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Di foreste subtropicali, luci, ombre e gender gap: intervista a Laura Agnusdei

La sassofonista bolognese presenta il nuovo album ‘Laurisilva’ il 13 dicembre al Teatro del Baraccano.

Scritto da Salvatore Papa e Chiara Colli il 9 dicembre 2019

Foto di Giuseppe Lanno

Luogo di nascita

Bologna

Luogo di residenza

Bologna

Attività

Musicista

I piedi ben piantati per terra nella formazione classica, la testa proiettata verso lo spazio infinito dell’improvvisazione, dell’elettronica e finanche della psichedelia. L’esordio da solista di Laura Agnusdei – Night/Lights del 2017 su The Tapeworm – è stato di quelli che meritano ancora attenzione e ripetuti ascolti. Le atmosfere sono prevalentemente notturne, ma vanno via via schiudendosi, passando dal lato della “Night” a quello delle “Lights”. Il sassofono di Laura viaggia libero tra i suoi stessi echi nello spazio, accompagnato da suoni acustici ed elettronici che formano un’ideale cornice intima e intergalattica. Un disco che parla di solitudine, di perdita e scoperta, di oscurità che si trasforma in luce.

Ma la cassetta Night/Lights è solo una parte della costellazione Agnusdei, che va man mano definendosi: l’origine è con il progetto matto d’avanguardia Sex With Giallone – condiviso,tra gli altri, con Caterina Barbieri, amica dai tempi della scuola e bolognese come lei -, ovviamente il Conservatorio, poi l’ingresso come sax sull’ultimo album dei Julie’s Haircut, nel frattempo lo studio all’Istituto di Sonologia dell’Aia, presenza in contesti internazionali importanti (tra cui il beneamato Rewire) e un’attività live indefessa dove incrocia il background classico del sax con la sperimentazione analogica e improvvisativa.

Il 29 novembre è uscito il nuovo Laurisilva per la label inglese The Wormhole. Il nome indica un particolare tipo di foresta subtropicale, un habitat ibrido nel quale gli elementi si mescolano e convivono, e gli strumenti a fiato – in questo caso – vanno a braccetto con l’elettronica. L’album verrà presentato a Bologna venerdì 13 dicembre alle h 20 con una vera e propria band, nella quale compaiono anche la trombettista di musica contemporanea Elisabeth Lusche, le ance del jazzista Giacomo Bertocchi, i flauti di Thomas Reyna, esperto di musica antica ed Edoardo Grisogani (drum pads & percussioni).

Ecco cosa ci ha raccontato Laura.

 

Hai vissuto in Olanda per studiare all'Institute of Sonology. Cosa ti ha spinto a tornare?

Sì sono stata via per studiare all’Institute of Sonology di Den Haag. È stata un’esperienza molto formativa, ma fin dal primo istante sapevo che non avrei voluto vivere a lungo in quella città. Finiti gli studi questa estate sono tornata subito a casa, per riflettere un po’ sul da farsi prima di prendere una vera decisione. Tuttavia non ho ancora le idee veramente chiare sul mio futuro prossimo. Penso comunque che Bologna in ogni caso sia un gran bel posto in cui vivere, non so solo se sia il posto giusto per me adesso.

Partiamo dal principio: quando e come ti sei avvicinata alla musica?

Ho iniziato con la chitarra da bambina, principalmente per volere di mia madre, ma non mi applicavo granchè. Il vero appassionato di musica in casa era mio padre ed è probabilmente grazie a lui che ho sviluppato una certa curiosità. Ricordo precisamente tutta la musica che ascoltavo quando ero in macchina con lui: molto soul, funk, rhythm and blues, Battiato. A me piacevano Pino Daniele e Jovanotti. Da adolescente ho iniziato poi a farne una cosa davvero mia, quando ho comprato la chitarra elettrica e ad avere le prime band. Il sax è arrivato dopo, all’ultimo anno del liceo e lì ho deciso che dovevo mettermi in riga e studiare sul serio.

Hai mai pensato di fare altro?

Sì, molte volte. Mi è capitato di sentirmi totalmente inadatta alla musica e di pensare di dover smettere perché non all’altezza. Quelli sono i momenti in cui però capisci che anche se non ti senti in grado, di fatto non desideri altro e quindi devi continuare.

Com’è iniziata invece l’avventura con i Julie’s Haircut?

Ci siamo conosciuti nel 2015 all’interno del progetto “Unità di Sonorizzazione”, organizzato da Enrico Gabrielli, nostro amico in comune. Mi hanno chiesto se volevo passare a Reggio un pomeriggio per fare una jam, dalla jam siamo passati ai concerti, dai concerti allo studio e via da capo: jam, concerti, dischi, concerti, jam…

Raccontaci l’evoluzione del tuo lavoro solista, quello che c’era dietro il primo album e da quali suggestioni prende spunto questo secondo lavoro.

