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We The People: le arti di Atlas Of Transition contro la subalternità

Performance, incursioni radiofoniche, talk, film e workshop dal 2 al 7 dicembre

Scritto da La Redazione il 24 novembre 2020

Foto di Alice Mann

Dopo la cancellazione estiva, Atlas Of Transition va oltre l’ostacolo con una rimodulazione del programma in uno spazio che da fisico diventa necessariamente “acustico”. Chi guarda qui deve essere disposto prima di tutto ad ascoltare; ascoltare voci ignorate o messe a tacere e fatte riemergere attraverso pratiche artistiche che consentono l’incontro tra cittadini europei, residenti stranieri e nuovi arrivati.

We The People, titolo del capitolo finale del progetto, dal 2 al 7 dicembre si farà, quindi, portatore attraverso performance, proiezioni filmiche, incursioni radiofoniche e workshop di un invito a contrastare la subalternità razziale, di genere, sociale, economica, per affermare l’urgenza di una politica basata sul diritto di tutti a essere ascoltati.

Si parte con l’inaugurazione di Concertata, affissione a cura di CHEAP delle fotografie di Michele Lapini che ritraggono adunanze, assemblee cittadine, proteste, azioni collettive di movimento e manifestazioni in quello spazio pubblico e politico precluso dalla pandemia.

Ma è attorno al suono che si sviluppano alcuni degli appuntamenti più importanti della rassegna: suono come strumento di giustizia acustica e cittadinanza nel seminario web Sound, Acoustics, and the Politics of Listening condotto dallo statunitense Brandon LaBelle in dialogo con la storica dell’arte e direttrice artistica della Biennale Internationale de Casablanca Christine Eyene e con la studiosa greca di arti performative Hypatia Vourloumis; suono come universo acustico non eurocentrico nella masterclass presso la stazione di Neu Radio al MAMbo della sound artist Rokia Bamba, una delle voci più interessanti della diaspora africana che presenterà poi il suo informal archiving; suono come azione corale collettiva in Magnitudo, composizione realizzata da Meike Clarelli e dal musicista Davide Fasulo del Collettivo Amigdala che mette insieme i più di 100 contributi vocali raccolti dai cittadini durante il primo lockdown; suono come voce poetica in A Forgotten Tune della poetessa ugandese Carolyne Afroetry.

Rokia Bamba. Foto di Elien Spillebeen

Covid permettendo, la regista argentina Lola Arias debutta, invece, con Lingua Madre una grande inchiesta sulla maternità, frutto di un lungo lavoro di ricerca e condivisione sul territorio, dal 4 al 6 dicembre all’Arena del Sole.

Sulla piattaforma #iorestoinSALA della Cineteca di Bologna i quattro episodi di Saga di Zimmerfrei, documentario e coming-of-age movie che ha per protagonisti Yakub Abdul Suleman, Tea Bernardi, Filmon Yeman e Ada Carozzi, giovani dalle cui storie emerge una nuova idea di cittadinanza.

Si chiude lunedì 7 dicembre con Necropolis, performance dell’artista bielorusso Arkadi Zaides, grido di denuncia e rito laico di commiato, che invita lo spettatore a non distogliere lo sguardo di fronte alle morti nel Mediterraneo centrale; in streaming sulla pagina Facebook di ERT Fondazione e sulle pagine Facebook e Youtube di Atlas of Transitions Italia, in collaborazione con Mediterranea Saving Humans.

QUI IL PROGRAMMA COMPLETO