L’estate scorsa una mostra di Vedovamazzei nella Certosa di Capri fu galeotta all’incontro di due critici e curatori, Arianna Rosica, storica editor di Flash Art, e Gianluca Riccio, studioso indipendente attivo tra Napoli, Capri e Roma. Lui curava la mostra, lei curava da anni un progetto, Travelogue, che invita 4 artisti ogni anno a lavorare con gli studenti delle scuole anacapresi. Incrociate le competenze e le energie, i due hanno messo in piedi il primo >Festival del paesaggio a Capri – insieme all’Associazione Il Rosaio e la Fondazione Capri in collaborazione con il Comune di Anacapri, Fondazione Exclusiva e Accademia di Belle Arti di Urbino – che unisce i workshop di Travelogue con una serie di eventi, incontri e installazioni tra cui una mostra sulle opere “capresi” di Luigi Ghirri, uno degli artisti-fotografi più straordinari del secolo scorso.
Avete tre storie molto diverse, ci raccontate che avete fatto prima e come siete arrivati a convergere su questo progetto a Capri? Cosa vi lega a questo posto? In quali occasioni vi siete incontrati/incrociati?
(Arianna) Come sai, ho lavorato a Flash Art Italia per dieci anni. Sei o sette anni fa venni invitata a un viaggio stampa per Capri e più precisamente per visitare l’hotel Capri Palace di proprietà di Tonino Cacace. Dopo qualche tempo, io e Tonino ci siamo incontrati a Milano e lui mi ha parlato del suo desiderio di fare qualcosa per l’isola che non fosse semplicemente un evento mondano ma piuttosto qualcosa che coinvolgesse tutti gli abitanti. La cosa che mi sembrava più utile era quella di organizzare dei workshop realizzati da artisti con le scuole di Anacapri. Così è nato Travelogue, residenza d’artista dove ogni anno vengono invitati 4 artisti, 2 a primavera e 2 in autunno, a realizzare un progetto con gli studenti. Nelle prime edizioni abbiamo lavorato con gli studenti delle scuole medie, ora con quelli del liceo e dell’istituto alberghiero. Negli anni abbiamo avuto il piacere e l’onore di avere la partecipazione di maestri come Ettore Spalletti, Gianfranco Baruchello e Sandro Chia, e di altri artisti più giovani ma già molto affermati: da Luigi Presicce ad Angelo Mosca, da Paolo Canevari a Vedovamazzei, solo per citarne alcuni. Ho conosciuto Gianluca proprio attraverso i Vedovamazzei. Stella Scala e Simeone Crispino infatti dopo essere stati a Capri per Travelogue mi hanno detto che Gianluca li aveva invitati per una mostra alla Certosa. A quel punto, confrontandoci sui rispettivi progetti sul territorio caprese, abbiamo deciso che era giusto unire le nostre forze e idee per creare qualcosa di più grande. E così nasce il Festival del Paesaggio, a cui partecipa anche Damiano Gullì, che conosco da sempre, è un collaboratore di Flash Art e un mio carissimo amico. Abbiamo fatto diversi progetti insieme. Dal 2013 l’ho coinvolto in Travelogue perché anche lui era molto interessato a una idea di residenza un po’ meno scontata. Allo stesso modo la mostra Passaggi che lui cura con noi è una sorta di emanazione e sviluppo di Travelogue perché gli artisti che presentiamo hanno tutti partecipato alla residenza e ai workshop.
