Prima che ve lo chiediate: sì, si chiama proprio così. Camilla Candida Donzella è un nome tanto più incredibile quando si pensa a chi ci troviamo davanti. Se utilizzare l’espressione artista poliedrica non mi piace – principalmente perché è stata già usata in tutti i press kit e le interviste possibili – sicuramente possiamo dire con beneficio che Camilla è una che si sbatte e si è sempre sbattuta, a vari livelli e sempre con risultati notevoli, per le proprie passioni, tutte poco ortodosse: la musica punk e hardcore, la ceramica, la fotografia, le zine, la serigrafia, la guerrilla art, i tatuaggi e ultimo ma non ultimo (insieme a un altro mezzo milione di cose che non so e/o sto dimenticando) il Banger Racing.
Questo ultimo vizietto, fenomeno che segue in Inghilterra ormai da anni (fantastiche le sue foto sul suo instagram), si è scontrato con una questione patologica del tutto coerente: l’acufene, disturbo uditivo di cui Camilla soffre da tempo. Da qui nasce l’omonimo progetto che presenterà a Raum venerdì 23 novembre, un “ambiente stratificato” dove tutte queste cose si manifesteranno all’unisono, coinvolgendo anche l’artista e attivista Dafne Boggeri e Simone Bertuzzi – per gli amici musicisti Palm Wine e per il mondo dell’arte Invernomuto – uno dei pochi che ci sa spiegare cos’è la mondo music se crolla il concetto di mondo.
Date le ottime premesse e ritenendomi praticamente un collega di Camilla dopo anni di partite a Carmageddon, quest’ultima mi ha consentito di lasciarsi importunare con una serie di amene domande sulle macchine, la morte, Ballard, la musica rumorosa, i tatuaggi, Bologna, KITT supercar e, ovviamente l’acufene stesso.
Ciao Camilla, come va? Dove sei ora? Cosa hai fatto oggi?
Diciamo bene. Ora sono al mare e sto decidendo se entrare o meno. Mi sono svegliata presto per venire qua e più tardi mi concentrerò sul mio lavoro di impaginazione della pubblicazione per Raum e SPRINT. Mai fatto così fatica ad impaginare un lavoro, ma questo progetto ce l’ho troppo a cuore.
Come ti trovi a Bologna?
Non l’ho ancora capito. Faccio solo fatica a star ferma in un posto per troppo tempo. Qua mi sembra di esser tornata universitaria, senza aver mai fatto l’università.
Ci dici quali sono le tre cose più interessanti che ti sono successe negli ultimi sette giorni?
1) Caricato e scaricato un sacco di pneumatici per la mia installazione a Raum del 23 novembre.
2) Mi è entrato un lavoro per arredare un ristorante (mai fatto).
3) Preso un volo per il Portogallo (ci sono stata solo una volta per lavoro per la Ferrari, feci un editoriale per GQ).
Ci puoi spiegare questa cosa del banger racing? Come hai iniziato a lavorarci?
Il Banger Racing è una gara come le altre, vince chi arriva prima, con la particolarità che vengono usate macchine da sfascia carrozze rimesse a posto per l’occasione e che, a differenza di altre gare, puoi scontrarti con gli altri piloti, ma con determiniate regole. Non vale tutto, insomma. Ovviamente conta sia la bravura che la tattica. Era da tempo che volevo vederne una o parteciparci, poi 4 anni fa, mentre ero a Londra a far la cat sitter, mi venne in mente che lì, in Inghilterra, le facevano. Guardai online e vidi che quel giorno c’era la finale delle ragazze a Brighton. Così presi la macchina e ci andai. Da quel momento ci torno almeno 3 volte all’anno.
Io ho fatto ricerca etnografica sull'automobile, e ho scoperto, parlando con una mia amica, che molti antropologi sostengono che nei rapporti con la macchina ci sia sempre un certo impulso di morte. Tra quello e il classico Ballard ci si trova esattamente a metà strada tra Freud e Schumacher. Tu che ne pensi?
Bhè dai, bizzarro, non ci avevo mai pensato. Io la vedo più legata al sentirsi invincibile, al “tutto è fattibile”. Non ho mai letto Ballard ma ho visto ovviamente Crash da teenager. Spero valga lo stesso.
