Ipercorpo – Festival Internazionale delle Arti dal Vivo diventa maggiorenne. Il festival di Forlì dedicato alle arti visive, al teatro e alla musica, torna dal 26 al 29 maggio e dal 2 al 5 giugno negli spazi rinnovati di EXATR e in altri luoghi della città come l’Arena Forlivese, il Foro Boario, l’area “I Portici”, la Piazzetta delle Operaie e il Teatro Félix Guattar.
Dopo un’edizione suddivisa in “capitoli” e dedicata al Tempo Reale, Ipercorpo si concentra quest’anno all’elemento dell’aria, un tema antichissimo e ricorrente nelle arti visive, ma anche in quelle performative. Trattare l’aria, quindi – questo il titolo scelto – come azione necessaria alla vita, ma anche come spazio nel quale muoversi, volteggiare, espandersi.
Per festeggiare le diciotto candeline abbiamo fatto due chiacchere con il direttore artistico Claudio Angelini per scoprire l’edizione di quest’anno e la futura età adulta del festival.
Ciao Claudio, prima di soffermarci sulla programmazione di quest’anno, racconteresti ai nostri lettori cos’è Ipercorpo?
Un sistema di intelligenze diffuse – sei curatori – che lavora attorno ai corpi e alla possibilità di unire persone in una esperienza dal vivo che si manifesta in determinati spazi, non necessariamente teatrali. Sebbene il teatro, come luogo primario, sia sempre l’orizzonte a cui tendere.
Dopo un’edizione dedicata al Tempo Reale – suddivisa in più parti nel corso dell’anno – Ipercorpo torna con un nuovo tema: l’aria. Da dove nasce questa ispirazione e come si sviluppa all’interno dell’evento?
Trattare l’aria era la cosa da fare. Si è dato priorità ad altro rispetto al corpo a corpo con la pandemia. Trattare l’aria è un tema antichissimo, se ne sono sempre occupati danzatori, scultori, musicisti. Ci dicono che l’arte e la cultura sono importanti, ma nessun artista viene mai coinvolto in tavoli decisionali strategici per le scelte da adottare per le nostre comunità. Non sarebbe il caso di cominciare a provare? A giudicare dai risultati prodotti da economisti, politici e scienziati io penso di sì.
Rispetto alle ultime edizioni ci sono alcune novità. Penso al ritrovato utilizzo del deposito EXATR dopo i primi lavori di assestamento dello spazio, ma anche ad alcune nuove modalità di ingresso. Cosa deve aspettarsi di diverso il pubblico di fedelissimi di Ipercorpo rispetto al passato?
Non so come sia fatto davvero il nostro pubblico, non voglio saperlo e spero non esistano fedelissimi. È un lavoro da rifare ogni volta. Difficile per chi costruisce, ma anche per chi fruisce perché si richiede uno sforzo, una presenza attiva, oserei dire critica. Certo deve essere una esperienza ricca ma non per forza piacevole. L’arte che io rispetto non mi intrattiene. Ma certamente mi trattiene, a volte mio malgrado. E riverbera. Cioè può non manifestarsi subito. Il contrario del mondo dominato dall’economia in cui tutti, nostro malgrado, siamo immersi.
Invariate rimangono invece le sezioni che compongono il Festival…
Sì, forse via via più articolate, teatro, danza, circo contemporaneo, musica e arte contemporanea. Ma queste sono definizioni buona per costruire il programma. Se l’esperimento riesce chi lo vive non deve chiedersi che genere artistico sta seguendo ma che esperienza personale sta vivendo. E allora le cose di complicano. La vera esperienza artistica è sempre “multidisciplinare” e per fortuna nel nostro intimo non c’è un ministero che la norma. Almeno non per ora.
Parlando di ritorni invece. Dopo un periodo che è sembrato lunghissimo torna la presenza internazionale.
Sì, Inghilterra (Reckless Sleepers), Francia (le petit Monsieur), Grecia (Crisanti/Bandeka), e un bel confronto domenica 5 giugno in streaming con festival europei che mettono gli artisti in dialogo con lo spazio pubblico.
Ipercorpo è da sempre legato al territorio nel quale vive. Oltre all’utilizzo di spazi come appunto l’ex deposito e l’arena, quest’anno con il progetto sunflowerexperience attiverete anche altri spazi cittadini allargandovi nel tessuto urbano. Di cosa si tratta?
Del fatto di cominciare a guardare la nostra città. Una dimensione che permette di rileggerla attraverso una esperienza non convenzionale. Abbandonare il quotidiano in cui si fa la strada più breve e meno trafficata. Alzare la testa o abbassarla, sentire un suono che incrocia una visione nota e che la trasforma. Ed è solo l’inizio. Alcuni artisti invitati con i loro spettacoli saranno protagonisti di azioni pensate in città il prossimo anno (Carlo Massari, Panzetti/Ticconi).
Come si sviluppa invece la collaborazione con le altre numerose attività culturali cittadine?
Ci occupiamo della rigenerazione di un deposito di corriere insieme a Spazi Indecisi. Facciamo parte di un network di festival cittadini denominato Forlì.Soglie. Da quest’anno collaboriamo con Crisalide Festival, storico appuntamento organizzato da Masque teatro. Sono rapporti che sviluppiamo e curiamo negli anni, lasciamo un tempo corretto di sviluppo e questo rende le nostre relazioni di rete molto solide.
Con questa edizione – la XVIII – Ipercorpo compie la maggior età. Cosa succederà nella prossima età adulta?
Ipercorpo per vivere deve continuamente cambiare pelle, pur nel rispetto di alcune sue peculiarità che si sono sviluppate e stratificate in quasi vent’anni. Il festival non deve perdere al sua naturale propensione al rischio linguistico e a un pensiero sugli spazi che diventa azione.