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Serena Vestrucci

Dopo avere installato la prima opera di Artline all'Ex-Fiera, inaugura la mostra Ortica in Marsèlleria

Scritto da Lucia Tozzi il 14 giugno 2016
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Foto di Alberto Fanelli

Serena è tornata a Milano e Milano l’ha accolta bene, facendole vincere e installare per prima il grande concorso di arte pubblica milanese: Artline. Sotto i grattacieli di Citylife il suo intervento è antimonumentale, ma strategico. Serena ha disegnato i draghi delle fontanelle pubbliche, animando un oggetto standard ad altezza degli occhi di bambino. L’acqua ritorna anche nella mostra che apre subito dopo in Marsèlleria, Ortica, ed è plausibile che questo elemento ritorni proprio grazie alla sua relazione privilegiata con il tempo, ossessione suprema della Vestrucci. I titoli, le opere, i testi coniati dall’artista sono totalmente intrisi di questo corpo a corpo con la materia che scorre, che si rincorre, che porta cambiamenti in meglio o in peggio. Un lungo caffé a Lambrate, nella nuova casa dove è andata ad abitare, ha assunto una forma di scambio intenso, incalzante, libero, spoglio di qualsiasi accento mondano o di posa teatrale.

Cosa puoi anticipare della mostra alla Marselleria, Ortica?. Già il titolo pare qualcosa di misterioso, o fuorviante forse?
Ortica è il mio ultimo progetto espositivo, concepito come un libro, di cui, entrando in mostra, incontriamo direttamente la fine, e il cui inizio è invece la performance collocata in fondo allo spazio.
Ortica è il ritratto del paradosso: la natura perenne che caratterizza questa pianta è esattamente tutto ciò che la mostra non è. La completa perdita della parola e della memoria di A. – il protagonista – ci introduce alla sua precaria esistenza, al suo carattere effimero, al suo non esserci più.
La lettura comincia quindi dall’epilogo, per poi risalire al suo inizio man mano che si avanza nello spazio. In questo modo il vero percorso espositivo ci accoglie a ritroso: parte da dentro per portarci verso l’esterno, all’aperto. Così quel passaggio che esiste sulla soglia d’ingresso diventa il luogo in cui “entrare dall’uscita”.

VEDOVELLE E DRAGHI VERDI 2015-2016 Fusione in bronzo, bagno galvanico in oro, dimensioni variabili, un anno. Photo by Alberto Fanelli
VEDOVELLE E DRAGHI VERDI
2015-2016
Fusione in bronzo, bagno galvanico in oro, dimensioni variabili, un anno. Photo by Alberto Fanelli

Artline è la tua prima commessa pubblica: come ha funzionato il processo, come va avanti? Quali aspetti hai amato di più e quali meno? Che senso ha assunto per te progettare un’opera per dei fruitori eventualmente distratti, o persino ignari?
Sono felice che il mio progetto Vedovelle e Draghi Verdi sia stato selezionato tra i vincitori del concorso e possa quindi diventare un’opera pubblica permanente. Il contro di questo genere di commissioni sono i tempi dilatati che tutta la macchina burocratica impone. Ammetto di non essere abituata a considerare di attendere tre anni per vedere la realizzazione completa di un mio lavoro. Questo andamento lento lo trovo faticoso, ma d’altronde è solo questione di tempo. Adesso piuttosto staremo a vedere gli sviluppi con il cambio di giunta…

TI LASCIO META' FOGLI DA COLLAGE 2010 - 2012 Fogli da collage, 210 x 235 cm, due anni
TI LASCIO META’ FOGLI DA COLLAGE
2010 – 2012
Fogli da collage, 210 x 235 cm, due anni

Ci racconti come si è formata la rete di rapporti e scambi che ti ha permesso di lavorare in Italia?
Posso dire di aver iniziato a lavorare a partire dal 2011 quando mi è stato assegnato lo studio presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Era la prima volta in cui disponevo di uno spazio fisico dove poter lavorare ogni giorno. In quello stesso periodo frequentavo il primo anno di IUAV ed è stato veramente utile avere uno studio in cui andare la sera, dopo i corsi in università. Gran parte dei miei primi lavori e rapporti sono nati attraverso una serie di incontri e studio visit che la Bevilacqua La Masa ha organizzato durante tutto il periodo di residenza e che mi hanno permesso di presentare la mia ricerca e avviare così i primi scambi. Da cosa nasce cosa.

