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Michele Volpi, tatuatore scientifico

quartiere Porto

Scritto da Salvatore Papa il 19 marzo 2024

Marchigiano di origine, bolognese di adozione, Michele Volpi, è uno dei tatuatori più importanti della scena italiana. Nel suo studio META tattoo lab, la sua ‘terza pelle’, Volpi sperimenta sui corpi il suo stile ispirato alle illustrazioni scientifiche di botanica, astronomia, anatomia, fisiologia e chimica con una dose di surreale e con un’unico colore: il nero.

 

Quando hai iniziato ad appassionarti all’arte del tatuaggio e perché?

Nella seconda metà del 2013, ero un ragazzo in forte ricerca di un sentiero adatto a trasformare la propria passione per l’illustrazione e il disegno in lavoro. L’ostinazione ha dato i suoi frutti quando per caso un mio caro amico d’infanzia mi propose di comprare un kit per tatuaggi nello stesso periodo in cui stavo banalmente pensando di provare la via del graphic design. Aprire quella valigetta con macchinette, colori, aghi e provare a tracciare una tremolante linea su pelle sintetica fu l’esordio di quella che diventò preso una mia grande ossessione e passione. Sono diplomato all’Istituto tecnico “Montani” di Fermo, nelle Marche, ero portato per il disegno tecnico ma negli ultimi anni delle superiori mi divertivo a disegnare ritratti a carboncino, disegni con penna Bic, matita e penna a china. Mi piaceva avere le mani in pasta, creare, illustrare, provare.

Il primo tatuaggio su chi l’hai fatto e cosa rappresentava?

Il mio caro amico d’infanzia Michele è stato l’archetipo del mio pacchetto clienti. Fu così coraggioso nell’affidarmi il suo polso per provare a tatuare la scritta “Hope”. La mia esperienza era praticamente assente ma l’emozione di entrambi, unica.

Perché ti sei trasferito a Bologna? E cosa ne pensi della città?

Dopo aver preso un po’ di confidenza con l’arte del tatuaggio in terra marchigiana, la mia passione stava crescendo vertiginosamente e la voglia di spingermi più in alto non era da meno. Mi sono ritrovato a sentirmi stretto in quella che fino ad allora era stata la mia culla migliore dove esprimere quello ero; dovevo evadere e uscire dalla mia zona di comfort per non opprimere la mia carriera.
Bologna è stata una scelta ideale; una città che si sente un paese, perfetta per una persona come me che ama vivere in posti non eccessivamente grandi, ma giovani e freschi.

Perché usi solo il nero?

Agli inizi ho provato molti stili, tecniche e colori sia su carta che su pelle. Dopo aver provato la penna a china e il puntinismo ho sentito una forte chimica che mi ha spinto a migliorare e ricercare sempre di più questa tecnica tanto da farne uno stile personale. Sento che oltre il nero non ho bisogno di altro. È un colore così completo…

Come avviene il processo di creazione?

Il cliente viene spesso da me con un concetto e per “concetto” intendo qualsiasi fonte da cui esso possa provenire: una teoria scientifica, un’idea, un pensiero, un aforisma, uno spezzone di una canzone, un estratto di un libro, un principio filosofico, etc. A seconda dei gusti estetici che chiedo di condividere con me (partendo da alcuni miei tatuaggi già eseguiti), capisco su quale binario indirizzare l’impostazione del disegno, se prettamente scientifico o più surreale.
La ricerca dell’idea richiede spesso del tempo che può variare da pochi minuti, a ore o giorni. Delle volte i concetti sono molto astratti e finché non riesco a ideare qualcosa che mi soddisfi appieno, non propongo nulla.

Molti tuoi tatuaggi sono fondamentalmente tavole scientifiche. Questo modo di sintetizzare arte e scienza è certamente la tua cifra stilistica peculiare. Quali sono i testi sui quali hai iniziato a sviluppare questi interessi?

Mi sono appassionato di scienza in modo amatoriale partendo dalla fisica quantistica. Il primo testo che ricordo è stato “Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli, anche “50 grandi idee di fisica” di Joanne Baker.
Ho letto poi altri libri di saggistica che spaziano dalla psicologia alle neuroscienze.
Per quanto riguarda i libri illustrati a cui sono molto legato, invece, posso menzionare certezza l’atlante di anatomia “Netter” e “Art forms in nature”, “Art forms from the abyss” di Ernst Haeckel.

Non solo pelle, ma anche carta, t-shirt e altri supporti. Ma c’è ancora chi pensa che il tatuaggio non sia arte…

Fortunatamente questo pensiero sta piano piano invecchiando. Molto spesso i tatuatori provengono da altre forme d’arte che riescono a portare avanti durante la loro carriera. C’è chi si sente completo soltanto tatuando e chi invece sente di dover esprimersi nella creazione di altro. Illustrazioni, merchandising, ceramiche, stampe artistiche e molto altro.

Immagino che tu possa permetterti di selezionare i/le clienti...

Fortunatamente posso! Non mi sento di accettare progetti che non sono affini al mio stile per lo più e rimbalzare su altri colleghi quello che loro sanno fare meglio di me perché specializzati. Al giorno d’oggi, il mercato del tatuaggio offre tantissimi stili personalizzati che possono soddisfare ogni tipo gusto e necessità.

Veniamo al tuo rapporto con la città: come riesce a ispirarti? E quali sono i luoghi che frequenti con più piacere, che ti fanno sentire davvero a casa?

La più elementare fonte d’ispirazione è il passeggiare in giro per la città e perdermi nel centro. Bologna è perfetta per questo. Il fervore del suo ecosistema è quello che sin dal mio trasferimento, mi ha catturato; per ora non ho bisogno di altro.
I parchi, i ristoranti e i musei sono i luoghi che frequento di più: Parco 11 Settembre, Giardini Margherita, Palazzo Albergati e Palazzo Pallavicini (per le mostre). Ma comunque non ho un punto di riferimento ben preciso, mi lascio trasportare da quello che viene e che c’è di interessante.