Ad could not be loaded.

Stefano Pomogranato

In occasione di Sneakerness abbiamo chiesto al fondatore di Special di raccontarci un po' di street culture

Scritto da Emanuele Zagor Treppiedi il 2 ottobre 2019
Aggiornato il 3 ottobre 2019

Luogo di nascita

Savona

Luogo di residenza

Milano

Non le chiamiamo più scarpe da ginnastica o da tennis, quelle che usavamo apposta per la lezione di educazione fisica. Da un bel po’ quelle calzature, concepite originariamente per fare sport, le chiamiamo sneakers, termine internazionale che identifica le scarpe con la suola di gomma che, unendo funzionalità, materiali, fashion e creatività, hanno conquistato il mondo.

L’origine delle sneakers risale addirittura al XVI secolo, all’epoca dei Nativi d’America: si racconta che gli indigeni fossero soliti ricoprire la pianta del piede con del lattice, una resina naturale ricavata dagli alberi di caucciù, che gli permetteva di affrontare i terreni più impervi senza calzature. L’americano Goodyear, quello dei pneumatici, fece il resto grazie alla scoperta del processo di vulcanizzazione della gomma e nel 1850 nacque la prima scarpa con tomaia di tela e suola in gomma. Il primo boom avvenne poi con le Olimpiadi, durante le quali le scarpe furono (e tuttora sono) indossate da tutti gli atleti.
Il resto è storia e attraversa marchi storici come Converse e Adidas, personaggi famosi come Marlon Brando, James Dean e poi ancora la nascita di Nike e il secondo boom con le Jordan, fino ad arrivare a oggi con le collaborazioni con l’alta moda, da Marc Jacobs a Off White.

Ma torniamo a Milano e a Stefano Pomogranato: se oggi possiamo raccontarvi la storia delle sneakers è grazie a lui che, 12 anni fa, ha dato vita a Special, un negozio che è anche uno dei punti di riferimento in questo ambito a Milano.
In questa intervista, in occasione di Sneakerness, ci racconta la sua passione per le sneakers, di com’è cambiato questo mondo, e del triathlon.

 

Chi sei? Di dove sei? Quando sei nato? Perché sei qui?

Veloce presentazione: Stefano Pomogranato (@ste_pomogranato) nato nel lontano 1970 nella ridente città di Savona. Affetto patologicamente dalla necessità di comprare scarpe.

Cosa fai nella vita? Raccontaci la tua giornata tipo.

Sveglia 6.45. Colazione in famiglia con due figli di cui vado oltremodo fiero, poi mezz’ora per leggere cosa è successo nel mondo (la prima cosa sono i risultati delle partite della Major League Baseball che si sono giocate nella notte), doccia e via in ufficio da Retrosuperfuture (brand di occhiali superfigo), di cui sono da pochissimo tempo CEO. Cerco sempre di tornare a casa per cenare con moglie e figli, e ho anche l’ambizione di fare un po’ di sport. Mi piace considerarmi un wannabe triathlete, sport che mi diverte molto e di cui ho fatto qualche gara, ma a cui ovviamente non riesco a dedicare il tempo necessario. Poi dopo aver messo a letto tutti mi dedico alle sneakers.
Di base sono una persona timida e schiva con una vita normalissima lavoro e famiglia, super curioso e con un sacco di idee in testa. E una maledetta e costosissima passione per i prodotti di qualità, sneakers in primis.

Come nasce la tua passione per le sneakers? Ti reputi uno sneakers addicted?

Nasce inconsapevolmente a metà anni 80, avevo un amico italo-americano che, ogni volta che tornava dalla California, mi portava sneakers allora introvabili sul mercato italiano. Dopo un po’ mi resi conto di avere una quantità invidiabile di ‘scarpe da tennis’, allora cominciai ad approcciare l’argomento in maniera meno random e ad appassionarmi. Sempre nello stesso periodo ho iniziato ad andare in skate e quello ha decisamente cambiato il tutto. La prima scarpa che mi fece veramente accendere la lampadina è stata una Vans Authentic rossa, tutt’ora la mia scarpa preferita di sempre. Per rispondere alla seconda parte della tua domanda: sì purtroppo sì sono addicted nel modo peggiore. Ossessivo compulsivo per la “gioia” di mia moglie.

Quando nascono le sneakers?

Se parliamo delle sneakers moderne, di base nascono nel momento in cui viene scoperta la vulcanizzazione della gomma grazie al signor Goodyear (quello dei pneumatici), che riuscì a trasformare il caucciù naturale in quello che oggi conosciamo come gomma che permise finalmente di fare le suole delle scarpe come le conosciamo oggi.

