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Bruna Gherner

Quattro città europee, quattro blogger, quattro storie di viaggi, un unico spirito: #ExploringtheWorld. Nei prossimi giorni qui e su Zero Magazine gireremo il mondo insieme

Scritto da La Redazione il 18 febbraio 2016
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Ben arrivati. Se ci abbiamo preso e se ci avete preso anche voi, siete appunto arrivati nel posto giusto. Perché questa è Hola Milano!, la tappa meneghina di Hola San Miguel, un’iniziativa di San Miguel e Zero rivolta agli appassionati di viaggi e agli amanti delle novità. Persone che preferiscono muoversi, insomma.
L’appuntamento milanese di Hola San Miguel è parte di un progetto europeo che coinvolge anche Berlino, Stoccolma e Roma: un’avventura che premia chi di viaggi ne sappia. E non ne possa fare a meno. Per questo motivo il simbolo di questa iniziativa è una valigia. Per la serie: sempre pronti a partire.
Proprio come i blogger di cui San Miguel ha scelto di condividere risposte, impressioni e racconti. D’ora in poi li troverete qui, in modo da conoscersi tutti un po’ meglio.
Il concorso – perché appunto, Hola Milano è anche un concorso – mette in palio un viaggio a Ibiza per due persone, da vivere insieme con i vincitori delle altre città.
Lo abbiamo già detto e lo ribadiamo, inevitabile per chi viaggi avere a che fare con le valigie. Per questo la valigia, oltre a essere il compagno e di chi si sposti, è anche la protagonista di Hola Milano. E non a caso il segno distintivo di San Miguel, che del viaggio ha fatto il suo stile. Tutto per ricordare che il concorso mette in palio anche 3 valigie per ognuna delle città coinvolte. In fondo, come ogni vero viaggiatore sa bene, partire è uno stato della mente e la valigia deve essere sempre a portata di mano.

Lo sa bene Bruna Gherner, la quarta blogger incrociata da Hola Milano!. Bruna lavora come autrice per la carta e per il web, è nata a Torino, ha vissuto a Berlino e abita sotto la Madonnina. Nel 2009 ha fondato l’urban blog SurviveMilano, consultato ogni anno da mezzo milione di milanesi. Per BUR Rizzoli ha pubblicato Milano Low Cost, che ha venduto oltre 20mila copie ed è stato per mesi in cima alle classifiche. Ha scritto anche Torino Low Cost, uscito sempre per i tipi di BUR e dedicato alla sua città d’origine.

Bruna Gherner_1

Zero – Che cos’è il viaggio per te, Bruna?
Bruna Gherner – Un tempo per me i viaggi erano migrazioni esotiche, spostamenti in posti lontani, una sorta di immersione in mondi paralleli. Partivo per viaggi lunghi in Vietnam, in India, in Siria, per incontrare persone, città, vite, storie diverse. Erano viaggi in cui mi piaceva immergermi nell’umanità, nelle vite di un altrove, per immaginare come fosse stare lontano da quanto per me era abituale. Viaggiavo con bus, treni, mezzi locali, per sentirmi parte di un altro mondo.
Da alcuni anni ho cambiato approccio e adesso forse sono agli antipodi: mi piace staccare da tutto, in primis da ogni tipo di device elettronico, da ogni messaggio, ma anche dalle chiacchiere.
Viaggio in furgone con Luca Giorcelli – il mio compagno di vita e di SurviveMilano – e i nostri figli, in campeggio libero, nella natura selvatica.
È un vero distacco da ogni cosa, un calarsi nella natura. Sono viaggi molto zingari, senza acqua corrente, con falò e minestre cotte con le erbe dei boschi. Per me sono un vero toccasana. Andiamo a dormire con la sera, ci alziamo presto, io cammino, Luca fa apnea, i nostri figli si inventano qualcosa nella natura. A volte riusciamo a sentire questa sensazione senza andare lontano, grazie a quelli che chiamo “micro viaggi”. Negli anni ha capito che si possono trovare micromondi anche vicino a noi.
Diciamo che sono passata dai viaggi modello “full immersion” umana a quelli zen. Segno di quanto sia cambiata io.

Un vecchio adagio recita che a contare non sia la meta, ma il tragitto. Sono stati i viaggi a farti diventare quello che sei oggi?
Piuttosto l’aver lasciato l’Italia quando avevo 23 anni. Mi ha formata arrivare a Berlino, sola, senza conoscere nessuno, solo perché era il mio sogno. Imparare a orientarmi, incontrare persone, crearmi una nuova famiglia di amici, nuove abitudini, immergermi in un nuovo mondo: per me è stata una svolta fondamentale, attraverso la quale ho sperimentato nuovi modi di vivere, totalmente costruiti da me, che mi hanno permesso di diventare quello che sono. Sono tornata in Italia, dopo 4 anni, rafforzata, capace di muovermi da sola, che per me è una grande virtù.

