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Intervista a Fernando Fanutti (Musicus Concentus)

Se Nextech esiste è grazie anche a Musicus Concentus. Abbiamo incontrato Fernando, il presidente di questa associazione, che da 10 anni si impegna per realizzare questa tre giorni di musica elettronica a Firenze

Scritto da Emanuele Zagor Treppiedi il 4 settembre 2016
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Ve lo immaginate vostro padre che per 10 anni pensa, progetta e organizza un festival di musica elettronica con il meglio in circolazione? Fernando Fanutti potrebbe essere il padre che tutti desideriamo visto che a Firenze, con Musicus Concentus (e altri professionisti dell’intrattenimento) all’interno di Nextech Festival, ha portato da Apparat a Moodymann, passando per Dj Koze ed Erol Alkan. Ci siam fatti raccontare cos’è Musicus e la sua passione per l’elettronica.

Presentati: chi sei? quando e dove sei nato? cosa fai nella vita? Cos’hai fatto ieri sera? perché sei qui oggi?
Fernando Fanutti, sono nato a Roma nel 1954 e nella vita mi occupo di musica a tempo pieno. Ieri sera ho cenato a casa di e con amici, per me la vita privata è importante e vale la pena che sia diversa, anche molto diversa dal mio lavoro. Oggi sono qui perché sto organizzando la decima edizione di Nextech Festival e tra le cose da fare c’è quella di rispondere alle vostre domande.

Sul web sono riuscito a trovare una specie di tuo curriculum e vedo che hai iniziato come collaboratore di un magazine musicale, di cosa ti occupavi e quali erano le testate che leggevi ai tempi? 
Arrivando a Firenze nel 1978 piano piano ho ripreso a fare quello che avevo cominciato a Roma, e così ho curato la musica di alcuni locali e ripreso a scrivere, recensioni, interviste, articoli critici, con particolare attenzione alla musica elettronica of course, per anni su Rockerilla ho avuto una rubrica chiamata Sonic Bang!. Tralasciando le testate italiane, leggevo Melody Maker, New Musical Express, Billboard, e in tempi più recenti seguo The Wire e Pitchfork

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Poi come sei arrivato a Musicus, anzi spiegaci bene cos’è Musicus (quando nasce, di cosa si occupa, ecc…).
Il Musicus Concentus è una associazione nata nel 1972 e allora dedita alla musica classica, nella quale ho cominciato a lavorare nel 1992 quando si decise di avviare una programmazione
“contemporanea”, incentrata sulla musica elettronica, il jazz e il rock trasversale. Fu sicuramente una delle prime associazioni a farlo e a salvare i finanziamenti pubblici, aprendo la strada al cambiamento ancora oggi in atto; attualmente abbiamo 7 progetti in corso che sviluppiamo in tutta la Toscana.

Raccontaci la tua giornata e il tuo lavoro.
La mia competenza istituzionale è quella di Presidente e Legale Rappresentante, operativamente sarei il Direttore Artistico (ma le nostre scelte sono sempre fatte collegialmente) e soprattutto il Direttore di Produzione, ovvero mi occupo di tutti gli aspetti realizzativi dei concerti, dall’agibilità dei luoghi alle richieste tecniche di backline.

La mia giornata di lavoro parte lenta la mattina, tra sopralluoghi e incontri di lavoro; prosegue in ufficio, dove faccio il punto con i collaboratori, e finisce nel pomeriggio con la concretizzazione delle decisioni assunte. Il lavoro di preparazione dei nostri concerti è molto curato e per questo complesso, d’altra parte io non sono un sedentario e i giorni migliori – anche se i più lunghi – sono quelli dei concerti, che cominciano con l’accoglienza degli artisti al loro arrivo, passano per le location, gli allestimenti e le prove, finiscono a tarda notte quando tutti sono ormai a casa.

Come si inserisce Musicus in Nextech e come nasce questo festival, che nel corso degli anni ha lavorato con molti attori fiorentini da Intooitiv a Reflex, passando per Decibel eventi e Tenax. Come nascevano e su cosa si basavano queste partnership.
Nextech è un marchio registrato Musicus Concentus nato dopo due anni di Stazione Elettronica, rassegna allora all’interno di Fabbrica Europa: fin dalla sua prima edizione del 2006 è stato sviluppato insieme ad altri partner perché il Musicus Concentus crede fermamente che per progetti complessi occorrano competenze diverse, e il loro avvicendamento è quasi fisiologico, in una scena musicale in costante evoluzione e ad alto rischio culturale ed economico.

