Se hai visto Una battaglia dopo l’altra, il recente monumentale film di Paul Thomas Anderson, è facile che il ritmo senza sosta delle scene, mantenuto e accelerato dalla colonna sonora di Jonny Greenwood, ti abbia tenuto incollato alla poltrona. Il montaggio minaccioso, la tensione crescente e i brevi momenti di calma (spesso costruiti intorno ai dialoghi), sono resi ancora più drammatici da pianoforte e percussioni ansiosi, jazzati e dissonanti. A spezzare la musica originale, quasi onnipresente, esplodono improvvisamente dei grandi classici (da Eye of the Tiger all’ovvio Revolution.. di Gil Scott-Heron), a creare un “mixtape frenetico e anacronistico” che completa il tono surreale e caotico del film, creando un’esperienza di ascolto coesa ed emozionante.
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SLAM – Sounds Like A Movie: musica da film a Milano
La prima edizione del festival dedicato alle colonne sonore.
Scritto da Raffaele Paria il 6 novembre 2025
La colonna sonora è ormai sempre più emotivamente intelligente, ogni scelta sonora una decisione narrativa. Gli addetti ai lavori lo sanno bene: in molte produzioni recenti infatti, la musica è scritta parallelamente alla sceneggiatura, modellando l’andamento delle sequenze e il ritmo dei dialoghi. In poche parole, la musica contribuisce ormai a pieno titolo alla costruzione del senso complessivo del film.
Di questi tempi oltretutto, ci si muove in territorio ibrido: se i temi iconici à la “Star Wars” spesso non vengono ascoltati al di fuori del film stesso, le nuove colonne sonore cinematografiche assumono nuova vita sui social, nei videogiochi, nei remix amatoriali e nelle interazioni online tra appassionati (solo su Reddit si trovano decine di gruppi di conversazione dedicati). In un mondo saturo di immagini, la vera innovazione passa quindi per l’ascolto: sempre più spesso gli autori contemporanei privilegiano l’impatto emozionale e timbrico rispetto alla linearità melodica.
I critici diranno che oggi le colonne sonore dei film sono generiche e meno iconiche rispetto al passato, ma la verità è che le cose sono cambiate. E’ cambiata l’estetica, la tecnologia, la percezione dello spettatore, la fruizione della pellicola, con sempre più produzioni pensate per lo schermo di casa o addirittura per quello da tasca. E così spesso si lavora per sottrazione, specie chi fa uso di elettronica minimalista, tra rumori ambientali e costruzione del suono in presa diretta. Ennio Morricone di questo minimalismo ora molto in voga è stato il capostipite, usando per primo il silenzio come strumento.
A proposito di Morricone, celebrato in Triennale nella giornata conclusiva di SLAM, il nuovo festival di colonne sonore dentro agli spazi di Triennale Milano, viene da pensare che in tempi di “social media first” l’appassionato di cinema non abbia chiaro cosa renda “buona” una colonna sonora cinematografica. È una colonna sonora che resiste alla prova del tempo grazie alla sua popolarità culturale? Oppure c’è qualcosa di avvincente in una colonna sonora meno nota, ma musicalmente complessa?
In tre giorni di talk, approfondimenti, screening, concerti e dj set ne usciremo sicuramente con le idee più chiare, certi di approfondire sempre più il segreto delle colonne sonore: essere invisibili ma essenziali, parlare anche quando tutto tace.