Qual è la cosa più strana/estrema/divertente che hai visto facendo ricerca sul Banger racing?
I genitori che fanno gareggiare i propri figli di 8, 9, 13 anni, preparandogli le macchine. Fai conto che potrebbero anche andare a fuoco durante la corsa. Per me è incredibilmente fantastico, considerato che sono cresciuta con una madre che aveva paura di qualsiasi cosa io facessi, anche girare una fotocopia leccando il dito poteva essere velenoso. Pensare che un genitore ti insegna ad essere invincibile è bellissimo.
Spaziando da “Faster, pussycat, kill, kill” a “Mad Max”, fino a “This must be the place”, quali sono i tuoi Road Movie preferiti? Intendendo Road Movie nel senso più ampio del termine.
Loveless (1981), La rabbia giovane (1973), My Own Private Idaho (1981), Cool and luke (1973), Wild at Heart (1990), Leaving Normal (1992) e mi fermo.
Qual è la migliore macchina mai apparsa in un film?
KITT. Ricordi il telefilm Supercar? Il significato è Knight Industries Two Thousand (Industrie Knight 2000) e l’auto è una Pontiac Firebird Trans Am.
Se fossi una macchina quale saresti?
Sempre KITT, difendo i deboli e vado in giro da sola.
Ma alla fin fine, perché l'essere umano è così in fissa con le macchine?
Io ne sono stata attratta fin da quand’ero piccola. A 10 anni volevo una DS19 e avevo in cameretta una pubblicità della volvo 480 ES.
A me affascinano tantissimo per l’ indipendenza che ti danno quando si viaggia, per il fatto di potersi portare un sacco di cose, ascoltare la musica a tutto volume e fermare dove vuoi. Ma non capisco assolutamente chi le venera. A me piace la macchina vissuta. Se non inquinasse sarebbe davvero fantastico.
Ma ci hai mai giocato a Carmageddon?
Non so cosa sia.
Ok. Com'è, invece, la vita con l'acufene? Ci parli un po' della tua esperienza?
È una tortura, non ti ci abitui. Lo sento solo in situazioni di silenzio o quasi. È un suono che cambia e ne soffro a fasi alterne, ma non sono mai andata a parlarne con uno specialista. Cerco di ignorarlo e coprirlo con della musica o dei film. Per l’installazione a Raum il suono è stato creato da Simone Trabucchi.
Se dovessi scegliere un suono da sentire per sempre, in continuazione, quale sceglieresti?
Il Silenzio.
Ho visto che in concomitanza con l'evento a Raum, sarà disponibile anche un vinile con dei “motor-remix” a cura di Palm Wine e Dafne Boggeri. Io non ho colto molto bene. Ce lo spieghi senza farci capire niente?
Saranno due Split da 10” stampati dal Vinilificio. In entrambi ci sarà un solo lato A col suono di una gara che ho registrato quest’estate e due lato B diversi: uno con una traccia di Dafne Boggeri e l’altro con una traccia di Palm Wine (due persone che stimo e che hanno avuto un’importanza non indifferente nella mia ricerca).
Qual è l'elemento a metà tra l'orecchio e l'automobile?
La velocità.
Quali sono tre artisti/etichette che consiglieresti a chi è sia fan dell'acufene che degli incidenti automobilistici?
Aaron Dilloway, Hundebiss Records e Claudio Rocchetti. Claudio sarà ospite di Raum tra due settimane.
Tu nella vita hai fatto veramente di tutto: dai tatuaggi, alla fotografia, alla serigrafia, alla ceramica e gioielleria, la cura di pubblicazioni nonché collaborazioni con artisti di vario tipo ed estrazione. Ma c'è una cosa che non hai mai fatto e che hai sempre rimpianto?
Rimpiango un po’ il fatto di non riuscire a concentrarmi bene su una sola cosa e diventare bravissima in quella, ma ciò che rimpiango più di tutto è di non aver continuato a imparare la batteria.
C'è un tatuaggio che vorresti da sempre ma non ti sei mai fatta?
No.
Ci dici qualcosa di edificante prima di chiudere?
È tutto sbagliato! Ma possiamo provare a lavorarci sopra. “Fight the power”.