Chissà come ci prendono in giro i nostri antenati vedendo che spendiamo cifre esorbitanti per mangiare rognone, lingua e coda. Una volta il “quinto quarto” – ovvero tutto ciò che avanzava dopo aver tagliato l’animale in quattro – era roba per i contadini e per il popolino, quello che i signori non volevano mangiare e che invece i ricchi di oggi pagano profumatamente nei locali alla moda. E se è vero che del maiale non si butta via niente, in questa tre giorni l’abbuffata di reni, cuore, fegato, piedi e cotiche sarà la risposta perfetta per controbilanciare la consueta overdose di stomachevoli dolci carnevaleschi. Cari chef, arrendetevi all’evidenza: le interiora sono più buone se mangiate in stalla.