COSE CHE SI MUOVONO AD UNA LENTEZZA TALE DA SEMBRARE SOLO CAMPATE IN ARIA 2012 Materiali vari, una settimana, Il Crepaccio, Milano
COSE CHE SI MUOVONO AD UNA LENTEZZA TALE DA SEMBRARE SOLO CAMPATE IN ARIA
2012
Materiali vari, una settimana, Il Crepaccio, Milano

Pensi dunque che il tuo percorso creativo e lavorativo abbia avuto un processo naturale? Credi che la fortuna sia un elemento importante?
Penso che il mio percorso lavorativo abbia avuto uno sviluppo naturale nella misura in cui tutto ciò che finora ho fatto è accaduto senza rincorrere nessuno. All’interno di questo meccanismo sono convinta che ci voglia un lavoro costante, continuo, ma anche una gran dose di fortuna. Talvolta è solo la mancanza di un poco di fortuna a non permettere a tanti bravi artisti di avere delle occasioni.

STRAPPO ALLA REGOLA 2013 Tela di bandiere europee, filo di cotone, tre mesi, 18 x 5 metri
STRAPPO ALLA REGOLA
2013
Tela di bandiere europee, filo di cotone, tre mesi, 18 x 5 metri

Abbiamo parlato di un’evoluzione formale del tuo lavoro nel tuo ultimo progetto a Marselleria. Un’evoluzione che si percepisce, ad esempio, dall’uso del colore bianco, una sorta di maturazione, o semplificazione, che si nota, soprattutto conoscendo te e il tuo lavoro da tantissimi anni. Credi ci sia, questa evoluzione?
La mostra del 22 giugno sarà in effetti incolore e piuttosto lontana dall’estetica che in genere ci si può aspettare dai miei lavori. Ci saranno una performance e una traccia audio, entrambe forme che non avevo mai utilizzato prima. Lavorando a questo progetto ho sentito l’esigenza di un azzeramento, di una pulizia in cui trattenere solo il necessario. L’eliminazione del colore deriva da una ricerca sull’essenziale che sto affrontando ultimamente. Mi sono sempre chiesta quanto di me potrei sottrarre a me stessa pur rimanendo io. Se non avessi più le tette mi sentirei comunque donna? Se non avessi più l’utero? In altre parole, che cosa fa di me il mio essere io? Togliendo il colore ai miei lavori, posso permettere loro di essere riconosciuti anche per altri aspetti, magari meno scontati. Nella prossima mostra, le caratteristiche che sempre appartengono al mio lavoro restano presenti e intrecciate tra loro: caso, manualità, sfioramento non evidente ma costante della vita privata, applicazione di regole a contesti diversi.

RITAGLI DI TEMPO 2013 carta, 120 x 128 cm, 78 giorni
RITAGLI DI TEMPO
2013
carta, 120 x 128 cm, 78 giorni

Da dove hai tirato fuori il talento per i titoli? Sei una lettrice forte? Di cosa? Dove compri i libri?
In realtà non leggo tanti libri, ma leggo tante volte gli stessi libri. Capita che appena finito un libro, ricominci a leggerlo da capo. Ogni volta qualcosa cambia. Si potrebbe scegliere un solo libro, e decidere di leggerlo per tutta la vita.
Una caratteristica dei libri che mi piace particolarmente è il bordo lasciato bianco che disegna il perimetro del corpo del testo. In genere, nei miei, quello spazio è completamente riempito di scritte e appunti, che escono dalla lettura e lì trovano il momento per essere fermati. Molti dei titoli che attribuisco ai lavori derivano da quei margini bianchi di pagine pubblicate.

