L’editoria indipendente è come la domanda sull’antropologia nel Parthenope di Sorrentino: una questione eccitante perché irrisolvibile. C’è chi associa l’indipendenza creativa a quella economica, chi crede nel sostegno dei brand, chi punta tutto sulle penne e chi sulla grafica, altrə sperimentano con nuovi medium e altrə ancora fanno una forsennata ricerca old school negli archivi del mondo. Il panorama delle pubblicazioni indipendenti è variegato e conflittuale, riguarda lo scorrere e non la fissità del tempo, ed è forse proprio la conflittualità tra le sue anime a rendere questa editoria diversa da quella tradizionale, che ha una narrazione più stabile e riconoscibile.
SPRINT – Independent Publishers & Artists’ Book Salon inaugura venerdì 22 novembre la sua dodicesima edizione. Figlia di un’idea di O’ associazione non-profit e della decennale esperienza dell’artista Dafne Boggeri nella stampa alternativa, la rassegna, nata milanese e ormai internazionale, ogni novembre raccoglie le anime di questa editoria non più riducibile a una sola definizione di indipendenza, post movimento e post internet.
Ma veniamo a noi: cosa ci attende a SPRINT 2024?
Iniziamo dalle otto mostre di quest’anno, che inaugurano venerdì 22, una giornata importante perché SPRINT non è mai stata “solo” una fiera di editoria ma è un ecosistema di mostre, performance, screening, studio visit, talks, workshops e super party.
Presso Spazio Maiocchi ZICZIC edizioni e Atelier Bizzarro raccontano l’esperienza tra il personale e il politico del MAD – Movimento Autonomo Donne, un gruppo femminista separatista nato nel 1976 a Lecce che come spesso accade, se non fosse stato per un archivio – quello di Luisa Rizzo – sarebbe stato dimenticato dalle grandi narrazioni sul movimento femminista. Sempre da Spazio Maiocchi, basta spostarsi in una piccola stanza adiacente per entrare nel mondo di Shrub – collettivo artistico singaporese che per la prima volta espone in Europa. Da SPRINT il gruppo sublima l’atmosfera dell’ex negozio di chiavi dove quotidianamente lavora a contatto con la comunità diasporica del sud-est asiatico, in azioni collaborative e iniziative comunitarie. Gutter Lounge comprende stampe, videoproiezioni e auto-produzioni risograph dellə artistə e amichə del collettivo – uno spazio da attraversare a bordo fiera.
Da Artifact in via Maiocchi 5 ci aspetta invece una mostra ispirata a un libro, Seeing <—> Making: Room for Thought di Susan Buck-Morss, Kevin McCaughey, Adam Michaels edito dalla losangelina INVENTORY PRESS – di cui parleremo più tardi. Il volume si presenta come un processo magistrale (e complesso) che scandaglia, storpia e critica l’infodemia della cultura visiva contemporanea, tra riflessioni politiche e rifacimenti frankenstein di materiale ritrovato nel mondo online e offline. Come reagirebbero maestri della contestualizzazione delle immagini come John Berger e Walter Benjamin alle nostre finestre digitali? Colliding Into New Relations prova a immaginarlo.
Già di venerdì quando, dopo qualche ora di chiacchiere e di sfregamenti di carta, uscirete a fumarvi una zizza o a prendere un po’ d’aria, nel cortile di Spazio Maiocchi vi accoglierà il consueto Billboard, quest’anno curato dall’artista cinese-americano Jeffrey Cheung (co-founder di Unity Press), che celebra la queerness nella cultura skate e Do You Want Us Here or Not, un’opera dell’artista Finnegan Shannon, che si concentra sull’architettura inospitale verso i corpi con disabilità. L’ultima mostra è in collaborazione con la Pinacoteca Agnelli che, direttamente da Torino, dialoga per il primo anno con SPRINT.
Un’altra chicca del 22 (su prenotazione) sarà la visita Show-and-Tell da Compulsive Archive, incredibile realtà milanese in Via Natale Battaglia che raccoglie uno degli archivi più importanti in Italia per le pubblicazioni punk e le fanzine femministe degli anni ‘90 e 2000. Compulsive Archive è un personalissimo progetto della filmmaker e archivista audiovisiva Giulia Vallicelli che ha dedicato la sua vita a marcare le traiettorie di quei gruppi di donne dimenticate nei movimenti punk e riot, con l’etichetta discografica Vida Loca Records e negli anni Novanta con il mailorder di distribuzione di zine e autoproduzioni PXMXD (Porca Ma Donna). Per questo evento Vallicelli tirerà fuori dagli archivi alcuni originali di fanzine presenti in OUT OF THE GRID. Italian Zine 1978-2006 (l’imponente volume edito da Dafne Boggeri in collaborazione con Sara Serighelli, Marta Zanoni e Ilenia Arosio e pubblicato l’anno scorso per SPRINT che raccoglie le zine italiane che hanno fatto scuola e storia e di cui abbiamo parlato qui). Io sono iscritta al primo slot, voi?