Cosa ne pensi di questo interesse da parte della moda nei confronti delle sneakers?

Il fashion system ha avuto bisogno delle sneakers per avvicinarsi a un pubblico più giovane, e diciamo che ci e riuscito perfettamente, creando una confusione positiva, mischiando streetwear e fashion. Nasce così l’ibridone dello street couture, ovvero t-shirt e felpe overpriced. Ma il fashion system ha il difetto di bruciare tutto in tempi molto rapidi e diciamo che già si vedono i segnali della fine dell’amore tra la moda e le sneakers. In ogni caso ci sono alcune aziende del lusso che hanno fatto e fanno tuttora delle sneakers veramente di qualità e per certi versi anche innovative. La vera ricerca e innovazione, almeno in campo sneakers, però arriva sempre dallo sport praticato, running e basket principalmente.

Quali sono secondo te le collaborazioni fashion-sneakers più riuscite?

Recentemente non si può non parlare di NIKE x Off white che ha investito come un uragano il sistema moda, cambiando proprio la percezione del mercato mainstream nei confronti delle sneakers. Mi piace però ricordare un progetto del 2005: Vans x Marc Jacobs (ai tempi direttore creativo di LV), che fu il vero primo prodotto ad abbattere le barriere tra il mondo sneakers e il fashion system.

Come fa una sneakers a diventare famosa? Ci sono delle caratteristiche che deve avere?

Purtroppo e dico purtroppo perché mi considero ormai un vecchio che si lamenta e basta, la caratteristica non è intrinseca al prodotto. Ovvero non è il design, non è la qualità, spesso non è la storia, ma è solamente la comunicazione e la capacità dei brand di costruire hype intorno al prodotto o alla presunta limitata disponibilità.

Ormai si parla di collezionismo, che poi sfocia nel fenomeno dei re-seller: raccontaci i due fenomeni e che impatto hanno su tutta l'economia delle sneakers.

Il collezionismo (di qualsiasi cosa) è sempre esistito, e ovviamente anche le sneakers hanno fatto la loro parte. Il collezionista di solito è un consumatore consapevole, segue un filone, ha i suoi gusti, ha i suoi Grail e fa un lavoro di ricerca archeologica. Il fenomeno dei reseller non è nato dai collezionisti, ma nasce dalle esigenze del mercato di avere tutto e subito a qualsiasi costo. Chi fa il reseller vende ai figli dell’hype, chi rivende ai collezionisti lo considero invece alla stregua di un antiquario. Oggi il mercato dei reseller è diventato a sua volta un fenomeno hype ed e molto più grosso del mercato dei collezionisti.

A proposito di economia, ci sai dare qualche dato sulle sneakers in Italia? E a Milano?

One Block Down – Piazza Armando Diaz, 2 – Milano

Numeri affidabili in Italia è quasi impossibili darli. Posso solo dirti che è un mercato in crescita ma non per questo facile, anzi, tutt’altro: devi conoscere molto bene quello che stai facendo, devi essere appassionato e devi dedicarti anima e corpo, altrimenti rischi solo di farti male. Anche se in Italia i negozi con una selezione molto buona di sneakers sono qualche centinaia, i veri sneakerstore sono non più di una decina (questa affermazione mi fa conquistare una nuova schiera di haters), e intendo quei negozi in cui il proprietario prima di tutto è un appassionato vero, spesso collezionista, che oltre a fare il commerciante fa un importantissimo lavoro di divulgazione scientifica. Tutto il resto è puro commercio, ovvero negozi senz’anima che oggi vendono sneakers perché fa figo, ma pronti a trasformarsi in qualsiasi altro tipo di luogo non appena il vento girerà. Milano anche in questo caso diciamo che comanda e si possono sicuramente trovare alcuni tra i negozi più real della scena: Special e One Block Down su tutti.

E invece, a proposito di Milano, raccontaci delle tue due esperienze Special e Special Sneakers Club. Che obiettivo hanno questi due spazi e come si differenziano?

Special è uno spazio retail che ho fondato 12 anni fa perché non c’era più un negozio di sneakers degno di tale nome (Quinto Round RIP) e non era ammissibile che una città come Milano non avesse un vero sneakershop. Sono fiero e mi reputo fortunato per essere stato il proprietario di Special per nove anni, poi per motivi vari (stanchezza mentale, impegni vari, vecchiaia ) nel 2016 ho passato la mano ma, anche con la nuova proprietà, la mission rimane inalterata: essere uno sneakershop 100% sneakers e basket oriented senza cedere ai richiami della moda e ai trend che si presentano ogni anno.

