“Quando il petto di una bambina diventa seno? Perché si può mostrare il seno di un uomo ma non quello di una donna? Una donna senza seno è meno donna? Quando il seno di una donna trans diventa una tetta che è proibito mostrare? Perché sui social network si censurano i capezzoli delle donne e non quelli degli uomini? Perché sulle copertine delle riviste o nelle pubblicità vengono mostrati seni di donne iper sessualizzati ma è un problema il seno di una donna che allatta un* bambin*?”
Sono le domande che esplicita a mezzo poster TETTE FUORI, il nuovo intervento di CHEAP in via dell’Abbadia: grafiche, foto, testi e claim tradotti in manifesti che hanno come soggetto precisamente i seni delle donne. L’affissione é firmata in partnership con School of Feminism, piattaforma dedita all’attivismo e alla produzione di contenuti grafici, che torna in Italia con CHEAP dopo aver già realizzato nel 2019 l’intervento di poster “Ringrazia una femminista”.
Il tema dell’iper sessualizzazione del corpo delle donne ad opera del male gaze, la censura del nudo femminile nello spazio pubblico – che sia la strada o un contesto digitale poco importa – quando non si tratta di marketing ma di autodeterminazione, la riappropriazione politica e desiderante del proprio corpo, sono temi che hanno attraversato la riflessione di CHEAP negli anni. Dopo il wall dell’artista canadese MissMe, il progetto curato a giugno del 2020 “La lotta è FICA”, CHEAP torna in strada e continua la ricerca sui corpi con Tette Fuori.
Le grafiche, i testi e le fotografie che compongono i poster, sono tratte dal libro Pechos Fuera, edito nel 2020 in Spagna da Zenith: un testo in cui School of Feminism riprende in esame la rappresentazione dei seni nella storia dell’arte e della comunicazione visiva più contemporanea, accompagnandola da una riflessione politica, sociale e iconografica.
Un invito a rompere i meccanismi di censura sul seno, una racconto corale che riprende narrazioni dirette di donne che a partire dal proprio dato biografico mettono in discussione consolidati stereotipi di una cultura sessista, uno strumento in più per rivendicare il diritto all’autodeterminazione che, evidentemente, passa anche dalla liberazione dei capezzoli.
La ricerca sui corpi e le energie femministe hanno sempre attraversato il lavoro di CHEAP e sarà così anche per questo 202,1 che vedrà il progetto bolognese tornare attivo nello spazio pubblico con nuovi interventi, oltre che con il ritorno della call for artists internazionale: l’invito annuale a contaminare le strade della città rivolto a artistə che si occupano di linguaggi visivi contemporanei è aperto alla partecipazione fino al I° giugno 2021, tutte le informazioni sul sito ufficiale www.cheapfestival.it