che lo sappiate ormai tutti, non è bello parlare di crisi ecologica senza considerare i conflitti di classe che la costituiscono.
Insomma, l’editoria a Milano torna alla ribalta. Armatevi di attenzione, borsette di tela rigorosamente cool e il più ampie possibili. Sapete come va a finire. Con un’altra libreria e lo spazio di casa che scarseggia.