TRUCCO 2014 Ombretti su tela, 30 x 20 cm ognuno, cinque giorni
TRUCCO
2014
Ombretti su tela, 30 x 20 cm ognuno, cinque giorni

Che ne pensi delle residenze?
Penso che siano degli ottimi strumenti per chi le ricerca e le sa sfruttare. Trovo però pericoloso che i giovani artisti non solo le possano fare, ma quasi le “debbano” fare. Da quando esiste questo metodo formativo – che di fatto è un fenomeno recente -, spesso il numero e i nomi di residenze che un artista colleziona diventano uno dei principali criteri valutativi del suo stesso lavoro. È sorprendente che ormai quasi non ci sia più tempo o interesse per incontrare un artista in studio e si preferisca leggerne il cv.

DIETRO UNO GNOCCO C'E' SEMPRE UNA PATATA 2014 Festoni dorati ritagliati e incollati sul muro, un'ora​
DIETRO UNO GNOCCO C’E’ SEMPRE UNA PATATA
2014
Festoni dorati ritagliati e incollati sul muro, un’ora​

Guardando alle tue opere, anche passate, si nota che il tempo ha una forte centralità nel tuo pensiero. Perché è così centrale nel tuo lavoro?
Non ho ancora capito se il tempo lavora con me o contro di me. L’inevitabile cambiamento al quale non possiamo sottrarci mi terrorizza e insieme mi affascina. Lo scorso anno ho realizzato una trilogia di libri d’artista i cui soggetti sono tre passaggi di tempo. Il primo passaggio è il libro 8 ORE. Qui protagonisti sono l’incontro insolito tra la meccanica del lavoro, la ricerca decisa della cura del dettaglio e l’impossibilità di controllo del processo. 8 ORE si muove tra il rigore del metodo e la domesticità leggera dei soggetti ritratti: una raccolta di 64 disegni di cibi. Il secondo libro mostra il tempo di un anno ritratto attraverso la dimensione della coppia. Calendar è la raccolta di dodici autoscatti eseguiti rigorosamente uno al mese; immagini periodiche che trascorrono tra finzione e realtà, tra mascheramento e svelamento, tra lui e lei. I protagonisti del terzo libro sono invece coloro che, in modo multiforme, vengono a scrivere l’album di una vita. Catalogue è la scrittura del tempo disegnato dagli altri.

ANELLINI FRITTI, PER SEMPRE 2015 Microfusione in bronzo di una coppia di calamari fritti e successivo bagno galvanico in oro, dimensioni variabili, pezzi unici, cinque mesi
ANELLINI FRITTI, PER SEMPRE
2015
Microfusione in bronzo di una coppia di calamari fritti e successivo bagno galvanico in oro, dimensioni variabili, pezzi unici, cinque mesi

Dove vai a bere?
In genere decide chi quella sera non ha la macchina e si deve spostare con i mezzi. Se capita a me, propongo di andare al bar Picchio in Porta Venezia o al bar di Peppo sulla Darsena. Sono posti senza impegno, divertenti e pittoreschi.

CATALOGUE Realizzato durante BOOK MACHINE @ PEEPHOLE, Milano, 2015. Copertina morbida, colori, 100 pagine, edizione di 30 esemplari
CATALOGUE
Realizzato durante BOOK MACHINE @ PEEPHOLE, Milano, 2015. Copertina morbida, colori, 100 pagine, edizione di 30 esemplari

Dove vai a mangiare, a passeggiare, a ballare?
Devo ammettere di essere dell’idea che come si mangia a casa non si mangia da nessun’altra parte. In genere quindi organizziamo cene tra amici, facendo a rotazione tra le case. La volta in cui proprio nessuno ha voglia di cucinare prendiamo una pizza d’asporto da Mani in pasta in via Padova o andiamo a mangiare da Jubin in Paolo Sarpi.
Camminare è una pratica che mi piace, mi muovo spesso a piedi, mi distende i nervi e mi aiuta a rilassarmi.
Per ballare non penso che serva andare in un posto in particolare. Il più delle volte Francesco ed io balliamo in cucina anche senza musica.