Contemporaneamente ho iniziato il progetto Special Sneakers Club che è ovviamente figlio di Special e che vedo come una evoluzione del retail classico con una maggiore attenzione al consumatore e ai servizi piuttosto che alla vendita. È uno spazio multifunzionale dove organizziamo eventi, facciamo attività di divulgazione, dove ci si può incontrare per bere una birra o un caffè parlando e leggendo di sneakers e street culture. Parlando con termini tanto cari ai guru della comunicazione, SSC è un hub creativo incentrato sulla cultura street e in particolare sulle sneakers.

Chi sono i collezionisti di sneakers più famosi di Milano e d'Italia, che li aspettiamo sotto casa? :D

Con questa domanda mi vuoi veramente fare odiare. L’unico collezionista “famoso” che ha una vera collezione degna di nota è Marco Evangelisti “Evanga”, proprietario di Backdoor, sneakerstore bolognese (uno dei pochi real sneakerstore italiani) che ha una collezione incredibile incentrata principalmente su Jordan con pezzi veramente unici, universalmente riconosciuta come una delle collezioni di Jordan più complete al mondo. Tutti gli altri che hanno collezioni importanti sono mediaticamente meno esposti e non sarebbero contenti di vedere i loro nomi pubblicati. Comunque ci sono in Italia collezioni veramente degne di nota e appartengono quasi tutte a persone che hanno più di 50 anni e che hanno lavorato nella sport industry per qualche decennio.
Diciamo che sui colli bolognesi ci sono collezioni sconosciute o dimenticate che a prezzi di resell attuale valgono più di un bel appartamento in centro a Milano. Senza fare lo snob invece ti posso dire che le collezioni anche molto pregiate e complete ma senza scarpe vecchie di almeno 15/20 anni non le considero neanche collezioni: una collezione per essere validata ha bisogno di tempo e deve sopravvivere al calo di hype e al sopraggiungere di una nuova moda.

Quali sono i luoghi di ritrovo degli sneakers addicted di Milano? E cosa ne pensi di snekerness, sei stato anche alle altre edizioni europee?

I luoghi di ritrovo sono i negozi di sneakers durante le release, poi di sicuro lo Special Sneaker Club che nasce anche per questo. E ovviamente eventi come Sneakerness, che sono dei grandi poli di attrazione per tutta la sneakers community non solo milanese e quindi servono anche per tornare a fare le cose come si facevano una volta (lo ho già detto che sono solo un vecchio rompicoglioni?) e rimettono al centro l’importanza del contatto diretto non filtrato dai social. Sneakerness ha la forza di essere un vero network europeo e quindi questa comunità va oltre le frontiere ed è possibile ancora a fare delle incredibili amicizie dettate da una passione comune. Consiglio a tutti di venire a Sneakerness a Milano e poi di andare a vedere anche cosa succede a una qualsiasi altra edizione europea, in modo da allargare la propria conoscenza e il proprio network di conoscenze nel panorama sneakers.

E invece quando non vuoi pensare alle sneakers, ma bere un buon drink, mangiare bene o ballare dove vai?

Per bere bene l’importante è che ci sia una buona carta dei gin e un barman conoscitore della materia, quindi il mio cocktail bar preferito non è a Milano bensì nel porto di Savona e secondo me vale la pena andare a fare un weekend in Liguria, magari non a luglio o agosto, solo per andare a bere un ottimo gin tonic da The Balance. A Milano comunque mi piace il Botanical Club.
Parlando di cibo io sono amante della cucina molto semplice basata sulla qualità delle materie prime e sono di base un carnivoro integralista, quindi per me Il giardino dei segreti con quella sua atmosfera totalmente anni 80 è un posto perfetto. Anche in questo caso vi consiglio comunque di prendere la macchina e andare nelle colline piacentine per cercare qualche trattoria a conduzione famigliare, non ve ne pentirete. Ballare discorso chiuso da anni: diciamo che ai miei tempi andavo al Merry Go Round e a Le Cinema e con questa perla vi rendete conto realmente di quanto sia vecchio.

Salutiamoci dicendo in quali occasioni non dobbiamo indossare una sneakers.

Con un vestito formale rischiate di fare la figura dello sfigato fuori posto. Bisogna avere una certa personalità e raramente ho visto qualcuno non sfigurare con vestito + sneaker.