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Stockhausen tra terra e cielo

Nella torre iperboloide di Porto Marghera risuona "Tierkreis" del celebre compositore tedesco e diventa un disco, pubblicato ora da 19'40'

Scritto da Enrico Gabrielli il 28 aprile 2020
Aggiornato il 29 aprile 2020

Foto di Andrea Morucchio

Prima di leggere dovreste sapere cos’è e dove sta la torre, cosa fa l’etichetta 19’40” ed “eventualmente” chi è Stockhausen. Ci sono i link, non ci piacciono i preamboli eccessivi e non vogliamo sporcare con questo corsivo le belle parole che Enrico Gabrielli ci ha regalato a latere del suo passaggio lagunare. Vi bastino tali coordinate: il 7 giugno 2018 gli Esecutori di metallo su Carta sono ospiti di un evento al Fondaco Dei Tedeschi, il giorno dopo salgono all’ultimo piano di una vecchia torre industriale di condensazione alta 50 metri con i loro strumenti e incidono un disco. “Karlheinz Stockhausen, Tierkreis – the upside down versions” è il titolo. Le zodiacali partiture del compositore tedesco dopo aver risuonato “segretamente” tra le curve sinuose della terrazza industriale, vengono alla luce ora, pubblicate l’11 aprile 2020, attraverso l’etichetta 19’40”. Manca solo una cosa: come sono finiti lassù, a Porto Marghera, i quattro musicanti? È l’arte di “far accadere cose” legata all’embrionale espressione di quella che poi diventerà l’associazione Ver-v di cui spesso abbiamo parlato e parleremo su Zero Venezia. Sipario.

De sidero Tierkreis
Nel 1981 venne pubblicata una “Storia della musica a fumetti”, edizione Mondadori, del tutto simile al formato delle tre “Storia d’Italia a fumetti” di Enzo Biagi. Probabilmente alcuni di noi nati alla fine degli anni Settanta se lo ricordano. Si trattava di un librone bianco dove la musica era raccontata, come diceva la didascalia, “dalla preistoria ai giorni nostri”. È un ricordo sbiadito e dovrei controllarne la veridicità ma son certo che lì dentro vi era nominato, nelle ultimissime pagine, l’enfant terrible di Darmstadt Karlheinz Stockhausen assieme al sodale Pierre Boulez. Come testo d’avviamento alla storia della musica era un ottimo lavoro, ben più poderoso di quanto una casa editrice didattica di oggi possa immaginare di fare. Il fatto che nel 1981 si considerassero le avanguardie una parte costitutiva della divulgazione infantile era un fatto degno di nota.
Passati ormai quarant’anni, il mio atteggiamento nei confronti della musica ha subito innumerevoli passaggi di alambicco. Grazie a 19’40’’ però ho potuto riammettere nelle esperienze personali il prurito, mai estinto, per la ricerca e la divulgazione. Assieme a me Sebastiano De Gennaro, che in questo caso è perno essenziale per la vicenda discografica in oggetto, ha tolto i panni sozzi dell’intrattenitore e ha indossato il vestito carminio dell’alchimista immergendosi nella rielaborazione di ciò che probabilmente per lo stesso Stockhausen è stata una svolta nella sua poetica: i Tierkreis.

Interno della torre Vht (Venezia Heritage Tower)

Cosa sono i Tierkreis? In sostanza sono dei temi seriali pensati per un’immaginaria celebrazione del sistema zodiacale (dodici segni, dodici suoni e tutte le dovute eccezioni numerologiche).
In origine erano concepite per carillon. In seguito poterono essere eseguite con organici strumentali di qualsiasi tipo e di certo questa apertura timbrica ha decretato il successo di questo lavoro che consta di decine di incisioni e rappresentazioni sceniche (come ad esempio il Musik im Bauch del 1976).
Ogni tema ha semplici istruzioni parametriche di “montaggio” (dinamica, forma, colore) che mettono in risalto il carattere interiore del tema. Ricordo che Sebastiano si è confrontato con l’esperto italiano di Stockhausen Massimiliano Viel, a cui va la nostra gratitudine per alcuni consigli fondamentali sulla gestione del materiale.
Considerato che la Libertà, nei brani di questo tipo, è una materia da maneggiare con cura (l’uso della “maiuscola” di questi tempi è un guilty pleasure), è stato approntato da Sebastiano un kit pratico di regimentazione timbrico che potesse da un lato ridurre al minimo la retorica del colore, e dall’altro riprodurre la gioia dell’infanzia perduta. L’utilizzo delle sole tastiere giocattolo quindi è stata un’intuizione quasi necessaria. E un unico elemento lirico (il violino e la viola di Yoko Morimyo) ha potuto stagliarsi come una torre campanaria su un villaggio di casette basse.

foto di Maria Guzzon | elaborazione grafica di Lorenzo Brusci

Il tempo dell’ascolto di questa musica è un tempo “altro” e per quanto si voglia seguirlo lui sfugge al desiderio cronometrico. Non è un caso: la registrazione curata minuziosamente dal collettivo veneziano Ver-v avvenne dentro una torre industriale nella deserta Marghera durante il crepuscolo di un inizio estate di alcuni anni fa. La luce del giorno, nel procedere con la sessione usò noi quattro musicisti (Sebastiano De Gennaro, Giovanni Mancuso, Yoko Morimyo, Enrico Gabrielli) come gnomoni e il lento apparire delle ombre crepuscolari decretò la fine del racconto emotivo. E noi non avevamo idea di che ore fossero.
Nel frattempo il mio amico di lunga data Lorenzo Brusci (MUSST DESIGN) aveva già elaborato il materiale scaturito da una nostra esibizione ad AngelicA nel 2016. Questo lavoro di meta-phasing di Lorenzo era stato pensato con l’idea successiva di rieseguire la partitura partendo dall’anamorfosi elettronica: una Tierkreis al setaccio digitale, potremmo dire.
Tutto rimase congelato fino al momento in cui venne programmata l’uscita nell’aprile 2020, mese in cui le effemeridi avrebbero fatto faville, la Luna al perigeo, Venere nelle Pleiadi…
Chi mai avrebbe detto che questo sarebbe stato un anno astronomico e astrologico decisamente illogico?
Ma a distanza di anni dalla sua concezione, la logica simbolica di Tierkreis può tracciare una via d’uscita sonora in quel che sarà il momento più silenzioso della razza umana.

PS. Il caro amico Emanuele Wiltsch Barberio, come il Cantagallo nel Robin Hood della Disney in realtà sarebbe stato il migliore cantastorie per questa vicenda. Mi ha chiesto di scriverne e ho accettato di buon grado. In questi giorni, in fondo, pensare di scrivere è meglio che pensare di suonare. Per cui lo ringrazio per questo prezioso diversivo.

Per l’ascolto questo è il link su bandcamp,  questo è il sito istituzionale della torre e del progetto Venezia Heritage Tower. Enrico Gabrielli è polistrumentista, compositore, scrittore, fondatore dell’etichetta 19’40” con Sebastiano De Gennaro, Francesco Fusaro e Tina Lamorgese. Ha fondato Mariposa, Calibro 35, The Winstons, collabora con Pj Harvey, Mike Patton, Afterhours e molti altri.