Qual è la storia legata a un viaggio o a un viaggiatore che preferisci?
Fin da quando ero piccola, ho sempre girato portandomi dietro i libri. E uno dei generi che mi piacciono di più è proprio il racconto di viaggio. Forse i miei preferiti sono quelli di Cormac McCarthy, in particolare la storia narrata in Oltre il confine: parla di un ragazzo negli anni 40, in New Mexico, che vuole catturare un lupo perché minaccia il pascolo di suo padre. Ma quando lo cattura, scopre che è una lupa e non la uccide. Decide di continuare il viaggio con lei, riportandola nei suoi boschi messicani. È un percorso molto romantico, di iniziazione. Lui non torna più indietro, ma si ritrova in un mondo messicano di perdizione. Bellissimo anche La strada, sempre di McCarthy: il viaggio di un padre e un bambino in un mondo apocalittico, popolato da cannibali.
Tra i classici, sono legatissima alle storie di Ulisse, che rileggo regolarmente nei miei viaggi in Grecia con il furgone. Quest’anno abbiamo dormito su un’isola poco nota, Skyros, con il furgone in un porto abbandonato, che si chiamava Achillea. Nei giorni a seguire abbiamo scoperto che era il porto da dove, secondo la leggenda, partì Achille per andare a combattere a Troia. Infatti Skyros era l’isola dove Teti aveva nascosto il figlio per evitare sapesse dello scoppio della guerra di Troia (dov’era destinato a morire). Achille aveva vissuto sull’isola a lungo, in incognito, vestito da donna, tra le figlie del re (ma una si era accorta che non era una ragazza: infatti era rimasta incinta!). Solo Ulisse era riuscito a stanarlo, grazie alla sua astuzia. All’improvviso il nostro viaggio a Skyros è diventato molto più romantico.

Che cosa porti a casa con te dopo un viaggio?
Cibo! È la mia passione ed è una delle cose che mi interessano di più durante ogni tipo di viaggio. Il mio bagaglio si riempie di sapori: tè di montagna dalla Grecia, spezie, ma anche farine e cereali strani. Ho iniziato presto; ricordo che a 16 anni avevo portato dall’Inghilterra i semi del cetriolo lungo, che in Italia non si trovavano. E poi, nella quotidianità, è come fare una piccola full immersion nei paesi lontani, ritrovandone i gusti.

E quando parti, che cosa non deve mancare nella tua valigia?
Mi piace viaggiare leggerissima, non avere quasi niente dietro, a parte spazzolino, qualche ricambio e da leggere (ora con il Kindle sono diventata ancora più leggera). Come dicevo, mi piace molto portarmi dietro libri ambientati nei luoghi in cui viaggio, fiabe tradizionali, miti. È da sempre il mio primo modo per incontrare e conoscere qualcuno di nuovo.

Sembri l’incarnazione dello spirito San Miguel, la cui storia è legata a doppio filo allo spostamento. Condividete addirittura alcune “tappe”: sei di Torino, hai vissuto a Berlino e in Spagna, e ora vivi a «Milano nonostante Milano». In realtà dal tuo blog si percepisce un amore sincero per la città. Ma cosa ti ha portata nel capoluogo lombardo e cosa ti tiene qui?
La cosa che mi piace di più di Milano è proprio il fatto che permetta piccoli viaggetti quotidiani. C’è la città della moda, con le modelle che si guardano in giro per cercare il casting, c’è la città abitata dai cinesi (ci vivo), dove è possibile incontrare gente che vende cibo per strada, con i carrellini della spesa, i giornali, le erboristerie. E poi ci sono il mondo degli artisti, quello degli studenti, ma anche tutti i posti frequentati dai filippini e dai peruviani. Sono universi in cui è facile entrare, mescolarsi, sono posti da assaggiare. Sono i viaggi low cost e a due passi da casa, proprio quelli di cui parlo spesso sul mio blog e nei miei libri, e per i quali provo i ristorantini dove basta varcare la soglia per aver la sensazione di aver fatto un salto altrove.

E a proposito, San Miguel perché?
Perché la bevevo sempre quando vivevo a Barcellona, come tutti gli spagnoli. Ci ho vissuto in uno dei momenti più leggeri della mia vita, appena laureata. Stavo in una casa con una vicina che passava il tempo a fare mosaici azzurri. Il massimo della vita erano le gite a Badalona in bici, il cielo azzurro e una San Miguel sul terrazzo…

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