(Gianluca)Per me Capri è un posto delle fragole. Frequento l’isola da quand’ero bambino e la scelta, risalente a non più di 4 o 5 anni fa, di dar vita a un piccolo progetto culturale legato all’isola e alla sua storia artistica credo risenta inevitabilmente della mia relazione direi sentimentale con Capri. Quasi un tentativo di recuperare, attraverso l’arte, un’origine o un sentimento del luogo che ho visto negli anni andare perdendosi e sfilacciandosi. Dal principio mi sono mosso, insieme ad alcuni compagni di strada, su un duplice orizzonte: da un lato ripercorrere alcune delle tappe salienti della storia della cultura, soprattutto artistica, novecentesca dell’isola e dall’altro accompagnare questa ripresa con la possibilità di chiamare artisti dei nostri giorni a confrontarsi con quella storia, quel sedimento di memorie ed esperienze apparentemente lontane ma ancora molto vive. Così nascono sia il lavoro su Prampolini, con la mostra di disegni inediti dell’artista futurista alla Certosa nel 2013, e il progetto con Stella e Simeone (Vedovamazzei) nel 2015. Alla difficoltà che l’isola presenta nella costruzione di progetti espositivi si è accompagnata la possibilità di stabilire relazioni, umane e professionali, fertili attraverso l’intreccio di esperienze contigue ma fino allo scorso anno non ancora tangenti.
Perché il festival del paesaggio? soprattutto perché un festival e non solo una semplice mostra?
Torniamo in qualche modo alle ragioni del nostro incontro. Entrambi eravamo consapevoli della parzialità delle precedenti esperienze a Capri e del fatto che fosse arrivato il momento di compiere una scelta: se chiudere una parentesi, seppur intensa, di lavoro sull’isola, o se invece proseguire il cammino intrapreso negli anni precedenti attraverso un progetto più articolato, che però mantenesse un ancoramento alla storia culturale di Capri e al suo territorio. Il richiamo quasi immediato è stato al famoso Convegno sul Paesaggio organizzato da Cerio nel 1922 e all’esigenza, già allora posta, di ripensare il paesaggio dell’isola per sottrarlo a una semplificazione e a un consumo immediati e alla contestuale esigenza di ospitare a Capri artisti e intellettuali in grado di confrontarsi con tali questioni da punti di vista differenti. Il Festival, anche se siamo consci dell’eccessiva proliferazione di festival culturali in Italia, ci è sembrato un contenitore in grado, sin dalla sua prima edizione, di accogliere contributi e linguaggi differenti all’interno di una cornice tematica sufficientemente coesa ma al tempo stesso aperta. Più che come vetrina di eventi raccolti nello spazio di pochi giorni, l’abbiamo inteso come percorso esteso nell’arco di più mesi dell’anno, e articolato attraverso esperienze diverse (workshop, progettazione artistica, mostre, ecc.) tutte convogliate verso un epicentro estivo, coagulo di un percorso aperto e di una progettualità definita con largo anticipo rispetto alla dimensione estemporanea della sola attività espositiva.
Ghirri è da anni oggetto di una venerazione che non conosce flessioni in Italia. Che cosa mostrate della sua opera, e da dove proviene?
Esponiamo 24 fotografie realizzate dal fotografo emiliano tra il 1981 e il 1982 a Capri, selezionate nell’ampio patrimonio dell’Archivio Ghirri di Roncocesi e stampate da Arrigo Ghi – storico collaboratore di Ghirri – in uno dei formati prediletti da Ghirri stesso (13×20 cm.). È una mostra intima che oltre a testimoniare il passaggio di Ghirri a Capri in quegli anni credo possa essere emblematica del senso del percorso che abbiamo scelto d’intraprendere intorno al paesaggio e alle questioni connesse al suo uso, al suo consumo e alla necessità così viva di tornare a ripensarlo.
Cosa resta da dire, da scoprire, su di lui? perché è importante mostrare le sue immagini in un posto come Capri?
