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Sestomarelli

Urban Folk da Sesto San Giovanni con la band che scoprirete durante il Jameson Village 2018

Scritto da Martina Di Iorio il 7 marzo 2018
Aggiornato il 4 luglio 2018

Da Sesto San Giovanni questi ragazzi parlano della propria quotidianità attraverso la musica folk. I Sestomarelli sono una band folk rock che avrete il piacere di seguire durante il Jameson Village 2018: un filo diretto che li lega con l’Irlanda e con il whiskey, di cui non solo sono avidi bevitori, ma ne cantano le lodi anche nei loro testi. Cinque ragazzi che lavorano da sempre con e per la musica e che ascolteremo brindando durante la festa di San Patrizio il 17 marzo, al Jameson Village.

Chi sono i Sestomarelli? Da dove venite e come vi siete conosciuti?
I Sestomarelli sono un quintetto folk rock (o, nella definizione di alcuni, urban folk) formatosi a Sesto San Giovanni nel 2007 come cover band. Dal 2011 abbiamo avviato la produzione di brani originali realizzando i due album Acciaierie e ferriere lombarde Folk e Possibilmente. Siamo comparsi sulle compilation Pistoia Blues 2016 e Scarpette Rosa, libretto di sala dell’edizione 2016 del Premio Tenco. Oltre a ciò, abbiamo autoprodotto il Cd Canzoni scritte da altri contenente le cover in inglese e italiano che eseguiamo sovente live.
Il gruppo è composto da Alessandro Aliprandi (chitarra, mandolino, cori); Alessandro Muscillo (basso); Simone Danesi (batteria); Mariela Valota (violino); Roberto Carminati (voce e chitarra acustica). Aliprandi è autore delle musiche originali; Carminati delle liriche.

Qual è stato il vostro percorso musicale?
Veniamo da esperienze molto diverse. Alex Aliprandi e Roberto Carminati suonano insieme da quasi 25 anni, orientandosi per lo più al rock, al folk, al country. Simone Danesi ha lavorato nel rock e nell’hard rock ma anche nel jazz e ha esperienza di big band; Muscillo si è esibito con gruppi di hard rock e rock anni settanta; Mariela Valota ha una formazione eminentemente classica, ha collaborato con orchestre televisive Rai e Mediaset e con artisti di caratura importante come Renato Zero, lo scorso anno. In più, ha anche inciso dischi jazz.

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Come è nato l’amore per la musica folk?
Grazie all’ascolto di The Pogues, in primo luogo. È una musica di facile presa, estremamente coinvolgente, dunque adatta veramente a un’audience trasversale per età, nazionalità, cultura. Ovviamente, quando si è trattato di comporre brani originali, la tradizione che con il tempo avevamo assimilato è stata rielaborata in maniera personale.

E con Jameson?
Possiamo ormai dire che si tratti di una relazione di lunga durata, visto che la nostra prima apparizione come band è stata nel 2015 allo street party del quartiere Isola. Jameson non è solo un whiskey, bensì uno spirit strettamente apparentato alla musica e in particolare al folk irlandese che noi stessi prediligiamo e al quale ci ispiriamo. Non a caso, i suoi party di San Patrizio sono l’occasione per esibirci accanto ad artisti dalla visibilità ragguardevole. E ha un motto affascinante. Sine Metu. Senza paura: tutto sommato, possedere un certo sfacciato coraggio è una caratteristica importante per dei musicisti, non credete?

Di cosa parlano i vostri testi e dove prendete ispirazione?
Anche di whiskey. Magari non direttamente di Jameson, ma di whiskey senz’altro sì. E della vita, in tutte le sue sfaccettature. Dai momenti passati on the road all’amore, alla politica e alla società. È accaduto nei due dischi precedenti, succederà nel prossimo, ora in lavorazione.

Qual è il rapporto tra l’Italia e la musica che create?
È il nostro Paese e cantare in italiano significa per noi esprimere questa appartenenza rispettando la tradizione folk irlandese, per esempio, ma senza scimmiottarla. Italiani e irlandesi hanno più cose in comune, nell’atteggiamento verso la vita, di quel che non si pensi. Il senso di appartenenza e l’orgoglio di essere italiani, tuttavia, lo vogliamo sottolineare più che mai oggi, non sono affatto, né mai saranno, motivo di chiusura ad altre culture o popoli. Anche perché fra le cose che italiani e irlandesi hanno in comune c’è l’essere emigranti.

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Cosa vi aspettate da questa nuova edizione?
Le nostre aspettative, come sempre, sono alte. Folla, entusiasmo, partecipazione, generalizzato delirio. Siamo certi che non resteremo delusi, né resterà deluso il pubblico.

Il vostro cocktail preferito?
A dire il vero, Jameson Irish Whiskey lo preferiamo liscio, sine metu.

E se la musica folk fosse un cocktail quale sarebbe?
La musica folk è proprio il Jameson Irish Whiskey, liscio e puro – con la sua tripla distillazione: cin cin o, meglio… sláinte!