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Scritto da Carlotta Magistris il 1 dicembre 2025

Possiamo dire che il luogo in cui viviamo definisce una parte di ciò che siamo. Monaco viene spesso descritta come una città disciplinata e tranquilla, eppure la tua musica sembra viva, imprevedibile, profondamente organica. Il posto in cui vivi influenza il tuo processo creativo?

Assolutamente sì, al 100%. Monaco mi dà la quantità perfetta di silenzio e spazio di cui ho bisogno per lasciar scorrere creatività e concentrazione: se fosse piena di azione continua e FOMO come Berlino, probabilmente sarei molto più distratta. Una delle cose più preziose di questa città è che c’è tanta natura vicinissima a me, anche se casa mia non è lontana dal centro, e questo mi dà molta energia e ispirazione. Ho intorno a me moltissime persone creative provenienti da tutti i tipi di discipline culturali che riescono a sorprendermi ogni giorno e queste connessioni sono davvero profonde e stimolanti. Alla fine Monaco resta comunque una grande città; mi entusiasma sempre incontrare nuove persone di qui e scoprire che siamo davvero una realtà molto più colorata di quanto l’immagine esterna a volte lasci intendere. C’è così tanto talento in questa città che rimango sempre super impressionata dal livello di abilità che molte persone portano in tavola.

Se dovessi scegliere un luogo della città dove le idee ti arrivano più naturalmente (un parco, una strada, un angolo) quale sarebbe?

Tutta la mia vita ha girato attorno al piccolo fiume che attraversa la città: non ci navigano navi o barche, solo persone che ci nuotano perché l’acqua è molto pulita. È il luogo in cui la gente si ritrova nelle stagioni più calde, porta le casse, fa sport insieme e si gode il tempo libero. Ci sono anche bellissime aree verdi accanto, molto naturali e piene di angolini nascosti. Trascorro tempo lì fin dai miei anni da adolescente, vivendo le mie prime esperienze avventurose. E anche quando ho attraversato varie scene culturali, una cosa ha sempre unito tutti: incontrarsi da qualche parte lungo quel fiume. Per me è una fonte enorme di ispirazione e calma in tutte le stagioni. Ogni volta che devo andare da qualche parte, cerco una strada che mi permetta di pedalare il più possibile lungo quelle acque.

A livello umano, com’è stato crescere artisticamente all’interno della scena di Monaco? Esiste una comunità, un luogo o delle persone che senti essenziali per il tuo sviluppo?

Ho frequentato un liceo musicale dove ho conosciuto molte persone a cui sono ancora legata e che tengo molto vicine. Fun Fact, anche Mechatok ha frequentato la stessa scuola, un anno sotto di me; è bellissimo vederlo crescere. Questa circostanza ha creato un ambiente molto creativo, in cui la gente amava ritrovarsi per jam session strumentali, produrre musica insieme, fare DJing, ma anche lavorare su arte, teatro, video e altre cose culturali. Alcuni nomi importanti di allora, che sono anche legati alla mia musica e al nostro progetto software “Inspect”, sono Dycide e FTP Doctor. Sono stati e sono tuttora grandi mentori per me grazie alla loro conoscenza infinita nel DSP e nell’ingegneria del suono in generale. Packed Rich (pubblicato su Ilian Tape) è un altro mio caro amico che conosco dal contesto scolastico, con i suoi live pazzeschi all’MPC e le sue tastiere raffinate.

Poi ho esplorato varie scene di genere in città: Dubstep, Drum and Bass, dub, hip-hop e jazz, che mi hanno formata moltissimo. Ma una delle più significative è stata sicuramente la scena psytrance di circa undici anni fa. Lì ho conosciuto molti dei miei amici più stretti; siamo poi tutti andati in direzioni diverse dopo aver più o meno lasciato quella scena, ma osservo ancora con attenzione i gusti dei miei amici e imparo molto da loro perché sono estremamente diversi. Mi insegnano a rimanere aperta verso ogni tipo di musica e che nulla è sbagliato; deve solo essere messo nel contesto giusto.

Ultimo ma non meno importante, BLITZ è stato un ancoraggio importantissimo per me. Sono residente lì da un paio di anni ed è il luogo in cui so sempre che mi divertirò a suonare. Mi piace da sempre perché ha probabilmente il backstage più carino ma anche più folle, con le situazioni più assurde insieme a tutte queste persone incredibili. Chi c’è dietro il club è pieno di cuore e di carattere, persone che stanno avendo un impatto sulla città da tantissimo tempo: Uno di loro è Muallem, che è tra l’altro uno dei miei DJ house preferiti.