(Arianna e Gianluca) L’arrivo a Capri per Ghirri coincide con un momento di svolta nell’ambito della sua ricerca sul paesaggio italiano che negli anni successivi svilupperà attraverso una serie di progetti più omogenei e strutturati in cui, alcune delle foto capresi, finiranno per confluire. A Capri Ghirri si trova a contatto con un mondo naturale e storico distante dall’universo a lui più familiare e subito la strada che riconosce per fuoriuscire dalla schematizzazione in cui l’immagine dell’isola gli sembrava rinchiusa, tra un consumo massiccio dell’iconografia dei luoghi più tipici dell’isola e il retaggio della pittura vedutista legata alla tradizione del Grand Tour, diviene quella di lavorare sull’accumulo delle tracce che l’uomo nel corso del tempo ha depositato sull’isola e sulla sua immagine. I segni di un’antichità remota e quelli di un presente più effimero finiscono per convivere in un insieme in cui l’uomo – il fotografo, lo spettatore, il viaggiatore, il turista, lo studioso, ecc. – torna ad essere il protagonista di un’esperienza, non solo visiva, complessa e al tempo stesso intima del paesaggio. Per questo ci è sembrato importante realizzare una mostra di Ghirri proprio a Capri: per rinnovare da qui, in un posto così centrale nell’immaginario di massa ma anche estremamente usurato dal punto di vista visivo, la possibilità dell’esercizio di uno sguardo attivo e partecipe verso la natura e il paesaggio che ci circonda, anche quello più visto, fotografato, ripreso, riprodotto …
Che cos’è il progetto Travelogue? Che fanno Liliana Moro e Stefano Arienti?
(Arianna) Come ti dicevo prima si tratta di un progetto di residenze e workshop con artisti che nasce dalla volontà di avvicinare le giovani generazioni del territorio caprese ai linguaggi del contemporaneo. Al contempo, gli artisti scoprono, a volte per la prima volta, un ambiente speciale fatto di luce, colore, odori e si confrontano, inevitabilmente, con esso. La mostra Passaggi, sempre nell’ambito del Festival, curata insieme a Damiano Gullì, nasce come emanazione e sviluppo di questo progetto. Coinvolgendo alcuni degli artisti che negli anni hanno preso parte a Travelogue (Gianfranco Baruchello, Sandro Chia, Gianluca Di Pasquale, Goldschmied & Chiari, Angelo Mosca, Ettore Spalletti, Michele Tocca) abbiamo voluto creare un cortocircuito tra le leziose vedute storiche di Capri, parte della collezione della Casa Rossa, e le personali e idiosincratiche reinterpretazioni contemporanee del paesaggio caprese, per mostrare come sia cambiata la nozione stessa del paesaggio e le possibili modalità di rappresentazione.Tornando a Travelogue, Stefano Arienti e Liliana Moro sono arrivati a maggio ad Anacapri per il primo ciclo di workshop. Stefano con gli studenti delle scuole superiori di Capri e Anacapri ha dato vita a una grande opera a più mani, risultato di un percorso di studio e di riscoperta dell’isola. Liliana ha coinvolto i ragazzi nella realizzazione di una aiuola, intesa come una sorta di micro paesaggio emozionale. Queste opere rientrano coerentemente nella poetica dei due artisti, con i loro interventi relazionali sul territorio e sull’ambiente. Così come le due installazioni da loro appositamente realizzate per la mostra Open, terzo progetto del Festival.
Tornando al paesaggio – che genere di configurazione assume l’idea di paesaggio nella Capri contemporanea, nella tensione tra l’uso turistico e la ricerca di un godimento più solitario?
