Per l’amica terzomondista è l’alternativa al solito cinese. Aladino sta a pochi passi dal Bar Basso, mangi con 20 euro e alla fine, se la compagnia è numerosa, puoi provare i piatti più disparati della cucina mediorientale. Al Taiar Jehad viene da Damasco e di parlare della sua città non ha tantissima voglia: sta qui da 16 anni, venne a Milano per caso e capì fin da subito che quest’aria era meglio di quella d’origine. Non si può dire che gli arredi siano di gusto, eppure tutta questa accozzaglia di oggetti e quadri mediorientali non può che fare simpatia, comprese le pareti rugose. Ci viene un dubbio: che il muratore sia lo stesso della Pizzeria Portobello?
Gli antipasti sono quanto di più interessante si possa trovare in questa via: humus con salsa di ceci e sesamo, mussaka, crema di zucca fredda, verdure sottaceto (ci ricordano un pomeriggio d’autunno a Beirut), misto di verdure calde. Il ful è davvero ottimo.
Pasteggiamo con rosso siriano (Chateau Ksara) dalla valle della Bekaa. Un po’ sciropposo, come tutti i vini di quell’area, ma lo beviamo con goduria: un vino prodotto in un paese musulmano dà sempre un piacere superiore. Chiediamo l’orata alla griglia con spezie a scelta (zafferano, cumino, coriandolo) ma non ce la servono: è domenica sera, qui si serve solo pesce comprato in giornata. Ci consoliamo con riso con mandorle pinoli e spiedini d’agnello al pistacchio e al pomodoro. La menta abbonda su tutto il menu.
Al Taiar ci ricorda che la Siria un tempo era un paese ricco e prosperoso e grande e comprendeva anche le terre che oggi chiamiamo Libano. Era il ponte che legava il Mediterraneo all’oriente, terra di grandi poeti come Muhammad Al Maghut: “Dal profondo del sonno mi sveglio / col pensiero al ginocchio di una donna attraente / e mi dedico al bere e a comporre poesie.” I dolci sono meno gustosi, salvo il budino di latte con gomma arabica e acqua di rose con pistacchio. Discreti il backlava e la pasticceria siriana. Disponibile anche per cerimonie e danza del ventre. Da testare al prossimo compleanno.
Corrado Beldì