Sono anche molto felice di aver conosciuto una nuova crew a Monaco – la Unknown Future, con nomi come Toobris o SloMo. Abbiamo già fatto una serata insieme a IO al BLITZ e probabilmente ne faremo un’altra nel 2026.

Sono ancora stupita di essere cresciuta in questa città senza aver mai incrociato Public Possession o persone come Sam Goku o Glaskin, per esempio. Per fortuna questo è cambiato quando il mio progetto ha iniziato ad affermarsi un po’ di più e ho avuto l’occasione di scoprire anche tutti questi altri nomi, come David Hornung di Riviera Records, un bellissimo negozio di dischi in città.

La tua versatilità sonora ti porta a esibirti in contesti molto diversi, davanti a pubblici molto diversi. Questo ti stimola? Ci sono ambienti che preferisci rispetto ad altri?

Credo che ogni concerto o format abbia pro e contro e tutti insieme tengono viva la mia creatività. Amo suonare veri e propri concerti davanti a un pubblico seduto, sono contesti che riescono a portare persone di diverse generazioni che di solito mancano nei club, perché è più difficile stare svegli tutta la notte quando si cresce un po’. Ma ovviamente amo anche la potenza energica del pubblico giovane lì dentro; è pieno di sudore e passione.

Alla fine, i miei contesti preferiti sono i festival estivi all’aperto, perché lì puoi trovare concerti, DJ e performance musicali accanto a installazioni luminose, teatro, mostre d’arte ecc., tutto nello stesso posto. Anche il pubblico è quello più coinvolto, che viene davvero per vivere la tua arte in maniera consapevole, non una situazione tipo “i miei amici mi hanno trascinato in un club e non potevo dire di no”. Sono cresciuta con i festival, perché la scena psytrance ha una cultura di quel tipo estremamente forte, una delle più dedite in termini di decorazioni, cibo, comunità e qualità dei sound system. È lì che ho imparato ad amare e respirare i dancefloor. Andarci significa lasciarsi intrappolare volontariamente in una bolla fuori dalla realtà, per vivere sogni di un altro mondo con le persone che ami per diversi giorni. Amo anche lo sporco e la ruvidità del campeggio: dà un po’ di edge a tutto. Questi contesti mi rendono più coraggiosa nelle mie performance, perché sento tutti quei piccoli dettagli e la fame delle persone per qualcosa di straordinario – mi rivedo nel pubblico, perché so esattamente perché si viene a un raduno così speciale come un festival.

Hai già suonato in contesti come il San Fedele? Cosa ti aspetti da questa performance?

Ho già suonato in diversi contesti simili con ensemble classici come orchestre o trio. È sempre un setting speciale perché l’attenzione è completamente sulla musica e nient’altro. Anche l’ultima performance di questo album, il giorno di apertura del Dekmantel Festival di quest’anno, ha avuto luogo in un contesto simile.

Il San Fedele sembra molto promettente in termini di acustica e sono entusiasta di testarlo con le mie texture di sound design. È molto appropriato eseguire qui il mio album arricchendolo con la strumentazione acustica, perchè traccia un filo diretto tra la mia esperienza classica e il mio percorso nella musica elettronica.

C’è un tipo di musica che ami ascoltare che non ha nulla a che fare con ciò che crei?

In generale adoro qualsiasi genere. Ho una filosofia che vale per tutto: l’80% è generico e il 20% è estremamente interessante, e quindi merita ascolto. 
Per citare qualche stile che non assomiglia alle mie creazioni, adoro ascoltare cumbia, salsa, qualsiasi tipo di musica brasiliana, afrobeat, RnB, hip-hop, soul e ghettotech. Poi ci sono le cose che sono davvero l’opposto della mia musica ma che amo come Donk, Progressive o Djent Metal, un po’ di progressive rock, e al Fusion Festival ho anche scoperto il mio amore segreto per l’Happy Hardcore (non ci avrei mai creduto se qualcuno me lo avesse predetto). Amo quando i generi perdono la loro seriosità e diventano una specie di scherzo musicale, come nel Donk e nell’Happy Hardcore.
Ci sarebbe molto altro che amo ascoltare, ma è impossibile elencarlo tutto, anche perché parte di ciò non segue nemmeno delle vere specifiche di genere.