(Gianluca) Qualche anno fa, mentre preparavo una piccola mostra proprio qui ad Anacapri, mi imbattei in uno scambio epistolare tra Moravia ed Elsa Morante, assidui frequentatori dell’isola, che già negli anni Trenta lamentavano l’eccessivo flusso turistico nell’isola durante la stagione estiva e la conseguente necessità di ritirarsi nella più tranquilla e isolata Anacapri per scrivere. Al di là delle facili schematizzazioni, l’episodio segnala come la ‘tensione’ che tu rilevavi fosse già presente in quell’ ormai lontano periodo storico e forse anche prima di allora. Io però credo che inseguire un godimento solitario del paesaggio, a Capri ma anche altrove, per quanto ancora possibile e talvolta necessario, sia una strada senza via d’uscita, rappresenti in qualche modo la rincorsa di un mito tardo romantico ormai divenuto cliché. Tornando a Ghirri per un momento, è molto interessante osservare come nelle foto capresi ricorra la presenza dell’uomo come unità di misura del paesaggio circostante. Accanto al paesaggio, il protagonista delle sue immagini torna ad essere la figura umana che qui ha le vesti del turista giornaliero, occasionale. Ripreso quasi sempre di spalle, quest’omino affacciato sul ciglio di un burrone, come diceva Ghirri stesso, diviene il protagonista di una possibile e rinnovata esperienza dello sguardo; come se, concentrandosi sugli osservatori apparentemente più distratti e frettolosi, il fotografo emiliano intravedesse proprio in loro la possibilità di un riscatto per l’immagine e la visione in un mondo segnato dall’usura dell’immagine e dalla graduale evaporazione della capacità di vedere il mondo. Quest’atteggiamento quasi affettuoso e partecipe di Ghirri verso il mondo che lo circondava, questa disposizione all’incontro con l’altro attraverso la fotografia, alla ricerca continua di un compagno di viaggio nella sua esplorazione del paesaggio italiano, mi sembra siano uno dei più grandi lasciti che Ghirri ci ha fatto, e credo rappresenti il solco di un percorso da proseguire nell’analisi e nell’interpretazione dei diversi paesaggi che siamo chiamati ad abitare.
Che tipo di confronto avete stabilito tra le opere della collezione e quelle degli artisti che avete chiamato per la mostra Passaggi?
L’idea di fondo nasce dalla considerazione che il paesaggio possa essere pensato oggi soltanto a partire dalla lettura stratificazione di tutti i passaggi che ne hanno segnato l’uso e la percezione, piuttosto che attraverso un’idea astratta legata a una dimensione selvaggia o incontaminata della natura. Dal principio ci siamo allontanati dalla ricerca di una sintesi o di uno scambio più o meno simmetrico tra le opere della collezione del Museo della Casa Rossa e i lavori di quegli artisti che negli ultimi anni, attraverso il progetto Travelogue, sono passati per Capri e hanno rilasciato una traccia del loro passaggio attraverso la specificità del loro linguaggio. Il confronto è andatosi invece configurandosi sul terreno dell’urto, del cortocircuito, dello spiazzamento tra visioni legate a uno stesso paesaggio ma, almeno apparentemente, distanti nell’immaginario che le hanno ispirate. Talvolta poi, proprio a partire da questa distanza in qualche modo coltivata e da noi istruita, sono emersi degli incontri felici e del tutto inaspettati.
Che progetti avete in futuro per l’isola?
A settembre si chiude il progetto Travelogue 2016 e con lui la I edizione del Festival del Paesaggio. L’intenzione, sin dai prossimi mesi, è quella incrementare un processo virtuoso e circolare avviato quest’anno con l’esperienza di Liliana e Stefano, per cui già dalle prossime residenze e dai futuri cicli di workshop, gli artisti saranno chiamati a confrontarsi almeno con uno degli assi tematici che costituirà l’architettura della prossima edizione del Festival, speriamo ancora più ricca di contributi e collaborazioni. Poi dall’autunno saremo al lavoro nella costruzione di un progetto focalizzato su un’importante ricorrenza storica che cadrà nel 2017, che vorremmo articolare su più piani (mostre, installazioni e progetti site specific, seminari, ecc.) e distribuire su un territorio vasto che trovi in Capri un epicentro da cui s’irradino esperienze ed attività estese in un’area che comprenderà diverse parti del golfo di Napoli. Infine, accanto ai workshop di Travelogue, l’idea è quella di creare una Summer School aperta non solo agli studenti, ma anche ai visitatori più o meno abituali di Capri.