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Trap e inclusione: la Milano Mediterranea del Giambellino

Il primo centro d’arte partecipata che parla le lingue del Mediterraneo e i suoi laboratori gratuiti per una rigenerazione dal basso di uno dei quartieri più multiculturali della città

Scritto da Chiara Colli il 10 febbraio 2021
Aggiornato il 14 febbraio 2021

“Inclusività e partecipazione” sono due delle parole che negli ultimi tempi abbiamo sentito ripetere più spesso su ogni tipo di media e in (quasi) ogni tipo di contesto. Due parole che inevitabilmente ci siamo abituati a interpretare con molta cautela, concetti sempre più necessari in questi tempi complessi ma spesso svuotati dal loro effettivo significato perché divenuti “di tendenza”: parole facili per riempirsi la bocca ma difficili da mettere realmente in pratica, concetti che buttati nella mischia finiscono col perdere l’urgenza originaria ma pure la loro aderenza al contemporaneo. Di inclusività e partecipazione concreti e consapevoli hanno un estremo bisogno i contesti urbani, soprattutto in tempi di distanziamento sociale e di diffidenza verso il prossimo, tempi in cui anche uno strumento di condivisione ed emancipazione dagli stereotipi come la produzione artistica è messa seriamente a repentaglio dalla crisi, dall’assenza di spazi e strumenti. Ogni tanto però c’è anche una buona notizia. E la buona notizia arriva da uno dei territori più multiculturali, multiformi e integrati di Milano: il Giambellino.

Milano Mediterranea è una no limit zone in cui far convergere e incrociare traiettorie fino a oggi costanti e parallele

È qui che prima con una call la scorsa estate e poi con una serie di laboratori gratuiti partiti a inizio 2021 prende forma uno degli esperimenti più interessanti e necessari immaginabili nel 2021, Milano Mediterranea. MM è il primo centro d’arte partecipata che fa dialogare le lingue del Mediterraneo che abitano la città, trovando casa in un quartiere la cui storia parla di una sinergia tra culture e visioni diverse, ricchezza assoluta per una società davvero contemporanea e sostenibile (in tutti i sensi). Un nuovo tassello urbano nato per coinvolgere i cittadini e le cittadine del Giambellino nella produzione artistica e nella programmazione teatrale e performativa, attraverso – ATTENZIONE! – un processo partecipativo di immaginazione collettiva del quartiere, guidato dalla regista Anna Serlenga, dall’antropologa Marta Meroni e dal musicista Rabii Brahim. «Una no limit zone in cui far convergere e incrociare traiettorie fino a oggi costanti e parallele: le diverse culture e lingue dell’area mediterranea e il quartiere con il performativo e una nuova comunità trasversale». Mesi di formazione professionale e produzione artistica nel quartiere, con residenze e un festival finale previsto per l’estate di quest’anno.

Un progetto che mira a coinvolgere la cittadinanza in una visione collettiva davvero “decoloniale”, che metta in dialogo il territorio e la consapevolezza di esso attraverso il Comitato di Quartiere – un gruppo eterogeneo di abitanti, lavoratori, affezionati al Giambellino-Lorenteggio, molti dei quali facenti parte del CD GIAMBELLINO, CDE CRETA, CDE IRDA, Dynamoscopio, Colorificio, Officina della Produzione, Teatro La Creta – potenziandolo attraverso la formazione da parte di professionisti ma pure attraverso la volontà di generare una produzione artistica che valorizzi le diverse voci ed esperienze che si affacciano sul Mediterraneo, che compongono il mosaico multiculturale della città e con cui è ormai fondamentale un’integrazione non solo apparente. Concretamente, Milano Mediterranea ha già lanciato una call con tre progetti vincitori: “MOMBAO”, duo italo-iraniano composto da Damon Arabsolgar al sintetizzatore e Anselmo Luisi alla batteria, che disegna paesaggi sonori passando dall’elettronica al jazz, usando solo due strumenti e suonando a piede libero liberamente sul palco; “GIORGIA Ohanesian NARDIN”, artista, coreograf_ ricercator_ indipendente e agitator_ queer di discendenza Armena, la cui ricerca si compone di eventi pedagogici e performativi che focalizzano l’esperienza del piacere come forma di resistenza all’oppressione con un approccio transfemminista queer con lo studio di pratiche somatiche; infine “EMIGRANIA” dell’illustratore Alessandro Cripsta insieme al grafico Daniele Bonaiuti, libro illustrato sull’esperienza di accoglienza con Refugees Welcome: per Milano Mediterranea i due si misureranno con un lavoro performativo e installativo a partire da una ricerca sul quartiere per ridisegnare e rinarrare il Giambellino.

Ma sintesi perfetta della vocazione pragmatica e contemporanea di questo ambizioso progetto sono i due laboratori gratuiti messi a disposizione come percorso formativo dei ragazzi under 30. In particolare “Trap Community Opera”, percorso artistico partecipativo che coinvolgerà gruppi di ragazze e ragazzi nella creazione di una performance scritta, suonata e messa in scena nello spazio pubblico del quartiere Giambellino. Se come “partecipazione” e “inclusione”, anche un genere come la “trap” sembra essersi perlopiù svuotato della vocazione originaria di musica di strada, fortemente identitaria e nata dal basso che ha sempre contraddistinto il rap (e di cui la contemporaneità non ha certo meno bisogno che nei decenni passati…), il primo pezzo realizzato dalla crew di Milano Mediterranea (Rabii Brahim insieme al rapper Daniele Vitrone in arte Diamante) sembra mettere piuttosto in chiaro i termini effettivi del discorso, trovando un equilibrio perfetto tra contenuto e contenitore, tra suono e scrittura, tra capacità di intercettare il giusto flow ma dire pure qualcosa di sensato: “La tua voce e la mia fanno sta Milano / Quante lingue parliamo brotha / tante comunità, apri le porte / siamo tanti in questa città, mischia le carte“, insinua nel cervello “Vieni che parliamo”. E infatti Trap Community Opera le carte le mischia sul serio: un percorso da gennaio a giugno 2021, suddiviso in tre laboratori per un totale di 24 incontri di 2 ore a cadenza settimanale (gen – feb: teatro fisico e scrittura / mar – apr: Trap music / mag – giu: performance nello spazio pubblico), con la possibilità di seguirlo integralmente o di scegliere solo alcuni laboratori (il primo laboratorio avrebbe dovuto essere ospitato da BASE ma a causa dell’emergenza le lezioni si svolgono online). Proposte di partecipazione e di percorsi professionali contemporanei che si riflettono anche nell’altro laboratorio (partito a gennaio e che si concluderà a febbraio) intitolato “Laboratorio introduttivo alla tecnica dello spettacolo” e che offre una preparazione di base alla gestione di sistemi luci e audio per teatro, musica live, eventi e progetti d’arte. QUI tutti i dettagli sui progetti attivi di Milano Mediterranea. Vieni che (ne) parliamo.