Sfogliando “l’album dei ricordi” si vede che per Nextech son passati alcuni tra i più importanti nomi della scena elettronica, che ancora oggi sono dei big, che rapporto hai tu con la musica elettronica? Come ti sei avvicinato a questo genere?
Nel 1968 andavo a comprare in Germania i primi dischi di Ashra Temple, Tangerine Dream, Popol Vuh e Kraftwerk: sono sempre stato appassionato della musica elettronica e ho sempre pensato che potesse essere un valore aggiunto nell’esperienza musicale contemporanea. A proposito, qualcuno ricorda la Tonto’s Expanding Head Band? Americani, hanno fatto due soli dischi negli anni 70, roba mooolto forte… Oggi la rivoluzione digitale ha liberato i musicisti da ogni vincolo, aprendo la strada ad una ricerca timbrica che fino a ieri era limitata dalla struttura fisica degli strumenti tradizionali. Ferma restando la sensibilità e la creatività personale, che non si campiona…

10. Nextech Festival 2016

Quali sono i ricordi migliori che hai di questi 10 anni e cosa non ci dobbiamo perdere di questa edizione?
Come sempre, difficile dire… la prima edizione del 2006 senza dubbio, con Ellen Allien e Apparat insieme, il primo clamoroso sold out, l’entusiasmo travolgente della prima volta! Poi Kieran Hebden in duo con Steve Reid, Alva Noto insieme a Blixa Bargeld, Moodymann, la prima volta di Jeff Mills quando ancora si pagava in contanti (tutto regolare comunque), gli atterraggi imprevisti e i patemi per far arrivare in tempo gli artisti come accadde con lo strepitoso Modern Deep Left Quartet, e in anni più recenti i trionfi di Nina Kraviz, Len Faki e Chris Liebing.

Blixa Bargeld e Alva Noto alla Stazione Leopolda per Nextech 2010
Blixa Bargeld e Alva Noto alla Stazione Leopolda per Nextech 2010
Quest’anno è una edizione speciale semplicemente perché noi vogliamo che sia così, per rinnovare l’entusiasmo degli esordi. Alla domanda su cosa è imperdibile rispondo ogni volta in modo diverso, ma mi piace sottolineare la serata del giovedì in Sala Vanni con Greg Haines, che aveva già suonato per noi nella serie Piano Hour prima della sua “conversione” elettronica, e Backwords che altri non è che Michele Pardo già leader dei Casino Royale, una delle band più influenti della musica italiana dello scorso decennio. Poi la “prima” italiana del nuovo album di Andy Stott, e il ritorno di Ilario Alicante che aveva suonato da noi come esordiente nel 2009 e oggi torna da protagonista stellare.

Ilario Alicante alla Stazione Leopolda nel 2009
Ilario Alicante alla Stazione Leopolda nel 2009
Quanto è importante Nextech per Firenze? Avete girovagato per molti spazi della città…
Nextech ha aperto una strada in città, e oggi è uno dei pochi festival di musica elettronica in Italia ancora in attività. Le sue potenzialità di crescita sono rallentate da problematiche organizzative sempre più complesse che richiedono risorse non reperibili dal botteghino, dove peraltro i prezzi sono già raddoppiati in dieci anni: soprattutto per quanto riguarda gli artisti più sperimentali, le cui produzioni audio visuali sono sempre più costose. Il passaggio da una sede unica a molteplici in città è legato alle scelte organizzative così come a quelle artistiche, in un futuro fantastico ci piacerebbe tornare anche alla Stazione Leopolda senza abbandonare la Fortezza da Basso, magari affiancandoci pure un grande teatro come La Pergola.

Adam Beyer, Nextech 2009 alla Stazione Leopolda
Adam Beyer, Nextech 2009 alla Stazione Leopolda
Sei a firenze dagli anni 70, com’è cambiata la città fino ad oggi? Hai vissuto il dello Space Electronic del Gruppo 9999 o del Mach2 di Superstudio? E il Manila? E i fasti del Tenax? Tenax? Cosa rimane oggi di tutto questo in città?
Io ho cominciato a vivere la città dalla metà degli anni Ottanta, e già allora sentivo dire “come erano belli i tempi andati”, deve essere una caratteristica dei fiorentini. Credo che siano bei tempi ancora oggi, la città è piena di opportunità e la Siae rileva che Firenze è la terza città d’Italia per consumo culturale: certo sono tempi più difficili, ma i migliori resistono ancora oggi. Forse accanto non sono maturati molti nuovi soggetti, il ricambio generazionale non è solo un fatto anagrafico ma anche professionale e finanziario.

Oggi dove vai a sentire musica o a ballare a Firenze? Ci sono delle realtà che tieni sott’occhio?
Più che i luoghi mi interessano gli artisti, certo in ambito dance floor il Tenax fa ancora la sua parte. Spesso le realtà che tengo sott’occhio diventano anche partner del Musicus Concentus, ma noi non diamo i voti: mi/ci viene naturale provare a lavorare insieme a chi condivide la stessa sensibilità artistica, anche in ambiti diversi dall’elettronica.

E invece dove vai a bere un buon vino o un buon cocktail? E a mangiare una buona fiorentina?
Con i cocktail ho – quasi – smesso, apprezzo il buon vino servito come si deve. La buona fiorentina si mangia anche dove noi portiamo gli artisti a cena, basta provare a pedinarci, non faccio nomi per rispetto dell’amicizia che mi lega a molti operatori fiorentini prima ancora della professionalità.

Collezioni qualcosa? 
Dischi e vini, ma dire che colleziono i secondi è improprio 

Collezioni fanutti

Chi è il tuo eroe?
Miles Davis.