Quando si attraversano grandi crisi o cambiamenti è importante fermarsi e osservare le reazioni di quello che ci circonda per costruirsi una prospettiva e dei punti di riferimento.
L’ambiente di produzione culturale in queste fasi ha – o meglio, dovrebbe avere – un ruolo fondamentale: baluardo e àncora delle transizioni, ma che spesso, e soprattutto in Italia, si ritrova ad affrontare grandi mancanze.
Anche per questo vorrei dare spazio a una storia diversa, avvenuta negli ultimi anni: l’approccio costante e sperimentale del Teatro della Triennale e, soprattutto, la nuova stagione fall/winter appena inaugurata.
Quello che vediamo oggi è un percorso iniziato nel 2017, quando la direzione artistica del Teatro è stata affidata a Umberto Angelini, consapevoli tutti di accettare una sfida che aveva come punto di inizio un teatro semi chiuso, fiaccato. La visione che Angelini e il suo team hanno proposto partiva proprio dalla necessità di aria e spazio: una programmazione internazionale, che si rivolgesse a un pubblico potenziale e non a quello da teatro classico, aprendo la scena a un approccio diverso, inserendo altri linguaggi e dinamiche. Tutto puntando sulle forme di espressione del teatro più trascurate in città: teatrodanza, performing art, con un livello di artisti e eventi molto alto.
La visione è stata chiara e solida fin da subito, con un pizzico di indisciplinatezza che ha fatto la differenza.
L’anno del Teatro della Triennale è suddiviso in due fasi: la stagione estiva con la rassegna FOG che si lancia in una sperimentazione vera, con proposte di ricerca, fresche e inconsuete. Mentre con l’arrivo del freddo si torna in sala con una programmazione più classica – anche se di teatro classico non vogliono neanche sentir parlare.
Il 6 ottobre è quindi iniziata la nuova rassegna, dal titolo Lo sguardo sul mondo, che da solo basta a farci capire che non ci saranno risposte ma tante domande. Si annuncia una stagione potente, con spettacoli e artisti capaci di scendere in profondità, di accogliere lo spettatore e restituirlo spettinato.
Un lavoro di introspezione che passa attraverso la danza, la musica e la perfomance, con grandi figure femminili come in 3 annonciations di Pascal Rambert e Cleopatràs di Valter Malosti / Anna Della Rosa. Ma anche dolore, passione e intensità – emozioni necessarie per affrontare ed elaborare il cambiamento – per Tutto Brucia di Motus, il nuovo Hamlet di Dewey Dell, Paradiso di Virgilio Sieni e Imitation of life di Kornél Mundruczó / Proton Theatre.
E infine si consolida la collaborazione con Romeo Castellucci come “Grand Invitè” di Triennale Milano per il quadriennio 2021-2024, a conferma di anni di stima e lavoro con Angelini e la sua squadra.
Una stagione apparentemente raccolta, dove la qualità e la sperimentazione hanno tracciato le linee di questo paesaggio.