Night/Lights, il mio primo Ep, ha avuto una gestazione lunga, sono 4 tracce frutto dei primi tentativi di approcciare l’elettronica e capire cosa e come potevo comporre in totale autonomia. È musica intimamente legata al periodo 2014-2016, che ha visto molti cambiamenti nella mia vita. Parla di perdita e scoperta, amore e solitudine, paura e speranza. Le luci e la notte del titolo sono una metafora di questi estremi emotivi che in vari modi mi son trovata a vivere. Laurisilva è invece un album che si nutre di un approccio più audace, è un tentativo di mettermi alla prova con forme di composizione un pelo più complesse di quelle nate dal semplice intuito. Volevo ci fosse più ritmo, che ci fosse anche ironia e soprattutto più strumenti a fiato. L’idea di questa foresta subtropicale immaginaria è nata più a posteriori, individuando i vari rimandi tra i brani e la presenza costante di una ricerca timbrica che predilige suoni dall’inviluppo complesso: gorgoglii, scie di rumore, bolle, suoni di natura gestuale. L’idea dell’ecosistema mi è sembrata particolarmente calzante perchè i vari elementi hanno sì un’organizzazione interna, funzionale allo sviluppo del brano, ma mantengono anche una certa elasticità, dando l’impressione di qualcosa in costante mutamento.

Che consiglio daresti a chi ascolta per la prima volta l’ultimo album? Quale luogo, posizione, atteggiamento prelidigeresti?

Semplicemente di star comodi, rilassarsi e ascoltare senza fare altro. E di ascoltarlo dall’inizio alla fine senza interruzioni.

Cosa pensi del gender gap nel mondo musicale?

Penso che le cose stiano cambiando, anche se lentamente. Quel che mancano non sono le ragazze di per sè, ma le ragazze ai “posti di comando”. Numericamente ci son sempre più presenze femminili, ma vogliamo più insegnanti donne a capo dei dipartimenti dei conservatori, vogliamo più giornaliste a capo di testate, vogliamo più donne nei roster delle etichette più importanti. E che tutto questo non sia un pink washing, ma il segno che i tempi son maturi perchè a parità di competenze non siano sempre le donne a rimetterci. Penso, inoltre, che sarebbe bello se la crescente consapevolezza di questo “gap” innescasse dibattiti su tutti gli altri pesanti gap di cui non si parla mai: in primis questioni di classe sociale e accesso alle risorse per la propria formazione artistica. Sarebbe bello se il mondo musicale potesse essere pioniere nel creare una comunità il più variegata possibile.

Cos’ è successo invece alla musica a Bologna negli ultimi anni?

È una domanda troppo difficile! Nono sono mai stata brava a capire le tendenze. Di certo penso che Bologna abbia un gran vantaggio: un continuo ricambio dovuto alla presenza di studenti e persone da fuori. Questo porta sempre nuove energie. Però servono più spazi adeguati per gestire al meglio una programmazione davvero sperimentale e poi basta con ‘ste ruspe!

 

Quali sono i luoghi di questa città che più ti ispirano, quelli dove vai a trascorrere del tempo libero o semplicemente a far nulla?

Se devo prendere una birra con gli amici vado da Modo Infoshop. Se devo vedere un film vado in Cineteca o da Home Movies, se devo comprare The Wire non so dove farlo. Aiutatemi, non si trova da nessuna parte! Per il resto vado a concerti, principalmente quelli dei miei amici.
Ultimamente faccio fatica a rilassarmi e concedermi di non far nulla. Grazie della domanda che mi ricorda quanto questo sia sbagliato! Bologna è bellissima e va attraversata a piedi, ammirata nelle sue luci giallastre del centro, ascoltata nel vociare natalizio e nel silenzio lugubre di certe notti di periferia. Essendo stata via per un po’, in me ora prevale un approccio nostalgico alla città e prediligo posti che aprono memorie. Ma so che Bologna mi sorprenderà di nuovo e presto avrò una risposta migliore a questa domanda.

Che cosa ci dobbiamo aspettare da questo evento speciale al Teatro del Baraccano?

Per la prima volta presenterò il mio repertorio solista con una band. In particolare suoneremo la tracklist completa dal mio nuovo disco Laurisilva. Sarà molto diverso dal mio set in solo perché molto spazio avranno anche gli altri componenti della band (Daniele Fabris all’elettronica, Giacomo Bertocchi a clarinetto, flauto e sax, Edoardo Grisogani a beat e percussioni ed Elisabeth Lusche alla tromba). Sarà un’occasione unica per ascoltare alcuni brani del disco che non ho mai suonato (e mai suonerò) nel mio set in solo. Lo show sarà, inoltre, arricchito da un allestimento floreale curato da Fiori Flò e da visuals inediti.

Cosa stavi ascoltando prima di iniziare questa chiacchierata?

L’album di una mia amica, Liew Niyomkarn, The Secret of Mountains and Tropical Fruits.