8 ORE 64 stampe doppie di Serena Vestrucci accompagnate dal saggio breve di Francesco Garutti "Della stanchezza e del riposo". Edizione di 64 esemplari prodotta da THEVIEW ©2015
8 ORE
64 stampe doppie di Serena Vestrucci accompagnate dal saggio breve di Francesco Garutti “Della stanchezza e del riposo”. Edizione di 64 esemplari prodotta da THEVIEW ©2015

Sei una milanese di ritorno: sei nata e cresciuta qui e, dopo due anni a Berlino, ti sei iscritta alla IUAV a Venezia: perché? Come hai trovato Milano al tuo ritorno?
Credo che la scuola sia uno degli ambienti più belli della vita. È quel momento in cui si ha la fortuna di poter avere un dialogo concreto e quotidiano su ciò che ci interessa conoscere e su come poter migliorare. Finiti quegli anni è difficile ricostruire un confronto così intenso e frequente come quello che si instaura con le figure che durante gli studi si ha l’occasione di incontrare.
Dopo il periodo trascorso a Berlino passato a provare i più disparati lavori, cercando di chiarirmi cosa volessi dalla vita, ho sentito il desiderio di tornare a studiare. Lo IUAV mi ha attratto proprio per la varietà di artisti, curatori e critici che allora lì insegnavano. Sono stati per me anni veramente importanti.
Mi chiedi come ho trovato Milano al mio ritorno. Milano la trovo bella, come è bella una persona che per tante ragioni hai odiato, ma che in realtà ti piace ancora.

MASCHERA PER NON DORMIRE 2015 Materiali differenti, 45 x 20 ognuna, due settimane
MASCHERA PER NON DORMIRE
2015
Materiali differenti, 45 x 20 ognuna, due settimane

Che ne pensi di tutti questi spazi indipendenti che sono nati per le arti? Li conosci, li frequenti, quali sono i tuoi preferiti?
Ben vengano nuovi spazi indipendenti. Sono contenta che ci siano. Penso che facciano del bene.

FRISBEE 2015 Scultura per il tempo libero, calco di un piatto, gomma siliconica, 10 minuti
FRISBEE
2015
Scultura per il tempo libero, calco di un piatto, gomma siliconica, 10 minuti

Nel sistema dell’arte, come in tutti i sistemi, ci sono dei luoghi o delle persone o dei processi considerati ormai di riferimento. Tu credi in questo percorso dettato da regole, o, addirittura, da mode?
A dire il vero mi accorgo delle mode quando ormai sono passate, come se arrivassi sempre in ritardo. L’effetto è l’iniziare a seguirle come una sfigata, fuori tempo massimo. Allora ho smesso di pre-occuparmene.

CALENDAR Un progetto di Serena Vestrucci e Francesco Maluta, 2016. Libro con due fori, 36 pagine, 12 fotografie a colori, un anno, edizione di 50 esemplari
CALENDAR
Un progetto di Serena Vestrucci e Francesco Maluta, 2016. Libro con due fori, 36 pagine, 12 fotografie a colori, un anno, edizione di 50 esemplari

Dei musei/fondazioni più grandi quali segui?
Dipende dalle mostre, diciamo che seguo le mostre, e là dove mi interessano, approfondisco. Un luogo dove sono comunque sempre andata volentieri è l’HangarBicocca. È gratuito e arioso. Sembra di fare una breve gita. Andrea Lissoni ha curato negli ultimi anni un ciclo di esposizioni davvero belle. Ora spero che le prossime lo siano altrettanto e non diventi un contenitore pensato per attirare solo il grande pubblico.

Chi sono le persone che ti legano a questa città?
Ti direi gli amici, ma in realtà gli amici sono quelle persone straordinarie capaci di esserci sempre, e negli ultimi sette anni in cui sono stata via da Milano, li ritrovavo ogni volta che rientravo, così come, in parallelo, ne trovavo di nuovi là dove mi fermavo a vivere. Quindi, di fatto, chi mi lega alla città in questo momento sono i miei genitori. So che non ci saranno per sempre e sento che ora hanno bisogno che io stia qui. Ci saranno altri momenti per partire ancora.