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Tank: un serbatoio culturale per gli eventi indipendenti

quartiere San Donato

Scritto da Salvatore Papa il 22 novembre 2021

Una facciata color magenta si staglia tra i graffiti di via Zago: è quella del Tank che ha preso il posto del Mikasa inserendosi nel variegato under-ponte di via Stalingrado con una proposta che allarga l’offerta indipendente e offre un ulteriore spazio di espressione. Avrebbe dovuto inaugurare all’inizio del 2020, poi è arrivata la pandemia che ha però solo rimandato l’avvio della nuova avventura. Da maggio scorso, prima nel giardino, poi al chiuso Tank è, quindi, parte attiva della scena cittadina. “Riteniamo necessario – si legge nel manifesto – stabilire una connessione con l’alterità e vogliamo farlo attraverso il recupero della centralità dell’arte e della musica mediante la ricerca, costituendo la rete delle attività che il nostro spazio realizza”.

Ne abbiamo parlato con le tre socie che ne tessono le fila.


 

Chi siete e cosa fate oltre al Tank?

TANK è l’espressione più visibile di un progetto che si chiama CIRCE ed è strutturato pensato da tre socie: Laura Zilli, Mariolina Catani e Marzia Avallone. Tre donne che ci credono moltissimo, tre persone con esperienze diverse ma con la stessa attitudine profonda.
Non è facile dire cosa facciamo oltre il TANK, perché questo spazio assorbe praticamente ogni nostra energia (ridono). Scherzi a parte, possiamo rispondere così: con posizioni diverse, tutte e tre ci siamo sempre mosse su una linea che, congiunge lo studio e la ricerca in ambito artistico, anche accademico, agli eventi indipendenti e a quella scena che per convenzione si chiama underground. Quando abbiamo dato forma al TANK lo abbiamo fatto con l’idea di far confluire in questo spazio le varie anime che ci appartengono.

Come lo raccontate Tank?

TANK è nato e si configura come serbatoio culturale, un contenitore di format diversi. La nostra proposta spazia tra i linguaggi e mira a pubblici eterogenei, che secondo noi possono scoprire di avere qualcosa in comune, un’attitudine comune e, possono, forse devono, incontrarsi. Al TANK presentiamo libri, documentari, dischi, organizziamo talk, esponiamo opere d’arte, programmiamo live, festival e facciamo clubbing.

La vostra inaugurazione fu rimandata a causa dell'arrivo della pandemia. In quel periodo di passaggio cos'è successo e com'è cambiato (se è cambiato) il Tank?

È stata dura. Le chiusure degli spazi erano nell’aria, ma per noi il blocco dell’attività è arrivato quando eravamo prontissime a partire, quindi con una enorme carica di energia e di adrenalina. Tenere a freno l’energia è stato difficilissimo. Del resto non possiamo neanche dire che TANK sia cambiato durante la pandemia, per il motivo che non abbiamo avuto un “prima” con cui fare confronti, sicuramente senza questa pesantissima chiusura forzata avremmo espresso già un anno di attività e magari oggi il progetto sarebbe ad un punto diverso.

Qual è la vostra visione politica dell'arte?

Militante! L’arte che ci piace agisce sulla realtà per cambiarla. Stavamo per dire: per piegarla (ridono di gusto).

Perché ci vuole uno spazio come Tank a Bologna?

Posto che ogni nuovo spazio che produce cultura e socialità è valore aggiunto per tuttə, crediamo che il bello di TANK stia proprio nella molteplicità di forme che può assumere, come un cavalluccio marino pigmeo. È un serbatoio, un contenitore ibrido dove linguaggi, artistə e fruitorə diversi si incontrano e convergono su qualcosa che li accomuna: un interesse, un’idea, di fatto alla fine un luogo che li avvicina. 

Ecco, cosa ne pensate della situazione culturale della città?

Non si fa abbastanza. Il nostro sforzo è di dare casa e voce a esperienze che trovano di solito poco spazio di espressione.

Com'è invece il vostro rapporto col quartiere e con il vicinato (non tanto i residenti, quanto gli altri operatori culturali che sono lì attorno)?

Il rapporto col quartiere e con gli operatori culturali, nostri vicini, è ottimo. Per noi i quartieri Bolognina e S. Donato, dovrebbero sviluppare una vera vocazione alla produzione di cultura. Sogniamo di fare di via Zago, assieme ai locali storici che abitano la strada da tempo e a nuove realtà che speriamo arrivino in zona, un punto di riferimento per la musica e la cultura della città tutta, una sorta di distretto culturale.

Programmi per il futuro?

Soppalcare, allargarci a macchia d’olio, essere un tumore benigno per questa città (ridono). Da qui in avanti la situazione concerti, per la capienza dei locali e per la mobilità degli artisti, dovrebbe evolvere in meglio, si spera. Non scioriniamo il calendario o i progetti futuri, possiamo dire però che, sebbene abbiamo molta voglia di valorizzare la scena locale, di maggior respiro internazionale per il TANK, magari con l’idea, il tentativo, di mescolare Bologna con l’Europa, l’Europa e l’Italia con il resto del Mediterraneo, e questo lo stiamo facendo già con la nostra programmazione passata o con quella futura, come per esempio il 29 novembre, unica data italiana del tour europeo dell’artista Anna Von Hausswolff nella Basilica di Santa Maria dei Servi, o il 22 aprile del 2022 con i Lebanon Hanover, duo Belinese-Britannico, in realtà lei di origine svizzere Larissa Georgiou, aka Larissa Iceglass, e William Maybelline. Per il resto se volete davvero sapere chi siamo e cosa facciamo dovete viverci.
TANKIST*