Da Piero e Pia c’è un quadro di Vincent Gallo, proprio lui. Un tempo, quando ancora faceva l’artista, fu invitato per una mostra a Milano. È uno dei miei indovinelli preferiti quando vengo in questo ormai storico ristorante. In zona Città Studi, dopo un drink al Bar Basso, è uno dei miei approdi preferiti.
Piero Sagresti ha aperto qui nel 1969: sono quasi cinquant’anni di cultura piacentina a Milano. Nei primi anni era una latteria che faceva pure pasta fresca, grazie alle instancabili mani di Pia, che negli anni ha fatto quintali di turtei, pisarei, ravioli e creazioni di ogni formato. Dopo quindici anni è diventato ristorante e ora la pasta fresca arriva dal pastificio artigianale Mascandola a Pianello in Valtidone e in sala è arrivata la figlia Micaela che ha il piglio giusto per proseguire una tradizione di sorrisi e accoglienza che ti fa sentire subito a casa.
Tavoli semplici, belle tovaglie, bicchieri e posate come di meglio non si può desiderare per una serata gioviale. La ciabatta è calda e fragrante. La mortadella con il tartufo nero è l’immancabile benvenuto. Cucina semplice e una carta di vini stringata, ma di ottime scelte. Per una volta non dobbiamo fare un doppio slalom tra liste infinite di vini.
Tra gli antipasti, oltre al misto di affettati piacentini, consigliamo il paté di fegato d’oca con cipolle caramellate anche se stavolta ho scelto filetti di acciughe dissalate serviti con pane caldo e burro. Piatto ideale per chi sa che il burro (come insegna l’amico Roberto Brazzale), a dispetto delle campagne denigratorie, fa bene alla felicità e alla salute.
Osserviamo gli altri quadri. Siamo in un ristorante molto amato da amici artisti e curatori, un bel disegno di Kcho (che si pronuncia “cacio”), artista cubano specializzato in grandi installazioni fatte di barche (a Cuba fino a poco fa erano proibite, altrimenti Fidel Castro si sarebbe ritrovato da solo). Un amico burlone, quando si siede sotto il suo disegno, ordina solo maccheroni. Io di solito mi metto nell’angolo, sotto un quadro di Vittorio Matino. D’altra parte, “il Beldì vede dal Matino”.
Tra i primi consigliamo pisarei e fasò (per noi sono i migliori in città) e le tagliatelle al vino rosso e scalogno. La zuppa di porri è delicata e ideale per ritrovare la gioia dei sapori di un tempo.
Tra i secondi, sono immancabili il rognone trifolato e la costoletta di vitello alla milanese. Quando sono di stagione, gli asparagi al tegamino con uova e parmigiano sono una vera libidine. Per le ragazze, la padellata di carciofi e patate è un grande classico. Per i ragazzi, sperando di consumarla in nottata, consigliamo la trippa alla piacentina con fagioli di Spagna.
Questa sera ho assaggiato il baccalà mantecato su crostini di polenta, e la mia compagna, in serata dietetica, un’insalata calda di baccalà. Siamo due nostalgici del mare. Tuttavia, il mio piatto preferito di Piero e Pia è l’uovo strapazzato ai finferli e tartufo, di quei piatti che ti riconciliano con il mondo. Soprattutto sembra fatto come lo farebbe mia nonna, se solo fosse ancora tra noi.
Per una cena riservata o romantica, prenotate sul soppalco. Ideale per gustare, in totale intimità, uno dei piatti più erotici della mia vita: il soufflè al cioccolato. Gustatelo piano ma non tornateci troppo spesso: la meraviglia di questo ristorante è che non è mai diventato di moda.
Corrado Beldì