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Tavolo riservato per uno

Mangiare da soli non è un crimine

Scritto da Martina Di Iorio il 12 marzo 2019

Foto di Tim Mossholder

Milano è una città che può provocare solitudine. La giornata non trova spazio per modellarsi sui rapporti umani: in metro, nelle strade, ai semafori, eserciti di uomini e donne a testa china. Non si parla con il vicino, non si chiedono indicazioni stradali, non ci si guarda negli occhi, non si rimorchiano sconosciuti. Eremiti urbani che invece di ritirarsi in un’isola a largo di Goa diventano camaleontici, confondendosi nel tessuto cittadino fatto di luoghi che, invece, dell’aggregazione si fanno portabandiera.
Una solitudine che ci si modella intorno, che molto spesso bramiamo, stanchi di rapporti umani veloci e inconsistenti. Essere soli diventa una scelta auto imposta, uno state of mind, quasi un premio che ci si regala e che nella maggior parte delle ipotesi è l’unico modo per trovare altri estranei compagni in questa condivisione di mondo.
La città offre centinaia di luoghi di aggregazione: dai bar che spuntano come funghi alle centinaia di ristoranti che la fanno assomigliare sempre più a una grande capitale internazionale, prendendo anche i suoi vizi. Wi-Fi, connessioni ultra veloci, coffee shop che ti imbruttiscono con la falsa bandiera del take your time, la retorica di essere slow e alla fine dei conti comunque soli. In questo panorama, anche quello che per eccellenza è un atto di condivisione – o per molti tale -, come mangiare, si riscrive a questo mantra.

Mangiare da soli può essere una cosa divertente. Se si allontanano i pregiudizi, il timore di sembrare un escort o un pazzo che aspetta qualcuno che non arriverà mai, mangiare da soli è un’attività che nasconde un grande senso di consapevolezza in sé stessi. Quante volte avete preferito portare via il pranzo o la cena invece che sedervi in un comodo tavolo per una sola persona? Intimoriti di sembrare degli sfigati apolidi, quante volte avete consumato fast food d’asporto davanti alle serie TV invece che scendere nell’osteria sotto casa?
Mangiare da soli ha i suoi benefici a partire dal confort: si sta più comodi, il tavolo è tutto per voi, si assapora meglio il cibo e si è più attenti a quello che capita intorno. I camerieri sono stranamente più gentili e attenti, forse mossi a tenerezza: vi chiedono se tutto va bene, buttano un occhio più spesso al vostro ordine, si sentono più compassionevoli.
Anche dal punto di vista delle relazioni umane, mangiare da soli ha il suo plus. Si incrementano le possibilità di conoscere gente, scambiarsi giudizi, sorrisi, numeri di telefono, contatti Instagram. Succede spesso che di solito si viene accoppiati ad altri tavoli e questo facilita conoscenze con estranei. E poi, diciamoci la verità, chi mangia da solo risulta seducente, per qualche strano motivo.

Dalla colazione alla cena, Milano da mangiare si può vivere da solitari. Che sia il bancone di un bar, di un sushi o di una vecchia osteria, mettete via la corazza del telefono o del libro che non riuscite a finire. Si origliano discorsi, si scoprono persone al loro primo appuntamento, si ride della vita. Altrimenti continuate a leggere e-mail, un magazine o scrollare lo schermo dello smartphone: mangiare da soli presuppone che si possa anche voler stare da soli, nel proprio mondo. Una dritta: potete essere scambiati per un’ispettore della Guida Michelin. Portate un block notes con voi e masticate con stupore, fate roteare il bicchiere, segnate cose a caso. Magari non pagate.

Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2019-03-01