Nei due giorni di Art Book Fair – sabato 23 e domenica 24 novembre – negli spazi di Spazio Maiocchi e Regina Giovanna ci muoveremo invece tra ben 180 realtà provenienti da 29 paesi diversi. Dunque mi sembrava giusto munirvi di una piccola lista delle new entries, lə publishers che espongono per la prima volta a SPRINT (e in alcuni casi per la prima volta in Italia). Con Gloria Glitzer andiamo alla scoperta di alcune pubblicazioni dal sud-est asiatico, mentre dalla tormentata Atene ci raggiungono due realtà editoriali: Never Brush My Teeth con le sue zine da fuochi d’artificio e Margarita Athanasiou con delle pubblicazioni tra denuncia sociale e fiction come RVLTNR GRL, una conversazione immaginata con la protagonista del manga Revolutionary Girl Utena. Gli italiani Tamu (da Napoli) propongono saggistica su temi come l’ecologia decoloniale, la migrazione e la salute queer con un approccio meridionalista. Impossibile poi non menzionare e-flux (New York) che oltre al più conosciuto sito web pubblica anche il trimestrale Index, una chicca per gli studi culturali contemporanei che raccoglie le migliori penne della critica d’arte, cinematografica e architettonica. Zero-Editions da San Paolo fa un lavoro ancora diverso concentrandosi sulle associazioni tra immagini user-generated. Per chiudere, le statunitensi INVENTORY PRESS (Los Angeles) e Unity Press (San Francisco) enfatizzano rispettivamente lo studio delle sottoculture e le rotule rotte della scena artistica skate.
No-profit e gratuita per gli espositori e per il pubblico: solo SPRINT in Italia funziona così (bene) – e ormai lo sapete. Quello che forse ancora non sapete però è che da tre anni la rassegna premia alcunə dellə publishers selezionatə per l’Art Book Fair, con un sostegno economico per la ricerca e la produzione di nuove pubblicazioni da presentare l’anno successivo in fiera. Il premio si chiama SURPRIZE – Supporting Publishing Practices e se volete sapere chi sono lə due vincitricə del 2024 c’è da venire il sabato (così, per chi come me acquista compulsivamente, ci accaparriamo anche le pubblicazioni migliori ;) )
I talks, lo sapete, da SPRINT sono pochi ma buoni – cosa rara – e sono forse la parte più luminosa di questa fiera, nell’enfatizzare tutte le piccole intersezioni tra trend grafici, strategie editoriali e movimenti controculturali. Ve ne racconto due, entrambi domenicali. Il primo (alle 14:00) coinvolge l’artista visiva e sonora Luiza Luz prima in una performance fondata sulla pratica di deep listening come strumento per la giustizia ecologica e poi nella presentazione di un libro che propone un nuovo approccio educativo ai temi del cambiamento climatico. Mentre dalle 18:00 Michele Galluzzo e Ben Schwartz analizzeranno il fenomeno della contraffazione grafica e visiva dei brand della cultura mainstream – giochi interessantissimi dove l’avanguardia artistica diventa pop e viceversa. Come l’anno scorso i talks si tengono nello spazio di Regina Giovanna. Per trovare il vostro preferito vi rimando al programma.
Sostenere questo progetto che da dodici anni ci ricorda che l’indipendenza non è solo editoriale ma è un’attitudine che tuttǝ – a modo nostro – possiamo mantenere nella vita.
Intanto, tra i giocolieri delle grandi testate, gli scrutatori del nuovo mondo e gli archivi che cercano di catturare bagliori dal vecchio, io con voi mi muoverò come sempre tra i banchetti di SPRINT, alla ricerca – tutta umana – di una definizione personalissima di indipendenza, che – sono certa – anche se non troverò mi farà venire voglia di animarmi, di lottare, di scrivere, di montare e di collaborare. Perché in fondo è a questo che serve questa editoria, in qualunque modo desideriamo chiamarla.
E anche se di libri, poster e zine vi interessa poco e nulla, forse vi piacerà muovere qualche passo con noi sulle sonorità mutanti e post-identitarie messe insieme dal collettivo TOMBOYS DON’T CRY al Fundraising Party – A CHE PUNTO SIAMO DELLA NOTTE? che chiude la giornata di sabato 23 (location segreta ma sappiamo che saremo ancora nell’intensa Milano nord e sappiamo pure che per riservare il proprio posto c’è bisogno di registrarsi qui). E poi, insomma, se proprio volete essere un pubblico difficile e non gradite neanche questa idea, acquistare un biglietto è un buon modo per sostenere la raccolta fondi di questo progetto che da dodici anni ci ricorda che l’indipendenza non è solo editoriale ma è un’attitudine che tuttǝ – a modo nostro – possiamo mantenere nella vita.
Ci vediamo tra qualche giorno, con i polpastrelli formicolanti di novità, a SPRINT 2024!